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Il mio amico Nanuk – Uomini e Orsi

Creato il 12 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

commento di Maurizio Ermisino

Summary:

Il mio amico Nanuk – Uomini e Orsi

Ricordo che da piccolo mi capitava spesso di vedere dei documentari di Folco Quilici, regista specializzato in riprese sottomarine. Ora il suo testimone è stato raccolto dal figlio Brando. Da anni di ricerca e di riprese effettuate da Brando Quilici nell’Artico, dove ha potuto studiare da vicino gli orsi polari e la vita delle comunità del luogo, è nata la storia de Il mio amico Nanuk, un film di finzione girato insieme a Roger Spottiswoode, che ha in sé anche elementi di documentario. Il mio amico Nanuk è la storia di un’amicizia tra Luke, un ragazzino di 14 anni, e Nanuk, il cucciolo di un orso polare. Il primo incontro avviene quando un’orsa e il suo piccolo entrano in un centro abitato, a Devon, nel nord ovest del Canada, in cerca di cibo, e la mamma viene sedata dai ranger e portata in elicottero a Cape Resolute, un luogo lontano nell’estremo nord del paese, perché non possa nuocere all’uomo. Luke trova l’orsetto nella rimessa vicina alla casa e lo porta nella sua cameretta. Capisce presto come, per non farlo finire in uno zoo, l’unica via sia riportarlo nelle lontane montagne dove si trova la madre. Trova così le forze e il coraggio per affrontare un viaggio che potrebbe sembrare impossibile. Durante una sosta in un accampamento Inuit (la popolazione locale) decide di chiamare l’orso Nanuk, che vuol dire vagabondo, o viandante.

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Il mio amico Nanuk è uno di quei film che oggi non si fanno più, sulla scia di certi vecchi film della Disney con gli animali, o di quelle pellicole come Zanna bianca (è proprio Brando Quilici a citare Jack London come ispirazione per la sua storia), e, in parte, i film di Jean Jacques Annaud come L’orso e Due fratelli. È un romanzo di formazione. Non c’è solo il rapporto tra il protagonista e l’orso al centro del film. Anzi, è un pretesto per raccontare la crescita del ragazzo, il suo coraggio. La sua impresa per portare l’orsetto a destinazione è il suo modo per dire: sono cresciuto, sono un uomo. Per dirlo a una madre che lo crede ancora un bambino. Per dirlo al padre, coraggiosa guida che ha perso la vita anni prima tentando di salvare delle vite umane. E anche a Muktuk, la guida che era il miglior amico del padre, e non ha mai dimenticato l’accaduto, che accompagna il ragazzo nella sua impresa. E che diventa una sorta di padre putativo per lui. Tutti i protagonisti della storia si trovano ad affrontare un viaggio, fisico ma anche interiore, non solo Luke e l’orso. Accanto ad animali tenerissimi, di fronte ai quali è impossibile non commuoversi, ci sono anche attori di Hollywood. Luke è interpretato da Dakota Goyo, che era il Noè giovane in Noah, e il Thor giovane in Thor, oltre che il protagonista di Real Steel e Dark Skies. Goran Visnjc è stato Luka Kovac in E.R., colui che prese il testimone di George Clooney quando il divo abbandonò la serie, e recitò anche accanto a lui in The Peacemaker: è lui Muktuk. Mentre la madre di Luke è Bridget Moynahan, la partner di Will Smith in Io, Robot e la rivale di Carrie in Sex And The City.

La ricetta de Il mio amico Nanuk è fatta da paesaggi mozzafiato, da messaggi contro la caccia e contro l’uomo che tende a distruggere le civiltà degli indigeni, e di alcuni momenti di umorismo che permettono di stemperare la tensione. Il film mescola le riprese di Roger Spottiswoode alle riprese artiche di Brando Quilici. Il regista italiano ha scritto il film qualche anno dopo aver completato le riprese nell’Artico Canadese per Discovery Channel. Realizzare un film con protagonista un cucciolo di orso polare è stato il suo sogno e non ha mollato fino a che è stato realizzato. Il progetto doveva essere prodotto da Jake Eberts (Ghandi, Balla coi lupi, Momenti di gloria) e doveva essere diretto da Hugh Hudson. La morte di Eberts ha fermato tutto. Non ha abbandonato però il finanziatore più importante, l’italiana Medusa Film. La scelta per la regia è così caduta su Roger Spottiswoode (48 ore, Agente 007: Il domani non muore mai). Che ha scelto di girare in esterni e non in studio e di lavorare con attori in carne ed ossa (uomini e orsi) invece che con i computer, e con il miglior addestratore di orsi al mondo (Mark Dumas). Lui e Quilici sono riusciti a gestire per otto settimane dei cuccioli di orsi polari: ne sono stati usati più di uno. Il protagonista principale, l’orsetto Pezoo, ha legato molto con l’altro protagonista, Dakota Goyo, soprattutto perché questo aveva sempre le tasche piene di barrette. Fortunatamente, la produzione ha scoperto che gli orsetti sono frenetici la mattina, fino a quando mangiano; poi dormono per due ore, e nel pomeriggio sono molto più docili. Così, si è scelto di girare al mattino le scene d’azione, e nel pomeriggio le scene che prevedevano gli abbracci.

di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

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