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Il Millennium a metà di Fincher

Creato il 21 febbraio 2012 da Presidenziali @Presidenziali
Il Millennium a metà di FincherIl Millennium - Uomini che odiano le donne di David Fincher presenta con chiarezza due aspetti importanti. Il primo, quando David ci si mette, e questo è il suo territorio prediletto, risulta imbattibile. La seconda, è che a volte, troppo eccesso di zelo, rischia di far sfuocare un percorso fino a quel momento luminoso (o meglio ottenebroso).La precedente versione dell'opera dell'ormai defunto Stieg Larsson era un bel pastrocchio. Questa ennesima rilettura invece, è un gioiellino confezionato alla stregua della perfezione che evidenzia però delle imperdonabili lacune dettate da una sorta di sottovalutazione del materiale che si ha avuto a disposizione.Mikael Blomkvist, giornalista e caporedattore della testata indipendente Millennium, persa una causa milionaria, si ritrova mezzo sul lastrico ad accettare le avances lavorative di un anziano e ricco mecenate dei trasporti, deciso a risolvere il mistero della nipote scomparsa una quarantina di anni prima. Forte del suo spiccato intuito, e della promessa fattagli di avere in cambio l'uomo che l'ha mandato in rovina, Blomkvist accetta l'incarico. Dall'altra parte Lisbeth, giovane e eccentrica hacker investigatrice, fin da piccola sotto la custodia dei servizi sociali, indaga su Mikael per conto del suo ufficio, per poi diventarne collaboratrice quando lui gli chiederà di dagli una mano per le indagini sull'adolescente scomparsa.Sottovalutazioni a parte la macchina di Fincher è da almanacco di scuola di cinema. La sincretizzazione di tutti gli aspetti materici è perfetta e ha dell'incredibile. L'impianto intero si muove e lavora ad un unico scopo: creare ritmo. Si vede infatti la mano espertissima del montatore Kirk Baxster che spalleggia con Fincher in un tet-a-tet quasi carnale, impreziositi dai cupi contributi musicali della magica accoppiata Trent Reznor e Atticus Ross (Oscar 2010 per The Social Network) e dalla mistificatrice e tagliente fotografia di Jeff Cronenweth (Fight Club). Dall'alto, Ficher, orchestra con tocco calorico e portentoso, lavorando di fino sui movimenti della mpd, tagliando e ricucendo il tessuto narrativo con la mano del grande maestro. Il risultato è di un'armonica bellezza.D'altro canto, purtroppo, a risentire di tutta questa gioia sensoriale, artefice una certa petulanza nell'esasperare ogni singolo elemento utile allo svolgersi del plot, è l'anima della pellicola. Se nei piccoli trapezi a perimetro chiuso (la scena dello stupro o il discorso chiave del villan) Fincher riesce comunque a dettare singole stoccate, nell'insieme la pellicola svilisce dietro l'analisi di mille scartoffie e ai meccanismi basici del thriller che con l'idea di intrigare, riescono solo a dilungare e a confondere.A mancare, stranamente, è la storia tradotta dallo sceneggiatore Zaillian (uno dei migliori di Hollywood) che lascia poco spazio alle emozioni e troppo alle deduzioni. Non bastano così, l'incredibile interpretazione di Rooney Mara, nel difficile compito di dar anima (oscura) all'obliquo personaggio di Lisbeth o il credibile Daniel Craig, freddo scrutatore del mistero, passionale e saldamente legato a una forte coscienza morale. Il film si lascia guardare come un lungo antipasto, pieno di profumi e assaggi interessanti, ma al momento della portata principale, purtroppo, si scopre di non avere più fame.Plauso speciale ai primi 5 minuti, un video claustrofobico introduttivo come non se ne vedevano da anni. 

voto: 6.5


Voto redazione--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Presidente: 7.0

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