Con queste parole il prof. Richard Sherlock ha cominciato il suo articolo su Catholic Online in cui annuncia pubblicamente la sua conversione: «non ho lasciato la religione o il cristianesimo. Ma ho lasciato il mormonismo. Sono diventato più profondo, più intellettuale, più spirituale e più veramente cristiana di quanto non lo sia mai stato, letteralmente. Mi sto convertendo alla Chiesa Cattolica Romana. Tutte le strade vere portano a Roma».
L’articolo, intitolato “Perché sono cattolico“, è molto lungo e descrive il viaggio compiuto da Sherlock, docente di filosofia presso la Utah State University, ricercatore ad Harvard e membro della Society for Philosophy and Technology e della American Philosophical Association. Cresciuto in una famiglia di mormoni, da quando ha preso la sua decisione di convertirsi nell’ottobre 2010, si è accorto in realtà di aver sempre ragionato come un cattolico. Il tutto è iniziato quando è venuto a Roma con alcuni amici cattolici nel febbraio 2010 per una conferenza su Dietrich von Hildebrand. Dopo l’incontro si è svolta una messa in una «maestosa cattedrale accanto alla Pontificia Università della Santa Croce. Se i miei amici non fossero stati con me io probabilmente non vi sarei andato. Durante la messa ho sentito la potenza dello Spirito Santo, in un modo che non avevo mai sperimentato in questi anni. E’ stata una sensazione, ma era più di un sentimento. E’ stata una presa di verità, un’iluminazione, se vogliamo». Un secondo episodio importante è stata la visita nel settembre 2010 al monastero di Huntsville (Utah). Raccolto nella cappella ha trovato una copia della Bibbia di Gerusalemme. «Sono stato in profonda meditazione sul racconto della passione di Luca. Ancora una volta la stessa sensazione ricevuta a Roma, solo più forte». Il terzo avvenimento decisivo è stata una conferenza pro-life nella chiesa cattolica di “Maria Immacolata” a Cache Valley. Ascoltando padre Wade Menezes «sono stato ridotto alle lacrime. Ho cercato di nasconderlo. Ho tolto gli occhiali e ho strofinato costantemente gli occhi, come se vi fosse entrato qualcosa. Un paio di volte ho pensato di uscire dalla chiesa. L’esperienza è stata maestosa. La presenza dello Spirito Santo per me quel pomeriggio non era solo sentimento. Era e rimane un dono di verità che non è solo sentimento».
Ognuno di questi tre eventi non era assolutamente pianificato. La conversione, dice Sherlock, «è una questione tanto di cuore quanto di testa. Il Mormonismo è tutto sentimento e quasi mai è una conversione di testa. Ma la conversione deve essere più di una semplice sensazione, la ragione è un dono prezioso Divino. Dovremmo usarla». Affronta così, all’interno dell’articolo, l’insufficienza del mormonismo: «la teologia sviluppata da Joseph Smith nel 1840 è seriamente sbagliata». E lo dimostra affrontando alcuni punti-chiave, come: la risposta alla teodicea, cioè al problema dell’esistenza del male, il fatto che Dio sia ritenuto un essere fisico/materiale e che la materia è eterna, che Dio sarebbe stato creato in qualche parte del mondo o in un universo alternativo e la non necessità dell’incarnazione di Dio.
Sherlock invita i dubbiosi a fare il grande passo con lui, anche se sa bene che la conversione adulta di un cattolico «non può iniziare e concludersi in un breve periodo di tempo. Nel mormonismo è possibile essere battezzati in poche settimane. Nel mio caso, ho cominciato a frequentare gli incontri per i battezzandi nel mese di ottobre 2010 e spero di essere un catecumeno nel giugno 2011 e verrò accolto nella Chiesa cattolica con il battesimo, la cresima e la prima comunione a Pasqua 2012. Si deve capire l’esperienza cattolica di comunione, sacramentale, liturgica e teologica prima di prendere un vero impegno».