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il festival di musica celtica di novara e altre amenità

Creato il 31 maggio 2011 da Luci

non lo so se l’incubo sia finito, se stia davvero finendo. chi ci comanda ha una mente perversa e noi, i comandati, la memoria di un pesce rosso, che si dimentica oggi quello che ha fatto ieri.

quando ero a novara mi invitarono al festival di musica celtica.

“musica celtica? a novara?” chiesi incredula.

“eh sì, adesso abbiam su questi qui della lega e fanno queste cose”

e io pensai al centro storico attraversato a piedi, da piazza partigiani alla statua di garibaldi e a quella di cavour e pensavo “cosa ne è stato fatto di questo paese? pagheranno mai?”

non lo so se pagheranno mai quelli del festival di musica celtica di novara, se pagheranno mai quelli che hanno riempito il parlamento di veline, igieniste dentali o presunte tali, avvocati personali per leggi personali, quelli che hanno trasformato un rom in un nemico, un musulmano in un terrorista, un gay in un femminiello, le donne in puttane o sante.

adesso sto in silenzio sulla riva del fiume a veder passare la moratti.

spero che i dirigenti del centro sinistra sappiano, per qualche tempo, saper fare  altrettanto.

queste vittorie, tanto belle quanto, confesso, inaspettate, sono soprattutto la sconfitta della classe dirigente del paese ma sono, anche, lasciatemelo dire, un segnale chiaro, forte e bellissimo al centrosinistra.

nessuno dei due candidati delle “città simbolo” di questa vittoria sono targati PD.

l’insopportabile e ricattatoria autosufficienza veltroniana è finita. inizia una nuova epoca anche per il centro sinistra.

è ora di lavorare a un grande schieramento, PROGRAMMATICO, per favore, programmatico, di liberazione nazionale.

ripartiamo dai grandi temi, mettiamoci insieme per fare quello di cui il paese ha bisogno.

c’è bisogno di parlare di scuola, ricerca, economia, lavoro, diritti.

c’è bisogno di democrazia, di progresso, di laicità.

c’è bisogno di legalità e di rispetto per le regole condivise.

c’è bisogno di ridistribuire i redditi, di distinguere la ricchezza che deriva dal lavoro da quella che deriva dalla bieca speculazione.

c’è bisogno di pagare le tasse, tutti, ciascuno secondo il proprio reddito e di avere in cambio uno stato  che funziona.

dove non ci si senta perduti, senza scampo, senza futuro.

siamo circondati dalle macerie del paese.

ma forse non tutto è perduto.


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