Francobollo australiano che mostra il tuffatore gay Matthew Mitcham
Caroline, fotografie, poster e libri, ma anche monete, statue, quadri o francobolli…
I gay non collezionano solo amanti o pornografia, l’ansia da accumulo a volte va un po’ più lontano. L’americano Paul Hennefeld, per esempio, vanta la più estesa raccolta di francobolli al mondo che ritraggono personalità, gay, lesbiche o bisessuali. Sono davvero centinaia, da un raro Nureyev di san Marino dell’89 a Elton John che fa gaya mostra di sé su cartoline cecene e del Niger fino all’ultimo arrivato, un annullo australiano del 2008 che ritrae il tuffatore gay Mattew Mitchan, il vincitore dell’oro alle olimpiadi di Pechino.
La collezione, che indugia persino nella mitologia gay, con affranchi greci di coppie colaudate come Zeus e Ganimede o Achille e Patroclo e alla filatelia africana dedicata sulla lotta all’aids. E’ spesso esposta con il titolo Out of the closet agli appuntamenti del circuito filatelico statunitense.Ma Hennfeld non è il solo a coltivare la passione del francobollo “a tematica”. Esiste infatti persino un’organizzazione filatelica lgbt che pubblica un bollettino trimestrale.
In America, come al solito, cìè di tutto, ma gli italiani non stanno certo a guardare: accumulando libri, film, opere d’arte e fotografie ma anche (ed è una novità) memorabilia legati al mondo delle disco o della militanza politica.
Le raccolte private di libri e film sono molto comuni. Tra le più sostanzione spiccano per qualità e completezza la biblioteca di Raimondo Biffi con oltre 6 mila volumi a tematica gay dal ‘500 ai giorni nostri e, per rarità di materiale conservato la videoteca di Vincenzo Patanè, critico cinematografico, talmente estesa che il suo proprietario ci dice di non essere in grado di darci una cifra precisa del numero di film collezionati su due piedi.
Altri, come Enrico S. di Roma, si inerpicano su terreni mai esplorati dal collezionismo arcobaleno, con la raccolta di riviste vintage italiane e straniere che contengono inchieste sull’omosessualità. “Tra i miei pezzi migliori”, spiega soddisfatto, “ho numerosi numeri di Le Ore dei primi anni Sessanta sullo scandalo dei balletti verdi. Possiedo anche qualche numero introvabile di Mascotte spettacolo, una rivista sexy che, tra aspiranti stellette del cinema, pubblicava inchieste pruriginose sul “terzo sesso” e persino un Oggi del 1954 che mostra in copertina uno tra i primi transessuali pubblici: il pilota della RAF Roberta Cowell”. Enrico, che raccoglie anche giochi in scatola e 45 giri di sigle tv, “giustifica” il suo hobby per la necessità di “approfondimento che mi serve per lavoro in tv”, ma non nasconde, che “fondamentalmente è puro piacere possedere oggetti a cui attribuisco un valore con la mia conoscenza”.
Sono puro piacere anche quel migliaio tra vhs, cd e dvd di film porno gay, che C.D., un giornalista di Roma, conserva certosinamente ordinati per regista, casa di produzione e anno di uscita.
“E’ una ricca documentazione antropologica sul desiderio, sul piacere e sulla libertà che altrimenti andrebbe perduta”, ci spiega. Ai nostri posteri, evidentemente, non faremo mancare proprio nulla: “E’ materiale – continua – che le censure religiose e politiche hanno reso dannato, ma è una espressione alta di piaceri inarrestabili. Ho pochi film ursini e leather, lo spazio in casa è quello che è e poi il collezionismo è anche legato allo ‘stimolo’ del collezionista…”.
Mentre Enrico cerca riviste nei mercatini antiquari e C.D. analizza antropologicamente gli ultimi arrivi nei sex shop, sulle aste on-line diversi maschietti, di cui forse indoviniamo l’orientamento sessuale, si contendono copertine di riviste che ritraggono Mina, la Carrà o Mia Martini a cifre record di 100 euro. Più strettamente tematico il giornalista Giovanni Dall’Orto (che possiede anche un’ampia biblioteca e decine di poster di manifestazioni gay) che colleziona registrazioni di canzoni che parlano esplicitamente di omosessualità. “Ne possiedo a decine – racconta – che parlano di gay sia in positivo che in negativo. Sono uno specchio di quella che è la cultura di massa. Molte sono bellissime come Andrea di De Andrè o Io ti Sposerò di Dario Gay. Alcune sono rare e nessuno, o quasi, sa che sono state pubblicate come il primo lp italiano del ’70 che trattava di omosessualità Il vestito rosa del mio amico Piero di Gian Pieretti”. Impossibile vivere senza…
Collezionare insomma ha i suoi lati divertenti, tanto più che lo stesso Freud sottolinea la compulsività anale della voglia di “riempire buchi” implicita nell’inclinazione all’accumulo. Jung però, meno interessato agli aspetti ludici della faccenda, rimanda alla necessità “primitiva” di raccogliere per la sopravvivenza dal genere umano.
Sarà, ma per Giovanbattista Brambilla, fotografo e collaboratore di Pride, è tutto fortunatamente più semplice: il suo collezionismo è essenzialmente una forma di studio e approfondimento utile per il lavoro. La fotografia (insieme a libri, ritagli, cinema, camp, Marylin Monroe) è tra i suoi ampi interessi collezionistici. “Raccolgo – racconta – testimonianze di vita che attestano che ci siamo sempre stati e, per lavoro, ricostruisco vite lontane nel tempo e altrimenti dimenticate. Possiedo un ambrotipo del 1850/60 che mostra un uomo vestito da donna, probabilmente un attore di una compagnia teatrale, e un ferrotipo, più tardo con due ragazzi, uno travestito e uno no. Mi diverte l’atteggiamento goliardico, tanto che ho una enorme collezione di foto di militari, che nelle pause che fanno le pazze en travestì. Ho anche album di persone dichiaratamente gay, dagli anni 20 al 70, nudi artistici con originali di Bruce of Los Angeles e altri, ma mi interessano di più i nudi di ignoti…”.
Insieme alla fotografia anche quadri e sculture, un collezionismo ancora elitario, stanno assumendo interesse per gli italiani. Ce lo conferma Alberto Agazzani, critico d’arte e animatore del gruppo “arte italiana gay” su facebook: “Conosco molti collezionisti gay che concentrano le loro collezioni sul corpo maschile e che si contendono pittori e scultori che rimandano ad una estetica omosessuale. Tra gli scultori che vanno per la maggiore c’è Livio Scarpella e Paolo Schmidlin. Tra i pittori i nudi di brasiliani con membri portentosi di Giulio Durini che sono lo specchio di corpi prigione e della difficoltà dell’omosessuale di vivere una normale vita affettiva. Hanno seguito anche Gonzalo Orquin e gli etero Roberto Ferri e Alfio Giurato che hanno un senso del corpo fortissimo. E’ un collezionismo elitario, Ferri è quotato sul mercato intorno ai 10 mila euro. Io possiedo un bellissimo di Francis Bacon, un Orquin e altro, ma non colleziono sculture perché il mio gatto è specializzato nello sbriciolarle”.
Mietono diverse vittime, infine, anche i memorabilia.
Porpora Marcasciano, scrittrice e militante, accumula materiale relativo alla militanza trans mentre Felix Cossolo, un militante gay, raccoglie t-shirt gay dagli anni ’70: “Ne ho circa trecento e sono state esposte sia alla libreria Babele che all’After Line di Milano. Mi è cara quella realizzata per l’esordio, con il numero zero, del mensile gay Babilonia (1982) grazie al contributo di Corrado Levi che ci procurò un disegno originale di Mario Schifano (un fallo stilizzato in colore rosso) e come sfondo un nudo di Mapplethorpe. Alcune sono molto divertenti come quella che indosso ai pride che mostra la scritta “Nessuno sa che sono gay”. Mi auguro che fra 50 anni anche il movimento si ricorderà che potrebbe essere il caso di organizzare un’esposizione”.
Luca Locati Luciani, un toscano trentenne, nel suo compulsivo raccogliere un po’ di tutto, rappresenta la nuova generazione del collezionista gay che si concentra anche sulla conservazione di ricordi della vita quotidiana, tra disco, locali, saune e cruising, degli omosessuali.
“Sono un disastro”, dice. “Spendo tutto il mio stipendio in libri, volantini e flyer. Ho, ad esempio, la brochure del primo gay pride di San Francesco del 1970 e volantini originali distribuiti per la morte di Harvey Milk davanti al comune di San Francesco per protestare contro la pena risibile data all’assassino. Su di un mercatino ho scovato una scultura in bronzo proveniente da un bordello per soli uomini di Napoli e un curioso proto-fotoromanzo porno gay dei primi del 900. Non perdo un solo flyer da discoteca tanto che ho rilevato la collezione di memorabilia legati ai locali gay del DJ Robbie Leslie, uno dei primi della scena gay disco americana anni 70-80”.
Di questo passo è probabile che tra qualche anno avremo anche in Italia una Tretter Collection, fondazione statunitense che tra biglietti da visita, manoscritti, lettere, vinili, artefatti, lampade, orologi e volantini oltre 30 mila testimonianze di gaytudine. Intanto possiamo allenarci con le collezioni di stampe cinesi, o di farfalle, che abbondano nelle case degli sconosciuti. Quando il proprietario è attraente, vale sempre la pena di dare un’occhiata. (pubblicato originariamente in “Pride”con il titolo Oggetti del desiderio, novembre 2010, pp. 45-46)