Tra i filosofi più affermati del nostro tempo, c’è sicuramente Dario Antiseri, già docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma, l’Università di Siena, alla LUISS di Roma e all’Università di Padova. Lo abbiamo citato altre due volte, entrambe in merito al tema della laicità: essa la dobbiamo la cristianesimo ha affermato, spiegando in un secondo articolo che la vera laicità stima il cristianesimo, non è contro.
Molti dubbi sollevano le sue prese di posizione su tematiche etiche, sopratutto perché egli arriva spesso ad abbracciare il più aperto relativismo. E’ emerso questo in un suo recente articolo per il “Corriere della Sera”, in cui ha sottolineato in maniera molto interessante la forte limitatezza della scienza in ambito conoscitivo: «Tutta la ricerca scientifica, in qualsiasi ambito essa venga praticata – in fisica e in economia, in biologia e in storiografia, in chimica come nella critica testuale – si risolve in tentativi di soluzione di problemi, tramite la proposta di ipotesi o teorie da sottoporre ai più severi controlli al fine di vedere se esse sono false [...]. Ciò nella consapevolezza che, per motivi logici, non ci è possibile dimostrare vera, assolutamente vera, nessuna teoria: anche la teoria meglio consolidata resta sempre sotto assedio». La parte più controversa della sua presa di posizione (occorrerebbe più spazio per trattarla), è la sua domanda: «tutte le etiche sono diverse, ma ce n’è una migliore delle altre? C’è, insomma, un qualche principio etico che, razionalmente fondato, possa valere erga omnes?», e la sua risposta, che apre al relativismo etico: «Si tratta di un’inevitabile domanda che, tuttavia, non pare possa avere una risposta positiva». Questa è una negazione della legge naturale iscritta in ogni uomo, quella legge che -iscritta dal Creatore- rende uguale il “cuore” di ognuno in qualsiasi angolo del mondo.
Alla stessa domanda che si è posto Antiseri, papa Benedetto XVI ha risposto -nel suo celebre discorso sul diritto naturale-, di “si”: l’etica migliore delle altre è «la conoscenza di questa legge iscritta nel cuore dell’uomo», la quale «aumenta con il progredire della coscienza morale [...]. La legge naturale è la sorgente da cui scaturiscono, insieme a diritti fondamentali, anche imperativi etici che è doveroso onorare [...] è, in definitiva, il solo valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica [...] La legge iscritta nella nostra natura è la vera garanzia offerta ad ognuno per poter vivere libero e rispettato nella propria dignità.». Sulla base del diritto naturale, «è possibile sviluppare un fecondo dialogo tra credenti e non credenti; tra teologi, filosofi, giuristi e uomini di scienza, che possono offrire anche al legislatore un materiale prezioso per il vivere personale e sociale». Tornando ad Antiseri, è vero che -come afferma lui- non è la scienza a poter aiutare in questo, perché da essa «non è estraibile un grammo di morale. I princìpi etici si fondano su scelte di coscienza e non sulla scienza», ma sbaglia, a nostro avviso, in modo clamoroso quando sostiene che «sorprende l’insistenza di tanti intellettuali cattolici i quali pensano che sia la ragione, al di fuori della Rivelazione, a stabilire, in maniera ultima e definitiva, ciò che è Bene e ciò che è Male». La verità è invece conoscibile da ogni persona, credente o meno, nella semplice “lettura” corretta della sua coscienza, questa possibilità è alla base del dialogo tra le religioni, è la base di una comune ricerca, e quindi della democrazia.
Superato questo punto controverso, Antiseri si domanda «che cosa sarebbe questa nostra «cum-scientia» umanitaria, che cosa sarebbe in altri termini l’Occidente senza il messaggio cristiano?». Rileva infine la caratteristica fondamentale del cristianesimo: «La fede cristiana – che, essendo appunto fede, viene abbracciata e va testimoniata, proposta e non imposta – libera l’uomo dall’idolatria, anche dall’idolatria di una ragione concepita come Dea-Ragione». La ragione, continua il filosofo, «non è quella prostituta di cui parla Lutero, ma non è nemmeno quella dea davanti alla quale seguitano a inginocchiarsi i seguaci – laici e cattolici – delle svariate forme di fondamentalismo razionalistico. La ragione, piuttosto, è una preziosa lanterna, da tenere sempre accesa, necessaria per la correzione dei nostri errori; indispensabile perché le nostre scelte vengano compiute a occhi aperti, vale a dire con l’intelligenza delle loro conseguenze; e capace di scrutare quei limiti di se stessa, senza la cui consapevolezza popoleremmo la Terra, come insegnano tragiche esperienze del passato e del presente, di idoli mostruosi assetati di sangue». A conti fatti, un altro bell’articolo di Antiseri, che espone la sua visione in modo chiaro, seppur in parte -come spiegato- non condivisibile.