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Il caso Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: una catastrofe annunciata.
Creato il 14 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleE’ il 1998 quando un frate iniziò a porsi, e porre, alcuni dubbi leciti sull’amministrazione degli ospedali che, dal 1920, la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione decise di costruire per affidarli alla guida di medici consacrati al Signore nel nome dell’Immacolata.
Quello era l’anno in cui Padre Decaminada, faceva un “affarone” comprando un pacchetto completo “San Carlo di Nancy e debiti” motivando tale acquisto come indispensabile e inversamente proporzionale ad una imminente catastrofe.
Un matrimonio, quello tra l’IDI ed il San Carlo, che “s’aveva da fare”.
In particolare, durante la riunione della Congregazione il frate, chiedeva il parere di alcuni esperti in merito alla nuova acquisizione del San Carlo poiché, all’interno della stessa congregazione, nessuno, poteva essere in grado di ergersi come specialista in merito.
Il frate notava una veloce e profonda trasformazione dell’IDI ma, senza essere particolarmente critico, estendeva la sua preoccupazione a quella filosofia amministrativa che assai strideva con il carisma della tradizione della Congregazione dei Frati.
Lo stesso fratello, si chiedeva, poi, chi avesse avallato il piano proposto da Decaminada autorizzandone l’attuazione. Legittimamente, sempre in quell’occasione, il frate domandava se, all’interno del CDA dell’IDI ci fosse effettivamente stata la consapevolezza dei programmi, oppure questi erano stati - e rimasti - solo frutto di un personalissimo piano di Decaminada. Il frate puntava poi l’attenzione e faceva i complimenti a padre Franco per aver spinto l’IDI ad essere leader all’interno della rete ospedaliera dermatologia sia nazionale sia internazionale ma, non ha poi lesinato sermoni.
A dire il vero, tra le chiare lettere di Dio, ha scelto due parabole: la prima riguardava un tale che cominciò ad edificare ma poi non potè più continuare; l’altra, invece, consigliava di commisurare le possibilità e le forze per vincere una guerra. Parabole a parte (per i non credenti) questi restano comunque dei saggi consigli per tutti. Per tutti ma non per chiunque. Rispetto ai progetti “Magnum” presentati da Decaminada, infatti, il frate ne apprezzava l’iniziativa ma sottolineava il bisogno di cautela: « Non bastano le buone intenzioni e non basta il sacrificio -diceva più o meno il frate- perché se manca la saggezza amministrativa, si va inesorabilmente contro il fallimento» E’ il 1998.
Ieri mattina, 13 dicembre 2011, l'ANMIRS, l'Associazione nazionale medici istituti religiosi spedalieri, affermava: «Gli ospedali religiosi del Lazio sono in profonda crisi e se non ci sarà una seria programmazione, un piano di riorganizzazione dei servizi, la loro sorte sarà segnata». L'Associazione spiega i motivi della protesta che i lavoratori dei tre ospedali, portano avanti da alcuni giorni: «Da ottobre non vengono erogate le mensilità e l'amministrazione ha recentemente comunicato che non pagherà novembre, dicembre e la tredicesima. Prendiamo atto - sottolinea l'ANMIRS - del comunicato della Regione Lazio che ieri ha fatto sapere di aver erogato regolarmente gli acconti mensili sulla produzione delle strutture del gruppo IDI.
A questo punto ci auguriamo – continuano - che l'amministrazione prenda posizione e chiarisca finalmente qual è la reale situazione dell'Idi, del San Carlo e di Villa Paola di Capranica e quando e se torneranno ad essere pagate le mensilità a noi medici e a tutti i lavoratori».
Per il segretario nazionale dell'Associazione, Donato Menichella, gli ospedali religiosi - che vivono una profonda crisi - «ad oggi coprono un terzo dell'assistenza sanitaria regionale. Nel frattempo - aggiunge - non possiamo che ringraziare il neo presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Roberto Lala, a cui rivolgiamo i nostri auguri per la sua elezione, che ci ha subito espresso solidarietà; così come ringraziamo tutti gli esponenti del mondo istituzionale che in questi giorni si stanno adoperando per trovare una soluzione concreta per questa grave problematica che riguarda direttamente oltre 1500 dipendenti del gruppo Idi e le loro famiglie»
Un pronostico, quello del frate, dunque che a distanza di tredici anni ha continuato a rivelarsi (ed iniziare a svelarsi) vero.
Se da un lato, infatti, le realizzazioni attuate dall’IDI hanno aumentato le possibilità terapeutiche dell’istituto, dall’altro hanno portato la struttura ad una pesante situazione finanziaria che oggi pesa sulle spalle di tutti (responsabili e non).
Fino al ’98 pare che l’IDI non fosse mai andato in passivo ma, poi, è successo qualcosa:ha iniziato ad “investire” più di quanto poteva con il tragico risultato –per i lavoratori, i fornitori e i pazienti – che si accumulavano debiti su debiti (buona parte dei quali, arrivavano direttamente dall’acquisizione del San Carlo/e suoi debiti).
Ma padre Franco, anche in quell’occasione, non dà cenni di tentennamento, anzi.
Decaminada aveva pensato ad un piano di ristrutturazione sia per l’IDI, sia per il San Carlo. Peccato, però, che a far i conti nelle tasche altrui -e nello specifico quelle statali- molto spesso... Con l’avvicinarsi dell’Anno Santo e per l’ex articolo 20, Decaminada aveva chiesto 50 miliardi di lire a fondo perduto oltre che 15 mld di lire per il San Carlo con un ulteriore impegno di 75 mld di lire portando così il debito a 200 mld della vecchia moneta. Le lodevoli doti intraprendenti di Padre Franco, in passato però, -notava il frate –non sono sempre state un’ottima intuizione di sicurezza finanziaria (sia d’investimento, sia di fondi).
E il “veggente” frate, non sbagliava nemmeno con questa previsione, perché quei soldi che Decaminada aveva preventivato estrapolandoli dalle casse dello Stato, non sono mai arrivati. Il debito che oggi fa tremare le Congregazioni, non spiega a maggior ragione, perché aver intrapreso quelle strade (parlo, ovviamente, di gente che non fa uso di sostanze stupefacenti bensì di gente che, dotata di “illuminata” intelligenza, ha permesso l’accumularsi del debito oltre a continuare a farsi prendere in giro) né, dunque, l’aver perseverato in strade senza uscita. E così, oggi l’allarme oltre che la Congregazione, fa tremare i lavoratori, diretti interessati di un lavoro svolto senza retribuzioni. I loro presidi ad oggi, non hanno prodotto più di qualche riunione.
Forse qualche altra “falsa” promessa. Una tra tutte: l’acquisto di nuovi macchinari che è di ieri.
Dopo una lunghissima ed estenuante riunione, dove dalle 14 alle 20 ancora nessuna notizia trapelava dalle porte chiuse, l’ennesima promessa è stata quella di comprare nuovi macchinari che permettessero così ai medici del San Carlo di poter fare ambulatorio all’IDI.
E allora mi chiedo: ma se nel ’98 il debito ammontava a circa 200 mld di lire, oggi, ad un passo dal 2012, di quanto sarà cresciuto?
Ed ancora, non sarebbe forse il caso di fare propria una delle due parabole a cui faceva riferimento il frate?
Con quali soldi si compreranno nuovi macchinari se il rosso tiene al verde fornitori e lavoratori ad un passo dal “bianco Natal”?
…continua…
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Idi, Villa Paola e San Carlo di Nancy: la lotta continua. I lavoratori presentano esposto in Procura
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