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Il giorno dopo è il tempo delle analisi e anche questo lunedì d'Ottobre i massimi pensatori italiani riempiono le pagine dei giornali,con le loro argute riflessioni sui motivi alla base delle violenze accadute durante la manifestazione di sabato scorso a Roma, sui protagonisti delle stesse e sull'operato della polizia e del ministro per gli interni, tutti con l'unico scopo di soddisfare le aspettative del proprio editore, perché sia esso una banca piuttosto che un ingegnere egli ha di certo qualche interesse ad indirizzare l'opinione pubblica da qualche parte.
La cosa che più colpisce di questi pensatori è che la maggior parte di loro si è formata negli anni 70 in ambienti simili a quelli che oggi allevano e addestrano gli odierni "rivoluzionari", giovani che hanno evidentemente un futuro roseo davanti a loro, viste le carriere di certi loro predecessori.
Non può essere un caso se la creme dell'intellettualismo nazionale proviene da movimenti politico culturali di estrema sinistra, come Lotta Continua, Potere Operaio, Servire il Popolo e tanti altri "gruppuscoli" che facevano a gara a chi era più arrabbiato, cattivo e rivoluzionario.
Certo, non tutti i militanti di allora sono diventati dei maitre a penser, molti si sono dovuti accontentare di un impiego in banca, mentre i più sfigati sono finiti disadattati e in povertà. Questi ultimi erano in realtà già degli outsider in origine, provenienti cioè da famiglie e ambienti difficili, perché anche tra i rivoluzionari alla fine il darwinismo sociale fa la sua selezione spietata, servivano però a dare a quei movimenti la sua giusta atmosfera proletaria, indispensabile per avere un minimo di attendibilità (non bisogna mai dimenticare che l'Italia è il paese occidentale con la minore mobilità sociale interna).
Fabrizio Rondolino scriveva ieri su Il Giornale che essi sono i "padroni" di oggi perché erano allora quelli che studiavano e sgobbavano di più, facendo naturalmente intendere che quelli che oggi sono a capo degli "sfascioni" di sabato saranno i "padroni" del domani.
Rondolino li conosce bene, questi nuovi "padroni", per essere stato loro sodale per decenni, ma li sopravvaluta, probabilmente per troppo amore: questi intellettuali e maitre a penser non sono padroni per niente, sono invece i servi degli editori che li pagano profumatamente e che sono banchieri, finanzieri, industriali che negli anni 70 studiavano e sgobbavano lontano dai gruppuscoli extraparlamentari, magari in certe scuole private della capitale, dove sedevano fianco a fianco i Montezemolo e i Draghi.
Per il resto niente di nuovo da segnalare nei ponderosi articoli pubblicati dai quotidiani: ognuno interpreta l'accaduto per portare acqua al proprio mulino.
Il Corriere della Sera propugna l'avvento del "governo istituzionale", ovvero quello delle banche (NdB), mentre La Repubblica, che solo ieri chiedeva rabbiosa il perché la polizia non avesse caricato con più violenza i manifestanti, con un cambiamento d'atteggiamento che deve aver sorpreso non pochi suoi lettori, preferisce glissare, davanti al vuoto proposto da quello che dovrebbe essere lo schieramento politico amico, e preferisce occuparsi della rivoluzione pensata invece da Berlusconi, che forse in questo momento è l'unico che vorrebbe davvero farla, se perfino il Cardinale Bagnasco, nel famoso intervento del 5 Ottobre definì "false alternative" e reale restaurazione, certe proposte politiche cosiddette "progressiste". Del resto il povero Ezio mauro deve pure badare agli Zucconi e ai Padri Fondatori, poverino.
Completamente scomparse dal dibattito le ragioni per le quali la manifestazione di sabato fu indetta, segno che poi non interessavano così tanto. Tanti invece gli sforzi per cercare di minimizzare il clima di violenza che la campagna di odio che dura ormai da decenni ha fatto radicare nel paese.
Perfino il Fatto Quotidiano, il giornale più impegnato nella lotta di liberazione dai nani da giardino di ville lombarde, oltre a seguire con partecipazione le indagini sui gruppi antagonisti e gli arresti di coloro che sono ritenuti i responsabili e gli ispiratori degli incidenti di sabato, si adopra con tutte le sue penne ha descrivere i violenti come un'esigua minoranza, dei pochi che hanno privato i tanti del diritto di manifestare.
A parte il fatto che i violenti saranno pure pochi, ma non sono pochissimi e sicuramente molto più numerosi dei 500 contati dai collaboratori del fatto, ma sono i commenti stessi dei lettori del giornale a negare la linea ufficiale del quotidiano.
L'area dei violenti, seppure solo virtuali, è estesissima, e qualcuno dovrà pure un giorno doversi prendere la responsabilità di averla alimentata e fatta crescere, senza invece dover in ogni occasione infelice togliere la mano dopo aver lanciato il sasso.
Ma è soprattutto la rete a mostrarci tutta una galassia di odio e violenza che oggi è in tripudio per la "vittoria " di Roma e per Rivoluzione che è ormai in atto ed è la rete che permette di oltrepassare gli sconclusionati ragionamenti degli "esperti", che ancora confondono gruppi marxisti estremisti, anarchici, no global, neo nazifascisti, ultrà di squadre di calcio (ieri qualcuno voleva non far giocare il derby romano, in base a queste folli convinzioni), generando un ratatoullie che alla fine non sa di niente: la rete ci spiega sotto gli occhi l'intera generazione Mezzadri in tutta la sua giovanile e balda demenzialità.
Basta solo leggere quello che è in questo momento uno dei blogger più seguiti per rendersi conto con chi sia ha a che fare. Un mitomane, diranno in molti, ma di mitomani la rete è piena, come Marco Travaglio sa bene.
Ma almeno qualcuno sarà arrivato a capire che quella di Black Block è solo una definizione di carattere generale e che non esiste nessuna organizzazione con questo nome?
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