La prima vera volta che cercavo di spiegarle, spiegarmi e spiegarci come mai avessi dato completamente di matto, mi disse qualcosa che non mi sono più tolta dalla testa, tanto mi aveva inquietato.
Mi disse che con il mio carattere, se non avesse potuto sentirsi al sicuro, se si fosse arresa all'immagine di me come completamente squilibrata e imprevedibile, di certo avrebbe allentato il rapporto.
Ma, mi disse, lo sai come sono fatta io, non è che non ti parlo più o non ti saluto più, semplicemente non sarebbe più lo stesso.
O qualcosa del genere, espresso sicuramente meglio.
Non sono più riuscito a togliermelo dalla testa, sarà per la mia inclinazione alla paranoia, sarà per la mia costante sfiducia verso me stessa come degna rappresentante del genere umano, ma ci sono dei momenti, forse di mio particolare disagio, scoraggiamento, di ciclo mestruale, che la guardo e mi chiedo se non mi stia sfuggendo qualcosa. Se lei sia dove sono io, o di fronte a me c'è un ologramma, un'ombra, qualcosa che credo, ma non è reale.
La guardo e cerco un indizio razionale che possa togliermi il dubbio che ha seminato. Naturalmente, come tutti i dilemmi relazionali, e questo un sistemico lo dovrebbe sapere bene, non si risolve nè con il contenuto nè sul piano della razionalità. Si risolve con lavorandosi la relazione, metacomunicando. Ma se la metacomunicazione è fatta degli elementi della comunicazione, come fare a non avere dubbi?
Non avere dubbi, probabilmente, non è possibile, ma anche di questo sono in dubbio.
Il dubbio per me rappresenta una dinamica involutiva e lacerante. Ogni parola può essere seguita da un "ma". E per quanto passi molto del mio tempo a ringraziare di poter sperimentare un mondo pieno di possibilità, sono soprattutto i momenti delicati che ti fanno brillare sotto al naso l'importanza delle certezze.
Le certezze, in realtà non esistono. Ma la fede si, e con essa tutta un'ampia gamma di fideistiche certezze.
Ricordo mia nonna che pregava la Madonna. Mi risuonano nella mente i ricordi dei racconti di mio nonno che fa voto alla Madonna di Pompei di andare a piedi fino al santuario se mio fratello a un anno e mezzo avesse sconfitto il cancro. Negli ospedali negli ultimi 2 mesi, mi affaccio nelle cappelle a recuper mia madre e ne provo invidia, di quelle certezze. Quando la fede è autentica, e non di convenienza o di convenzione, la fede ti aiuta anche a trovare, con certezza, il senso del tragico evento. E con convinzioni così salde, come si potrebbe avere paura di affrontare la vita?
Invece oggi lei si presenta a lezione. Tanto l'ho guardata che so dirvi che il vestito era verde, con una scritta sul davanti e la sciarpa era nera o blu, non sono mai stata brava a distinguere i due colori. Forse era blu scuro, come i nuovi occhiali fashion.
E io sono il tipo che entra in una stanza 10 volte e non saprebbe dirvi il colore delle mensole. E intorno c'erano altre 11 ragazze e una lezione da portare avanti.
Si presenta a lezione e già sulla porta mi saluta quasi come sempre. Non noto gesti di disapprovazione, non ci sono lanci di sguardi o frecciatine. E' indifferenza? E' tranquillità? E' attesa che il mio "non mi sento bene, non sentiamoci in questi giorni" termini e che tutto va bene? O la misura è colpa, la misura del mio carattere, la misura della mia maleducazione, la misura delle mie reazioni impulsive, e impulsive solo quando si tratta di lei, è colma? E ora tutto si è tramutato in superficie?
Vorrei tenerla un secondo da parte e chiederle se comunque ha sentito un po' la mia mancanza. E se l'ha sentita non perchè sono un nanni moretti qualunque, quello del - mi si nota di più se vengo e sto seduto in disparte o se non vengo? - ma perchè sentiva che mancava anche a me, e che quel tenerla alla larga era solo perchè di fronte alle costanti tensioni e disconferme che avrei digerito a Milano, non volevo che fosse lei a subirsi le alterazioni dell'umore e dello stato mentale...
Naturalmente domani non dirò niente di tutto questo, lascerò che la giornata passi, che la lezione proceda, che si faccia ora, e la lascerò andare via senza far nulla e tantomeno dir qualcosa.
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