Il nuovo esecutivo è formato da tecnici non eletti sui quali, poiché non rispondono ai cittadini, bisognerà vigilare il doppio. C’è Fabrizio Barca, fautore della “Nuova Politica Regionale”, fallimentare per sua stessa ammissione. Emerge anche il blocco di Banca Intesa, con due ministeri chiave affidati a Passera e Fornero.
Varato il Governo Monti. Passera allo Sviluppo, Elsa Fornero al Welfare. E’ il governo dei banchieri?
Può essere anche interpretato come il Governo dei Banchieri, io interpreto molto di più come il governo dei bravi, nel senso che sono tutte persone che non soltanto hanno un background tecnico nell’area nella quale sono stati chiamati a operare, ma ognuno nel proprio campo hanno raggiunto dei risultati importanti. Se sarà il governo dei banchieri lo vedremo, d’altra parte in questo momento mi sembra che le banche non abbiano la forza, il potere di imporre niente a nessuno, se alcuni di questi nuovi Ministri vengono dal mondo bancario è perché lì ci sono alcune professionalità.
Peraltro, la maggioranza dei Ministri viene piuttosto dal mondo dell’università e quindi non mi preoccuperei dello strapotere delle banche in questo governo.
Ciò di cui mi preoccuperei è però il fatto che continua a non essere un governo eletto e questo è molto importante. Occorrerà vigilare il doppio su questo governo di tecnici rispetto a quanto i cittadini normalmente fanno su un governo eletto, proprio perché non risponde a nessuno e tanto meno risponde ai partiti. Mi ha molto colpito la frase pronunciata da Monti: “E’ meglio che non ci siano politici nel governo”; in questa fase storica probabilmente questa frase ha una qualche verità, ma in linea generale ovviamente non è così.
Nutro anche una perplessità, che riguarda il nome di Fabrizio Barca, persona della quale mi sono occupato piuttosto diffusamente nel mio libro “Mani bucate”. Me ne sono occupato perché è l’inventore della Nuova Politica Regionale ossia di un metodo, concepito nel 1989 insieme a Ciampi e a Giuseppe De Rita, attraverso il quale spendere i fondi pubblici per lo sviluppo del mezzogiorno attraverso strumenti quali i patti territoriali e i contratti d’area. Lui stesso, nel 2009, ha ammesso il fallimento di quell’esperienza: Barca, che da oggi è il responsabile della Coesione territoriale, quindi dello sviluppo della crescita del sud sostanzialmente, solo pochi anni fa ha dunque ammesso che la sua invenzione, la Nuova Politica Regionale è stata un fallimento totale.
Mi colpisce la sua presenza nel governo e sono molto curioso di vedere attraverso quali meccanismi deciderà di spendere i soldi pubblici destinati sia alle imprese private del mezzogiorno, che per il mezzogiorno. Credo che il suo sia un Ministero molto importante e Barca è sostanzialmente l’uomo che prende il posto occupato da Raffaele Fitto nel precedente governo.
In linea generale, penso che quando Monti ha parlato di rigore, sviluppo ed equità, intendeva dire che sul rigore vigilerà lui, visto che ha assunto ad interim anche il Ministero dell’Economia; che sullo Sviluppo vigilerà Passera di Banca Intesa, Ministro dello Sviluppo economico e sull’Equità Elsa Fornero che è una Professoressa torinese.
Tra l’altro, Passera e la Fornero vengono tutti e due da Banca Intesa, perché la Fornero è Vicepresidente dei Consigli di Sorveglianza. Dunque, due Ministeri chiave dell’economia sono affidati a due persone che vengono dalla stessa banca: quando si forma la Nazionale si dice che c’è il blocco juventino, in questo caso si è formato il governo e c’è il blocco di Banca Intesa. (Marco Cobianchi)
Accademici, banchieri e cattolici
Nasce il governo di Mario Monti
Nessun politico, ma diciotto tecnici che provengono da tutte le aree culturali del paese. Grande presenza di professori universitari e rappresentanti dell’azionismo religioso. Centrodestra e centrosinistra rappresentati in ugual misura. “Sgarro” alla Lega, con la nascita del ministero per la Coesione territoriale
Si scrive Governo Monti, si legge equilibrio del potere italiano. Accademici, banchieri, militari, funzionari di stato e cattolici. Nessun politico, ma tecnici ‘in quota’ alla politica. Di centrodestra, di centrosinistra e soprattutto di centro. Un esecutivo che in altri tempi avrebbe fatto storcere il naso per la sua natura politically correct, ma che oggi convince tutti. A cominciare dal Vaticano. Era il 17 ottobre scorso, del resto, quando il Forum delle associazioni cattoliche, riunito a Todi, si concluse con la richiesta di un nuovo governo, forte e sostenuto da tutti. Così è stato. Al seminario umbro, l’apertura dei ‘lavori’ fu ad opera del presidente Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che solo una settimana prima si era reso protagonista di una dura reprimenda contro il governo Berlusconi. Il messaggio di Bagnasco? Diretto a sottolineare il rinnovato impegno dei cattolici nella politica del Paese. Dopo quella del presidente dei vescovi, però, vennero molto apprezzate dalla platea, tra le altre, le relazioni del rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi (da tutti considerato uomo di Bagnasco dopo esserlo stato di Ruini), del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dell’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera.
Oggi, a distanza di un mese, i tre sono diventati rispettivamente ministro dei Beni Culturali, della Cooperazione internazionale e dell’integrazione e dello Sviluppo economico e Infrastrutture. Passera e Riccardi, inoltre, hanno anche un altro legame in comune: sono stati tra i fondatori di Italia Futura, la fondazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo, altro esponente di quella società civile a cui guardava con interesse il cosiddetto ‘partito di Todi’. Dal cattolicesimo laico, invece, proviene il nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, colui che con Stefano Ceccanti ha scritto la legge sui Dico, poi affossata dalle barricate “teo” dentro al Pd, con grande gioia dell’Udc di Pierferdinando Casini.
Quest’ultimo, nel nuovo governo Monti, può contare su un nome a lui molto caro: Piero Gnudi. Il neoministro al Turismo e Sport è un pezzo di storia della Seconda Repubblica. Già presidente di Enel, Iri e Rai Holding, é personaggio politicamente trasversale. In quota Udc, è il compagno di pedalata di Romano Prodi (di cui è ottimo amico), ma ha lavorato anche con De Benedetti e Berlusconi. Al cavaliere, del resto, non è sgradita la nomina di Paola Severino a Guardasigilli, visto che era proprio lei la candidata a prendere il posto di Angelino Alfano in via Arenula prima che la scelta confluisse su Francesco Nitto Palma. Il nuovo ministro della Giustizia è anche moglie di Paolo Di Benedetto, ex commissario Consob nominato da Silvio Berlusconi ed ex ad di BancoPosta Fondi Sgr. Chi lo nominò? Corrado Passera, all’epoca ad di Poste Italiane e ora ministro del governo Monti al pari della signora Severino, che da avvocato ha difeso Prodi, Formigoni, Geronzi, i fratelli Caltagirone e altre personalità del mondo politico, imprenditoriale italiano.
Il nuovo Guardasigilli, inoltre, è prorettore dell’università Luiss (dove insegna anche il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, uomo gradito a Silvio Berlusconi), che è proprietà privata di quella Confindustria a cui era stato accostato il nome del nuovo ministro agli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, quando arrivò alla presidenza generale Emma Marcegaglia. Alla fine, a diventare vicedirettore fu Daniel Kraus, con buona pace del fedelissimo di Mario Monti.
Il presidente del Consiglio ha pescato a piene mani anche tra gli uomini graditi al centrosinistra. Il neoministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, è molto stimato dal Pd, specie da Arturo Parisi e Massimo D’Alema, che nel 2007 lo proposero come comandante militare dell’Alleanza Atlantica. Di Paola, tuttavia, è stato capo di gabinetto anche con il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio, quindi in quota centrodestra. Discorso simile per Piero Giarda. Il ministro per i Rapporti col Parlamento (ed ex presidente del cda della Banca Popolare di Lodi) è stato sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001: venne nominato per la prima volta da Dini, ma rimase in carica anche con Prodi, D’Alema e Amato. Bersaniano doc, invece, è Fabrizio Barca: il nuovo ministro per la Coesione Territoriale (dicitura di per sé sufficiente a fare imbestialire la Lega) è figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato nelle fila del Pci, direttore dell’Unità ed economista. In quota Pd, ma trasversale alle varie anime interne partito, è Francesco Profumo. Il successore di Mariastella Gelmini dell’Istruzione era il candidato in pectore dei democratici per le amministrative di Torino. Sul più bello, tuttavia, fece un passo indietro. In maniera rumorosa: scrisse una lettera con cui denunciava gli accordi tra i “tavoli romani” per favorire la mozione Fassino.
Ciò che più colpisce della squadra di Mario Monti, inoltre, è la massiccia presenza di personalità del mondo universitario: dei 18 ministri ben 11 insegnano nelle più importanti università italiane, con larga rappresentanza di ‘bocconiani’ (Monti in primis), ‘luissini’ (il pro rettore Paola Saverino) e professori della Cattolica di Milano (il rettore Ornaghi). Importanti anche gli intrecci con il mondo editoriale, e non per il ruolo di commentatori che molti ministri rivestono con i maggiori quotidiani d’Italia. Esempio lampante quello di Corrado Passera (il ‘superministro’ è anche il rappresentante più influente del ‘partito’ dei banchieri), alfiere del gruppo De Benedetti per molti anni, con ruoli di assoluta responsabilità. Ma non solo. Profumo è stato consigliere de Il Sole 24 ore, Lorenzo Ornaghi è vice presidente di Avvenire, Elsa Fornero è moglie di Mario Deaglio, economista ed editorialista de La Stampa. Altro dato significativo che caratterizza il nuovo governo è l’età avanzata della ‘squadra Monti’: tutti insieme, i 18 ministri hanno 1135 anni, ovvero 63,5 primavere a testa di media. Il nuovo corso dell’Italia è in mani ‘esperte’.
fonte : http://www.cadoinpiedi.it/2011/11/16/il_governo_dei_banchieri.html