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Capisco che per molti autorevoli esponenti della stampa italiana, oppure semplici appartenenti alla cosiddetta classe di intellettuali del paese, non è facile tanto facile oggi, con lo spread ancora sopra i 500 punti nonostante gli acquisti della Bce di Mario Draghi, che il problema dell'Italia fosse la presenza a palazzo Chigi di Silvio Berlusconi, perché è ormai evidente anche ai ciechi che l'avvento di Mario Monti, il tecnico ben visto a Bruxelles (e a Berlino), non ha avuto l'effetto di calmare le tensioni sui prezzi di titoli di stato italiani, che risiedono in altre ragioni.
Sono però ragioni che Mino Fuccillo, uno di questi giornalisti e intellettuali, ben conosciuto da anni per una carriera di quelle "giuste", partita da il Manifesto e transitata per la Repubblica e l'Unità, per arrivare alla RaiTv, che una sedia non la nega a nessuno, riesce a non vedere, arrivando invece a trovare, con un'arguta analisi, la causa vera della disaffezione dei mercati verso i btp decennali italiani: il mercato non si fida perché tra due anni torneranno al governo i politici.
Si tratta di pura aritmetica, dice Fuccillo, mischiando finanza e politica e inventandosi una soluzione che soltanto chi non non ha mai sentito parlare di titoli di stato, tassi d'interesse e scadenze.
La ragione del calo dei tassi d'interesse delle scadenze più brevi non è dovuto, come crede il giornalista, alla credibilità dell'attuale governo, come pure quello alto delle scadenze lunghe non sono dovute alla sfiducia verso un governo politico tutto da verificare, ma soltanto all'effetto della recente manovra finanziaria, che ha garantito allo Stato Italiano la liquidità necessaria per pagare gli interessi sul debito per i prossimi 3 o 4 mesi.
Perché agli operatori finanziari non interessa sapere se a palazzo Chigi siede un Sardanapalo lombardo piuttosto che un sobrio bocconiano in loden verde, ma solo se lo Stato è in grado di far fronte al suo debito.
Il problema è che la manovra del governo Monti non ha incisi in nessun modo sulle spese dello Stato, che continuano a correre e per questo la solvibilità italiana rimane incerta, al contrario di quanto fatto dagli spagnoli, che hanno presentato un programma basato soprattutto sul taglio delle spese e su una politica di incentivo al consumo (basti solo pensare all'abolizione della tassa detta dell'"equo compenso" sui cd) e che ha convinto il mercato che la Spagna è sulla strada giusta per risanare le sue finanze.
I Fuccillo d'Italia dovrebbero mettersi in testa una volta per tutte che la cosiddetta speculazione non è in se ne cattiva ne buona, semplicemente mette a nudo le debolezze del sistema economico finanziario e l'andamento delle aste dei titoli pubblici, con i tassi d'interesse che ne risultano danno l'esatta immagine della crisi finanziaria dello Stato italiano, per chi la sa leggere e la vuole leggere e non volere a tutti i costi difendere le proprie convinzioni e l'immagine del professore Mario Monti come salvatore della Patria, con il rischio di farsi catalogare di diritto tra i protagonisti della stampa lecchina.
Del resto già da settimane sulla stampa non si scrive più di uno spread che sfonda quota 500, ma al massimo di spread che cala sotto i 520, o che si attesta poco oltre i 500 punti. Un modo di fare informazione al quale purtroppo ci siamo assuefatti, ma che certo non può essere giudicato come esercizio di equilibrato ma libero giornalismo.
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