Le chiamo poesie, probabilmente alcune lo sono, altre un po’ meno. Tanti parlano di rime, in alcune mie la rima è quasi inesistente. Perché poesia? Poesia per amore? Amore verso la vita, nonostante tutto quello che la vita stessa mi ha spesso tolto. Amore verso le persone care. Una rivalsa nei confronti dell’incapacità diessere completamente capito. Amore e rivalsa verso tutte quelle coseincomplete della mia vita. La perdita di un padre a 15 anni. Gli studi
interrotti dopo tale evento. Le difficoltà della famiglia d’origine e quindi il mio ingresso nel mondo del lavoro molto prima del tempo dovuto. La poesia come liberazione di qualcosa che rimane dentro per tanto tempo, come può essere stato un pensiero: quello di avere per sempre un padre o quello di avere un figlio. Un sogno mai realizzato, come può essere stato quello di avere sempre una famiglia completa. Tante volte le parole restano dentro o escono in modo errato. La poesia è un modo per dire le stesse cose avendo molto più tempo per dirle nel modo giusto. La poesia per arrivare dove non si è mai riusciti di arrivare veramente, nel cuore e animo di tanti. La poesia per guardarsi dentro e riuscire a comunicare anche con se stesso. Quelle che io chiamo poesie, forse sono soltanto pensieri rimasti inascoltati, una specie di liberazione. Le mie poesie non parlano soltanto di me. In tante cerco d’immedesimarmi in ciò che accade attorno, prendendone il posto di qualcun altro, cercando di capire e spiegare lo stato d’animo, la gioia o il disagio di ciascuno di essi. La poesia come il raccontare di tanti eventi, cercando in qualche modo di darne una spiegazione. Nella mia poesia sono un soldato, un kamikaze, un morto per strada, un vagabondo, uno che ama, un rimpianto, uno che rinnega. Nella mia poesia sono il silenzio e il vento, parlo del tempo e dell’accidentalità di ogni evento. La poesia,perché in fondo mi fa stare bene, mi permette di dire veramente tutto ciò che provo dentro, lasciando da parte tante altre banalità. Tante volte mi chiedo, perché? Continuo a scrivere cercando anche di rispondere a certe mie perplessità. Tanti hanno scritto di me, della mia capacità di entrare nel animo della gente. Altri hanno detto che la mia poesia è qualcosa di banale, di scontato. Alcuni mi hanno anche offeso. Tutto questo non potrà mai fermarmi, perché sento che è una cosa mia. Una cosa che ho dentro e che mi fa stare bene. Continuerò a scrivere a dispetto di chi non apprezza. Da piccolo vivevo di paure: paura del buio, paura della morte, delle cose misteriose, dell’aldilà. Per vincere le mie paure, le affrontavo, magari andando a cinema, film di orrore. Era un modo per esorcizzare una delle mie tante paure. La vita spesso mi ha messo paura, ma io accusavo il colpo e andavo avanti. Quello che scrivo per me è poesia, mi fa bene, mi aiuta a capire la gente, mi ha aiutato tanto a farmi capire da tanti altri ancora. La poesia perché in fondo ritengo che tutti siamo capaci di dare qualcosa, come un lasciare qualcosa di se stesso, qualcosa che ti distingue. In fondo basta volerloveramente. Ritengo che l’uomo ha la capacità di comunicare, ha i mezzi per poterlo fare. Io ho scelto la poesia come la mia grande possibilità di riuscire a comunicare. Se torno indietro a quando ero ragazzo, penso di capire quali possano essere state le motivazioni che mi hanno spinto verso la poesia o almeno provo ad immaginarle. Sotto certi aspetti sono le stesse che da piccolo mi hanno spinto a correre dietro ad una palla e molto più tardi verso la pesca. Sicuramente ilpiacere, la gioia di cimentarmi e continuare attività nuove e coinvolgenti. Scrivere di come il nostro animo reagisce e spiega l’emozione, il sentimento, la delusione, l’euforia percepita. Tornando a quel ragazzo che scriveva su fogli di carta, mi viene facile pensare alla similitudine con le tante pagine della mia vita. La vita uninsieme di pagine, di momenti completamente diverse tra loro. Eppure non ho mai creduto di essere perseguitato dalla sfortuna, semmai ho sempre cercato di spiegare e capire il perché di certi eventi.




