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Il linguaggio ‘neutrale’. Il guest post di Mamma di Cuori

Da Jessi

 

Sono molto contenta di ospitare un altro vostro racconto. Isabella, aka Mamma di Cuori, ha descritto una bellissima rivoluzione che ha deciso di mettere in pratica con la sua bimba… le intravediamo nella foto. Mi piace molto questa definizione che lei dà alla sua rivoluzione e scoperta: il linguaggio neutrale. E’ neutrale il linguaggio che non comanda, ma descrive. Che non giudica, ma guida. Vi lascio al suo racconto, se volete anche voi raccontarci le vostre storie scrivetemi qui: [email protected] (Gli altri racconti li trovi qui!)

 

Ultimamente mi sono accorta sempre più chiaramente che la mia comunicazione verso mia figlia è spesso ricca di allarmi e negazioni: quello non si può fare, a quello devi stare attenta, etc etc… per qualche giorno ho provato ad ascoltarmi e dopo un po’ non mi sopportavo più!

Certo, più i nostri cuccioli crescono e più aumentano le piccole regole quotidiane che è importante imparare a rispettare, e contemporaneamente diventa necessario fargli comprendere che alcune cose non è proprio possibile farle (tipo prendere la luna, che agli occhi di mia figlia è uno degli oggetti più desiderabili del mondo) o che a volte bisogna aspettare un attimo primo di poter avere ciò che si chiede; ma quello che ho compreso è che ci sono molti modi di dire le cose e che certamente la mia comunicazione poteva migliorare moltissimo.

Ho provato a trasformare il mio linguaggio in questa direzione: invece che creare un condizionamento dando un segno negativo alle cose, ho provato a trasmettere il dato puro e semplice così come è, lasciando la condizione il più neutra possibile. 

Quando ad esempio la cucciola chiedeva di prendere qualcosa di irraggiungibile al posto del solito “Amore, non si può!” provavo a dire “Amore, quella ghirlanda è appesa molto in alto” oppure se faceva qualcosa che secondo me poteva essere pericoloso, tipo giocare con la fiamma di una candela, le dicevo “la fiamma scotta” invece che “non farlo che ti bruci”.

Questo piccolo esercizio quotidiano è stato per me una rivoluzione interiore, e mi sta aprendo gli occhi sempre di più, permettendomi di ascoltarmi meglio e di rispondere in modo sempre più neutrale.  Inoltre sto imparando a riconoscere cosa è centrale e cosa no in quello che dico quotidianamente a mia figlia: selezionando i “no” a ciò che realmente è “no” riesco anche ad essere più coerente e ferma nella mia posizione, ed inoltre sento che mi pongo verso mia figlia con una forma di rispetto nuova, perché nel parlare con lei le trasmetto delle qualità, dei valori, degli aspetti e non la mia proiezione delle cose.

 E gli effetti su mia figlia?

Mah, forse a lungo andare riuscirò a vederli meglio, per ora ciò che sento è che c’è da parte sua una maggiore accoglienza delle cose che le dico.

 

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