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Il caso Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: resta in prognosi riservata.

Creato il 15 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Marina Angelo
Il caso Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: resta in prognosi riservata.
Per i fornitori i pagamenti sono bloccati da un po’ e pare che l’amministrazione, per continuare ad approvvigionare gli ospedali, abbia fatto ricorso ad un repentino cambio dei grossisti piuttosto che provvedere al saldo dei debiti accumulati e che adesso sono anche nuovi oltre che in crescita. 
Circa tre giorni fa, alcune voci narravano che certi fornitori –i vecchi - ad una richiesta di ordine avessero risposto con «se non mi paghi il debito –giustamente- non ti do nulla». Probabilmente perché finite entrambe le liste (vecchi e nuovi fornitori) è stato necessario dare una parte del debito per ricevere almeno i materiali di prima necessità. 
 Per i secondi, i lavoratori, ancora nessun accredito di stipendio sui cc anche se è di ieri la promessa –supportata da comunicazione sottoscritta dal direttore generale Temperini ed il consigliere delegato Decaminada - del pagamento (su sollecitazione da parte della Regione Lazio che aveva inviato il denaro). 
Un intervento, quello della Regione, (accusata pure di essere la causa di questo disastro economico) che poteva essere evitato. Infatti, i fondi di rimborso regionale sono un diritto degli ospedali che hanno applicato i livelli essenziali di assistenza con appropriatezza.
Il caso Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: resta in prognosi riservata. I fondi di rimborso regionali devono quindi avere destinazione obbligatoria e cioè devono essere destinati a pagare: gli stipendi dei dipendenti degli ospedali classificati, il materiale di consumo, i servizi, gli investimenti sostitutivi e quelli per le innovazioni. 
La Regione, inoltre, ha la responsabilità di controllare. Eppure, non risulta nell’autonomia privatistica degli Enti Religiosi che mai siano stati fatti controlli sulla trasparenza dei bilanci. E così, oggi, il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, ha scritto una lettera alla Presidente della regione Lazio Renata Polverini. Nella missiva il presidente Orlando chiede «informazioni in merito all'agitazione di medici e dipendenti del Gruppo Idi-San Carlo-Villa Paola. Secondo una nota diffusa - sottolinea Orlando - da ottobre non verrebbero erogate le mensilità e l'amministrazione avrebbe recentemente comunicato di non poter pagare novembre, dicembre e la tredicesima».
 E la Polverini non ha tardato a rispondere: «Orlando giustamente fa il suo lavoro, chiede relazioni e noi le manderemo». Insomma, quindi, la riunione di ieri con i sindacati ha portato ad un (in)utile “accordo”: paghiamo gli stipendi, togliete gli striscioni della protesta. Magra consolazione. 
Si, perché un accordo lo si raggiunge quando una parte chiede 100 e l’altra vuol dare 30. In quel caso, un 70% sarebbe un compromesso, un accordo raggiunto. I lavoratori dei tre ospedali (con fornitori al seguito o viceversa), non chiedono nessun accordo, bensì semplicemente ciò che spetta da contratto di lavoro o vendita. 
Il tutto somiglierebbe più ad un diritto quindi che un accordo. Così alcuni lavoratori affermano «le rimesse regionali bastano sì e no per coprire gli stipendi di novembre e forse le tredicesime quindi, lo stipendio di dicembre è in pericolo» Ad ogni modo, oggi gli negli istituti gli striscioni sono stati eliminati ed i presidi in stand-by aspettando l'incontro che si terrà domani, per il piano di risanamento, fra amministrazione e sindacati. Fine della protesta? Assolutamente no. 
Lunedì è previsto uno sciopero generale a piazza Irnerio, mentre domenica, dai tre istituti, una catena umana raggiungerà l’Angelus del Papa in piazza S. Pietro anche se i lavoratori aspettano i bastoni tra le ruote per saltarli insieme ai pazienti che vogliono aderire alla catena. Ma cosa si cela dietro l’eliminazione degli striscioni e bandiere?
Il caso Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: resta in prognosi riservata.Stando sempre ad alcune malelingue pare che Decaminada sia in trattativa con un gruppo laico per la vendita del San Carlo. Peccato, però, aggiungono gli amici serpenti, che padre Franco chieda troppo rispetto al valore dell’ospedale. Insomma i più cinici dicono : vuole pure guadagnarci. 
E torniamo alle parabole…se quello che le malelingue fanno trapelare dalla congregazione dei Frati fosse vero, non sarebbe forse il caso di fare una proposta più onesta così da riuscire non solo a vendere e quindi migliorare l’istituto ma, a sanare anche parte del debito che attanaglia un po’ tutti? Probabilmente i nuovi acquirenti, di cui non si conosce il nome né c’è dato di sapere a quanto ammonta la richiesta, potrebbero scandalizzarsi nel vedere lo stato in cui si sono ridotti gli istituti. 
E’ anche per questo che i lavoratori sono stati, per l’ennesima volta, intimati a togliere gli striscioni - lente d’ingrandimento di una protesta che grida diritti. Non solo. Agli stessi sembra sia stata data la colpa sulla cattiva luce dove gli illustri ospedali, negli ultimi giorni, sono stati messi. 
 A dirla proprio tutta, se una protesta per un mancato pagamento è in atto, la colpa non è certo di chi giornalmente continua a lavorare dando la possibilità agli ospedali non solo di curare i malati ma anche di poter continuare a vivere. (Non oso immaginare a degli sprovveduti lavoratori che si assentano in massa lasciando in mano all’amministrazione i tre istituti…anche se è vero pure che le vie del Signore sono infinite). 
A confermare l’egregio lavoro e sostenere la lotta dei lavoratori anche i pazienti che iniziano a spazientirsi quando, dopo lunghe liste d’attesa, si trovano in un istituto eccelso ma privo di medicine o magari con le macchine rotte e da riparare. Sarà perché il clima natalizio ha messo un po’ di bontà in tutti i cuori o sarà solo che in fondo si lavora in istituti cattolici ma, il 28 di ogni mese, per regola e da contratto, deve essere accreditato lo stipendio. 
Dal 28 novembre ad oggi 15 dicembre, di cosa hanno campato le famiglie tipo composte da 2 o 3 persone dove magari solo uno lavorava? o dove entrambi i coniugi lavorano per la congregazione dei frati? E se tra di loro c’è chi deve pagare mensilmente il mutuo? l’affitto? le bollette e, mettiamoci pure il “caro” ICI sconosciuto sicuramente alla congregazione? Bene, a 13 giorni dal dover pagare il mese di dicembre, si aspetta ancora novembre. Nessuna traccia della tredicesima..insomma se i conti non tornano, la situazione resta in prognosi riservata. 
 Ah dimenticavo una cosa molto importante. Davanti il notaio Dr Alessio Michele Chiambretti la PROVINCIA ITALIANA DELLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE denominazione del soggetto alla data della denuncia PROVINCIA ITALIANA DELLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DELL’IMMACOLATA è diventata ASSOCIAZIONE PADRE MONTI CENTRO POLIFUNZIONALE SERVIZI INFORMATICI-EDUCATIVI OD IN FORMA ABBREVIATA ASSOCIAZIONE PADRE MONTI. 
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