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Il 24 aprile prossimo ricorre il centenario del genocidio degli armeni del 1915: il primo nel XX secolo nelle parole pronunciate oggi da papa Francesco in San Pietro. Non è certo la prima volta che si parla di genocidio a proposito dei fatti avvenuti in quel periodo ad opera della Turchia appoggiata dalla Germania: ad oggi sono 20 le nazioni che hanno riconosciuto che il massacro del popolo armeno consumatosi tra il 1915 ed il 1916 ha rappresentato un genocidio e tra questi lo stesso stato del Vaticano (il riconoscimento fu opera del papa Giovanni Paolo II nel 2001) e l'Italia, ma l'interpretazione della storia rimane controversa e soprattutto la Turchia ha sempre negato si sia trattato di un genocidio, tanto che nel suo codice penale è vietato riferirsi al massacro armeno come genocidio e si tratta di un reato punibile con la carcerazione fino a due anni per "vilipendio": all'opposto in Francia viene considerato reato il negazionismo del fenomeno. In Italia questo pezzo di storia è stato esaminato ed è stato riconosciuto che si trattò di genocidio nel 2000.
Cosa accadde in Armenia nel 1915? La conflittualità fra turchi ed armeni esisteva da tempo: già nel 1894 l'impero ottomano aveva compiuto un primo massacro degli armeni, più che altro per motivi di egemonia territoriale, perché ne temeva l'alleanza con la Russia, interessata ad indebolire l'impero ottomano ed annettersi territori.
Nel 1915, poco prima della grande guerra, il governo turco temeva gli armeni per gli stessi motivi, in quanto alleati della Russia e spalleggiati dalla Francia, così fu appunto nella notte tra il 23 ed il 24 aprile che cominciarono gli arresti e la persecuzione del popolo a partire dagli intellettuali e dai personaggi più in vista. Tutti gli armeni catturati venivano deportati in marce forzate, le marce della morte, e lasciati morire di fame e fatica lungo la strada, il tutto con il supporto fornito ai turchi da parte di militari tedeschi.
Non si conosce l'esatto numero delle vittime di quel massacro, ma le stime più attendibili parlano di 1,2 milioni di persone.
Un genocidio poco conosciuto e studiato nei libri di storia ed ancora controverso nella sua definizione: è un fatto che oggi è stata la prima volta che un pontefice ha parlato pubblicamente di genocidio a proposito di quegli episodi.
Come c'era da aspettarsi in risposta a questo la Turchia ha convocato ad Ankara l'ambasciatore del Vaticano, esprimendo in tal modo la propria irritazione per il riferimento storico del papa, ma Francesco non ha dimenticato di rammentare anche tutti gli altri genocidi che sono avvenuti ed avvengono ancora oggi nel mondo, richiamando l'umanità intera a non rispondere, come fece Caino: "Sono forse io il custode di mio fratello?".
Naturalmente la sensibilità del papa lo porta a considerare con maggiore attenzione le persecuzioni dei popoli di religione cristiana da tempo nel mirino degli estremisti islamici: il fatto è che dietro i conflitti di religione giocano interessi di natura diversa, territoriale ed economica, e da questo punto di vista nessuno è innocente. All'elenco degli stermini di massa ricordati oggi dal papa manca il richiamo al massacro in Palestina: occorreranno altri cento anni per riconoscere anche questo?
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