Il settantasette Dario Fo, dopo una vita di teatro, ha evidentemente ancora bisogno di stratagemmi mediatici per pubblicizzare i suoi spettacoli: è nato così il leggendario caso del Vaticano che censura il suo spettacolo commemorativo su Franca Rame e il suo libro sull’antipolitica “In fuga dal Senato”, previsto per il 18 gennaio prossimo e che avrebbe dovuto svolgersi all’Auditorium Conciliazione di Roma.
Vaticanisti affamati di anticlericalismo, come Paolo Rodari (passato da “Il Foglio” a “Repubblica” e convertitosi immediatamente alla linea editoriale di Scalfari), hanno immediatamente diffuso le accuse di “censura” da parte del Vaticano senza ovviamente riportare (o attendere) le parole della controparte. Come ad esempio quelle di Valerio Toniolo, amministratore delegato dell’Auditorium della Conciliazione, che ha spiegato: «Come fa Dario Fo a dire che il suo spettacolo è stato censurato? Lui stesso dice che in passato è stato ospite dell’Auditorium. In realtà lo spettacolo non è stato annullato perché non era mai stata data una conferma, e questo rientra nelle libere scelte di programmazione del nostro teatro. Il teatro ha il diritto e la possibilità di stabilire il proprio calendario in base alla propria attività artistica, nel modo che ritiene migliore. Questa è la base della programmazione. Non abbiamo fatto torto a nessuno. Stavamo decidendo quali attività svolgere e non è stata data una conferma sulla spettacolo di Dario Fo perché le nostre scelte di programmazione erano altre. Noi non abbiamo mai censurato nessuno nel nostro teatro. Ma visti i problemi che fa, se si vuole fare una provocazione, allora siamo ben contenti che lo spettacolo non si faccia all’ Auditorium».
E’ abbastanza curioso che un fiero anticattolico come Dario Fo abbia bisogno e voglia usufruire dei teatri cattolici per i suoi spettacoli, che ovviamente lo hanno sempre ospitato volentieri fin dal suo “Mistero buffo”. Fo ha anche inviato una lettera al Vaticano, ricattandolo per il fatto che Papa Francesco parla di “aperture” e la Chiesa non lo seguirebbe. A lui ha replicato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede: «In realtà nessuna autorità vaticana ne sapeva nulla, né alla Presidenza dell’Apsa, proprietaria dell’Auditorium, né in Segreteria di Stato, né ai Consigli della Cultura o delle Comunicazioni Sociali. Tuttavia dopo queste uscite mediatiche, che cercano di mettere in mezzo il Vaticano e il Papa in modo non corretto e forse addirittura strumentale, penso proprio che sia meglio che lo spettacolo non si faccia all’Auditorium».
«Non permettermi di andare in scena nel suo teatro è un autogol terrificante da parte della Santa Sede. Mi hanno fatto un grande regalo, forse mi vogliono bene, perché così non fanno che farmi pubblicità. Hanno solo mosso ancora di più la curiosità della gente. Abbiamo sospeso tutta la pubblicità, perché basta scrivere su una locandina ‘lo spettacolo rifiutato dal Vaticano’ per avere la fila», ha detto Dario Fo, rivelando perfettamente i veri motivi per cui ha avuto bisogno di mettere in atto tale caso mediatico. Lo ha riconosciuto anche Giuseppe Frangi scrivendo: «Fo è da sempre abilissimo nel cavalcare polemiche di questo tipo che portano alla fine acqua al suo mulino: del resto, lui stesso ha candidamente ammesso di aver ricevuto un regalo, perché questa polemica accende curiosità e interesse per uno spettacolo che forse non aveva un grande appeal».
Nonostante abbia incredibilmente ricevuto un premio Nobel («l’hanno dato ad ogni idiota di quinta categoria», ha spiegato Harold Bloom, celebre critico letterario americano, che l’abbiano dato a «Dario Fo è semplicemente ridicolo») sorprende tuttavia che abbia dovuto abbassarsi a tale livello per motivi pubblicitari. Anche volendo credere all’equivoco con i responsabili del teatro, e quindi ad una mezza buona fede di Fo, il suo comportamento mediatico è stato esagerato e gravemente diffamatorio. Nei commenti alla notizia sul “Corriere della Sera”, 146 voti positivi li ha ricevuti questo commento: “non ho capito bene: non ti vogliono dare un teatro per uno spettacolo e per questo dici che ti censurano? Secondo me, Fo va semplicemente alla ricerca di pubblicità con una polemica unilaterale. ci sono tanti teatri a roma, sicuramente ne troverà un altro. O immagina che tutti quelli che non gli concedono un teatro lo vogliamo censurare? Ma sia serio”. In un secondo articolo, il commento più votato è stato questo: “Il Vaticano dice ancora no…fa benissimo!!”.
Più o meno sono le stesse reazioni più approvate anche sui social network. Il furbo Dario Fo, «vecchio giullare della repubblica di Salò» come lo ha chiamato Oriana Fallaci a causa della sua convinta adesione giovanile alla Guardia Nazionale Repubblicana partecipando a diverse retate contro i partigiani comunisti nella Val d’Ossola, ha trovato certamente un modo efficace per farsi pubblicità. Tuttavia probabilmente la sua figura -ancora una volta- non ne è uscita tanto positivamente. Il suo comportamento in questo caso è stato molto vicino al fascismo di cui ha fatto parte in gioventù e che poi ha rinnegato.
La redazione