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Il caso della fecondazione eterologa: è scontro tra Ministero e Corte Costituzionale

Creato il 12 agosto 2014 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

È diventata un caso la sentenza sulla fecondazione eterologa, che dal 9 aprile 2014 ha reso possibile le procedure di questo tipo di fecondazione assistita anche in Italia: mentre i giudici della Corte Costituzionale dichiarano che non vi è alcun vuoto normativo che vieta la prosecuzione concreta di quanto dichiarato nella sentenza, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin insiste: “Necessaria normativa sulla fecondazione eterologa.”

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Di: Redazione

Il 9 aprile 2014 i giudici della Corte Costituzionale facevano decadere, con una specifica sentenza, il divieto della fecondazione eterologa che era stato indicato nella Legge 40/2004 con cui, in Italia, si vietavano le procedure di fecondazione assistita eterologa le quali prevedevano l’uso di gameti esterni alla coppia.

La sentenza dei giudici ammetteva che il diritto ad avere figli è incoercibile e che, pertanto, non fosse ammissibile il divieto di utilizzare la fecondazione eterologa nei casi di grave sterilità della coppia: fino ad oggi, infatti, tutte le coppie sterili che non avevano ottenuto dei risultati con la fecondazione omologa in Italia, per accedere alle procedure di fecondazione assistita eterologa dovevano spostarsi all’estero, nei paesi dove questa fosse accettata e non vietata.

Un problema importante, che rappresentava non solo un grande dispendio economico e di risorse, ma anche di energie, mentali, psichiche e fisiche, con tutte le conseguenze che esso comportava. La sentenza della Corte Costituzionale ha rappresentato, perciò, una vera e propria vittoria per coloro che finalmente hanno potuto tirare un sospiro di sollievo, ma di fatto gli ostacoli concreti sono ancora tanti.

Lo scontro più importante è quello che si consuma tra il Ministero della Salute ed in giudici della Corte Costituzionale: secondo questi ultimi – a parlare è Giuseppe Tesauro, intervistato da Il Messaggero – il vuoto normativo non c’è, e questo significa che è già possibile consentire ai centri sia pubblici che privati di avviare le procedure per l’eterologa. Infatti, “ rimane la legge 40, che regolamenta i requisiti soggettivi, quelli oggettivi, il divieto del mercimonio e tutto ciò che è importante, anche sotto il profilo civilistico”, e pertanto non è necessario attendere nuove regole.

Il Ministero della Salute, però, non è della stessa opinione: secondo Beatrice Lorenzin sono necessarie le linee guida ma soprattutto è necessaria una legge dal Parlamento che abbia lo scopo di regolamentare le procedure. Stando alle parole di Assuntina Morresi, braccio destro del ministro della Salute, se i centri procederanno con l’eterologa saranno inevitabili i controlli.


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