La mostra di design Turna si è tenuta all’interno del quartiere Quadrilatero Romano a Torino, in piazze, strade e attività commerciali, coinvolgendo i residenti della zona ed esponendo in modo non convenzionale.
Turna è la prima mostra interamente dedicata al design dell’inclusione, ovvero a tutti quei prodotti che racchiudono il design dell’autoprodotto, il design ecosostenibile, il design prettamente industriale, il design artigianale, l’arte e la creatività. Si tratta quindi di un confronto e una fusione tra artigianato e tecnologia industriale, tra creatività e innovazione. Cosa voglia dire organizzare una mostra di questo tipo, ce lo ha spiegato la sua organizzatrice.
Come nasce il progetto?
Il progetto Turna nasce dalla volontà di dare ai giovani designer la possibilità di esporre i loro progetti liberamente e gratuitamente. E proprio per questo questo motivo esiste la sezione “Turna a produrre”.
Come mai avete deciso di optare per una formula di non convenzionalità espositiva?
Il mondo dell’autoproduzione è legato, concettualmente e formalmente, al mondo in cui viviamo. I prodotti sono spesso realizzati con materiali di recupero e reinseriti in nuovi cicli di vita: questa è per me una delle caratteristiche più affascinanti e poetiche dell’autoproduzione. È un mondo che parla di esperienze passate e progetti futuri, e che deve essere presentato all’interno di un tessuto urbano vivo.
Quanto è importante per un designer essere indipendente?
Moltissimo. L’indipendenza porta il designer a gestire direttamente l’intero processo progettuale, dalla definizione dell’idea alla sua produzione e distribuzione.
Penso che questo sia fondamentale per un designer, perché così deve rispondere alle esigenze progettuali o alle diverse problematiche che possono intercorrere durante la fase produttiva restando fedele alla sua filosofia progettuale ed espressiva. Io lo vedo come un bel percorso di crescita interiore.
Come si giustifica la necessità dei designer di fare da sé? Quali sono le difficoltà?
In un mercato saturo di prodotti impersonali, con basso contenuto progettuale ed etico, i designer possono costruire il loro sistema produttivo arricchendolo con i loro valori. In questo senso, le difficoltà più grandi che si incontrano sono quelle a livello economico… Ecco quindi che abbiamo pensato a “Turna a Produrre”: si tratta di un progetto che prevede la collaborazione dell’Associazione Culturale Azimut nella realizzazione di opere non ancora prodotte. In questa edizione abbiamo scelto due giovani ragazzi, Matteo Gremo e Paolo Lazzarini. Matteo Gremo, grazie a questa iniziativa, realizza il progetto sviluppato nella sua tesi di laurea di primo livello in Architettura, e avrà la possibilità di discutere la sua tesi con un prototipo funzionante.
Per quanto riguarda Paolo Lazzarini, lo abbiamo aiutato a sviluppare il suo progetto mettendolo in diretto contatto con Fablab Torino, realtà estremamente interessante per le persone che sono interessate all’autoproduzione e allo sviluppo di progetti ad alto contenuto tecnologico. Con Fablab, Paolo Lazzarin ha avuto la possibilità di utilizzare una macchina taglio laser con cui ha realizzato, in breve tempo, diversi prototipi partendo da un unico disegno progettuale.
Da dove dovrebbe partire un giovane designer per creare la sua linea indipendente?
Dall’esperienza. Nel senso che solo provando, sperimentando e realizzando le proprie idee, in ogni modo possibile, si acquisiscono indipendenza, autonomia e identità.
Come si può descrivere in un tweet il mondo degli autoproduttori?
#Autoproduzione significa trasformare le proprie #idee in #realtà senza scendere a compromessi. Con #Turna si può www.turna.info