Qualche giorno fa una persona capitata per la prima volta in questo blog mi ha disegnata in due righe, parlando di "sistema di stratificazione... il largo spazio lasciato, mi appare, alle incursioni del "caso" nella nostra vita e alla tua volontà di coglierlo e segnalarlo".
Mi tornano in mente queste parole, in cui mi riconosco pienamente, pensando al testo "Politica per la felicità: un manifesto", il lavoro generoso di Vogliounamelablu; Maria ed Elle basato su un testo del WWF finlandese.Mi tornano in mente per contrasto: questo testo infatti si propone una razionalizzazione e una visione "politica" della felicità, applicando un approccio scientifico basato anche sull'analisi dei dati. Esattamente quello che io non so fare e non ho mai fatto.
E allora qual l'approccio corretto? razionalizzare, trarne conseguenze, porsi degli obiettivi e con forza perseguirli o lasciar fluire e ricevere input, accogliendo le meraviglie dell'imprevisto?
Conosco la mia indole. In questi giorni vedo confermata su più fronti la convinzione che ho da tempo: tutte le cose importanti della mia vita accadono per caso. Che importanti, alla fine, è quasi dire felicità. Diciamo contentezza, va là, così dipingiamo uno stato di benessere prolungato anziché un apice destinato necessariamente ad acquietarsi.
Sembrerebbe quasi che io non sia fatta per questo Manifesto. E infatti lo sfoglio da tempo, un po' distrattamente, rimandando la lettura attenta quasi non mi sentissi in sintonia totale con questa visione analitica.
Mentre tagliuzzavo freezer paper ho capito cosa mi stonava. Il tono, il linguaggio. Solo questo. Leggo:
"In generale, non siamo molto abili ad applicare le probabilità statistiche alla nostra vita. Siamo convinti che i nostri rapporti più importanti dureranno per sempre, pur sapendo che la loro durata media è diminuita in modo significativo, e che la maggior parte finisce per non durare" (qui il Manifesto cita una fonte statistica).Ecco io questa consapevolezza ce l'ho, ma leggerla così mi lascia un senso di disagio. Vuoi mettere la suggestione di ascoltare qualcosa di molto simile in una vecchia canzone?Una questione di stile, dunque.
Tuttavia riflettevo. Queste cose importanti e casuali che mi stanno capitando arrivano tutte dal fare insieme in una rete vera, di quelle costruite con la fiducia verificata ogni giorno, e di cui non potrei fare a meno. E allora ecco, ci sono anch'io nel Manifesto. Incasinata e fuori registro, ma ci sono. Del manifesto mi prendo la parte divertente e continuo ad ignorare le note a piè pagina.
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