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Il genetista Dallapiccola cita Benedetto XVI e si oppone all’eutanasia

Creato il 29 aprile 2011 da Uccronline

Il genetista Dallapiccola cita Benedetto XVI e si oppone all’eutanasiaIl genetista italiano di fama internazionale, Bruno Dallapiccola, è intervenuto giovedì sulla legge attualmente in discussione circa le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat).

Dallapiccola è direttore Scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, docente di Genetica Medica presso “La Sapienza” a Roma, già Direttore Scientifico dell’Istituto Mendel ed esperto di Genetica presso il Consiglio Superiore di Sanità. E’ stato Presidente della Società Italiana di Citogenetica Medica (AICM), della Società Italiana di Genetica Medica (AIGM), della Federazione Italiana per lo Studio delle Malattie Ereditarie (FISME), della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) ed è stato membro del Consiglio Direttivo della Società Europea di Genetica Umana. Attualmente è autore di oltre 700 pubblicazioni su riviste internazionali. Infine è anche membro dell’Istituto Nazionale di Bioetica.

Si è schierato sostanzialmente a favore del disegno di legge (molti altri cattolici hanno invece assunto posizioni opposte, cfr. “Posizioni favorevoli e contrarie al ddl sul “fine vita”). In un articolo apparso su Il Corriere della Sera ha spiegato che «la questione principale non è quella dello stato vegetativo persistente, né quella dei life sustaining treatment, ma la tutela della vita e la relazione medico-paziente e, più in generale, della natura stessa dell’atto medico. Con un duplice rischio: affermare un giudizio sul valore della vita basato su un criterio puramente utilitaristico e sfruttare il principio del consenso informato e la doverosa lotta all’accanimento terapeutico per introdurre di fatto procedure eutanasiche». Il genetista si è così opposto alla cultura secondo la quale, «in nome dell’autonomia del soggetto, ogni scelta individuale debba essere sempre sostenuta e approvata. Non si tratta, dunque, di presidiare o invadere il fine-vita, ma di evitare che, a partire dal caso Englaro, si diffonda un giudizio di disvalore sulle vite più fragili, che finirebbe per causare l’abbandono delle persone gravemente disabili, povere socialmente meno tutelate».

Lo scienziato cita anche il Santo Padre: «Benedetto XVI ci ricorda che “campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale” (Caritas in Veritate 11.74)». E commenta: «Il dinamismo della tecnica e la complessità del mondo moderno vanno governati se si vuol costruire il bene comune. La politica, dunque, nel promuovere lo sviluppo umano integrale, non può sfuggire al suo dovere di legiferare anche in campi precedentemente riservati al solo giudizio di coscienza. La legge sulle Dat appare un punto di equilibrio capace di difendere i più deboli e di chiarire la differenza tra causare la morte e accompagnare, indicando così a tutti che il valore della vita è il presupposto per la stabilità della società e per il godimento di ogni diritto individuale».


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