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Il giorno dei trifidi

Creato il 10 gennaio 2014 da Narratore @Narratore74

tumblr_inline_mhtfciH88L1qz4rgpAndare a parlare di un romanzo che risale alla metà del secolo scorso, può sembrare facile.
Lo è un po’ meno quando si tratta del caposaldo di John Wyndham, considerato uno degli esponenti di spicco della fantascienza vera.
Ma le sfide mi piacciono, quindi andiamo!

Il giorno dei Trifidi è, se vogliamo ridurlo a poche parole, una storia che narra di un’invasione aliena.
Ma, e questo prendetelo così come viene, potrebbe benissimo essere qualsiasi altra cosa, primo fra tutti un trattato di antropologia.
La trama è molto semplice: una notte il cielo si riempie di comete verdi. Uno spettacolo a cui assiste l’intera umanità, allibita, sconcertata e affascinata. Al loro risveglio, però, tutti coloro che hanno osservato l’evento, si ritrovano irrimediabilmente ciechi.
Solo pochi umani sono scampati al flagello, più per fortuna che altro, e proprio su questi si riversano le speranze di un ipotetico futuro.
Ma chi sono i trifidi?
Semplici piante, scoperte ben prima l’evento, che anzi sono diventate una fonte ineguagliabile di sostentamento per gli esseri umani grazie alle loro proprietà e alle caratteristiche, che ne fanno di fatto una delle risorse migliori che siano mai state scoperte.
Il problema è che queste piante si muovono, vanno in giro, e sono armate di un pungiglione letale, con cui uccidono le proprie prede e si cibano di loro dopo che le carni si sono decomposte.

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Questo, per quanto riguarda la trama, è solo un incipit, uno spunto per dare il via a qualcosa di molto più profondo e meno scontato di quanto si possa immaginare.
Prima di tutti i trifidi.
Mai protagonisti, se non nelle parti finali del romanzo, relegati a mero sfondo di un’apocalisse che sembra non lasciare scampo. Solo quando si rivelano per ciò che sono, cioè macchine di morte, allora i sopravvissuti iniziano a prenderli in considerazione. Ma ormai è tardi, il tempo concesso a loro a permesso di riprodursi, di creare veri e propri branchi di piante semoventi in perenne caccia.

Ma il libro non si ferma a questo, ci mancherebbe.
Il vero fulcro del romanzo è il rapporto fra i sopravvissuti, fra chi ancora ci vede e quindi è avvantaggiato, e chi ha perso la vista, impossibilitato anche solo a cercare il minimo indispensabile per la propria sopravvivenza.
E così l’umanità si svela, si toglie la maschera e mostra quello che per secoli ha tenuto nascosto: il vero volto della crudeltà, del cinismo, dell’indifferenza.
Creare un nuovo mondo è possibile, dicono alcuni, ma non si può farlo cercando di salvare tutti…

Scelte etiche, dilemmi morali, tutto diventa una scusa per mettere sul piatto una puntata sempre più alta, sempre più difficile da gestire. Abbandonare gli altri e sopravvivere, o cercare di salvare qualcuno, sapendo già che si fallirà?
Come si può voltare le spalle a chi mostra di volere il nostro aiuto, sapendo bene che non potremo mai dargli ciò di cui ha bisogno?
Una storia di coscienza, di rinnovamento, di consapevolezza che le cose, per quanto ci si provi, non saranno mai più come prima.
Comunità che si affidano a Dio, altre in cui si professa la bigamia e la riproduzione forzata. Ognuna di queste piccole realtà, per noi che leggiamo, ha un fondamento, un suo motivo di esistere, ma nessuna sembra perfetta, nessuna esente da difetti o problemi.
E non potrebbe essere diverso, dal momento che è l’essere umano stesso soggetto ad errori e sbagli.

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Come ho detto, un romanzo dalla profondità enorme, che spiazza, che sa mettere in discussione le nostre convinzioni e strappa, con una facilità disarmante, quello che tendiamo a dare per certo.
A poco serve che Wyndham non ci spieghi nulla, non ci mostri l’invasione nel modo in cui siamo stati abituati a tanti anni di cinema e letteratura scadente. Non importa quale finale andremo a leggere, sappiamo già che non sarà buono, in qualsiasi modo lo vorremmo vedere.
Perché questo romanzo mostra l’essere umano spoglio di quello che sono i tabù sociali, i paletti mentali che ci ostiniamo a mettere davanti noi stessi, ogni giorno, e lo fa con una sicurezza inquietante, con tanta di quella leggerezza che non può passare inosservata.
E quando leggiamo, sappiamo che quello che stiamo leggendo è la verità. Certo, abbellita con tanti romanzamenti, con tante belle parole, ma sempre la sporca e lurida verità.
La faccia dell’uomo in tutta la sua ossessione.
E questo fa pensare…


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