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il MiTo della libertà di stampa e del diritto di critica

Creato il 23 febbraio 2012 da Dagored
il MiTo della libertà di stampa e del diritto di critica
"Chi tocca la Fiat" muore, uno slogan che sembra essere diventato molto di moda in questi ultimi giorni negli ambienti degli indignati in pianta stabile. Non che si possa negare il trattamento di favore che l'industria automobilistica di Torino ha sempre ricevuto dalla stampa italiana e da tutte le istituzioni di questo paese, tanto da far definire i proprietari dell'azienda come la famiglia reale italiana, una definizione che, a guardare i comportamenti privati e pubblici del suo rappresentante più noto, quel Gianni Agnelli detto l'Avvocato, anche i suoi appartenenti hanno finito per essere convinti fosse vera.
L'occasione per rispolverare le contestazioni anti-Fiat è stata offerta dalla sentenza che ha condannato la Rai e il suo giornalista Corrado Formigli a pagare un risarcimento di ben 7 milioni di euro all'industria torinese, per averne danneggiato l'immagine con un servizio andato in onda durante una puntata di AnnoZero.
Un attacco alla libertà di stampa e al diritto di critica, dicono il giornalista "soccombente" nel giudizio civile, tanto per usare un termine caro a Marco Travaglio, e i tanti che sostengono le sue ragioni. Eppure anche al più ingenuo degli osservatori non può sfuggire che la sentenza dei giudici è dal punto di vista giuridico ineccepibile, dal momento che il servizio realizzato da Formigli, consistente nel paragonare un modello di automobile della casa torinese con quelli di due concorrenti, è evidentemente sbilanciato e non oggettivo, teso com'è a dimostrare la tesi precostituita che le auto della Fiat sono di qualità inferiore a a quelle delle altre industrie.

il MiTo della libertà di stampa e del diritto di critica

Alfa Romeo MiTo


Che Formigli ha in questa occasione commesso un passo falso e prodotto un esempio di cattivo giornalismo lo può facilmente dimostrare questa disamina del suo servizio che ho trovato nel sito autoblog.com e che ripubblico:
1) mise a confronto due vetture 1.6 (MINI e DS3) contro una vettura 1.4 (MiTo);
2) la MiTo è l’unica della tre che non permette di disinserire il Traction Control, ma questo fatto è stato completamente taciuto nel servizio (il TC dà maggiore sicurezza, ma non ti permette di spingere una vettura al limite su circuito);
3) la prova mostrata da ‘Annozero’ venne fatta su circuito bagnato, senza rilevamenti cronometrici… poi, in studio, la prova venne corredatadai dati di Quattroruote, registrati però in un’altra occasione, su circuito asciutto (basterebbe questo fatto per screditare completamente la prova di ‘Annozero’).http://www.quattroruote.it/pro... 
4) gli stessi dati di Quattroruote davano alla MiTo una migliore valutazione complessiva, anche questa cosa taciuta sapientemente dal programma;
 5) come unico e principale dato rilevante per la loro prova, quelli di‘Annozero’ presero come riferimento la velocità massima, come se fossequesto l’unico elemento per stabilire la bontà di una vettura. In pratica, nonostante per Quattroruote la MiTo sia risultata lamigliore nel normale utilizzo cittadino e stradale, secondo la personale interpretazione di ‘Annozero’ la MiTo sarebbe peggiore di MINI e DS3perché più lenta IN CIRCUITO… come se tutti gli acquirenti di queste vetture fossero piloti che corrono a Monza dalla mattina alla sera…
Valutazioni davanti alle quali c'è poco da eccepire, ma questo non ha impedito a qualche giornalista di correre in soccorso del collega così pesantemente colpito dalla magistratura. Il primo a prodursi nel generoso atto è stato Luca Telese, che  nel suo Blog sul fatto quotidiano ha pubblicato un articolo, piuttosto sconclusionato per la verità (forse perché poco sentito?), lamentando l'attentato alla libertà di stampa che la sentenza aveva perpetrato.
il MiTo della libertà di stampa e del diritto di critica
Al simpatico Telese, che mi ricorda tanto Poldo Sbaffini, il divoratore di panini amico di Popeye Braccio di Ferro, si è poi aggiunto lo stesso Corrado Formigli, che ha ripreso dopo lunga assenza a scrivere sul suo blog nello spazio del Fatto Quotidiano proprio per spiegare le sue, deboli, ragioni e lamentarsi più che altro della a suo dire esagerata  entità del risarcimento che è stato condannato a pagare.
Inutile dire che non sono mancati i commenti dei fedelissimi alla linea degli indignati in pianta stabile contro tutti e tutto, che hanno cominciato come al solito a scandire i ritriti slogan contro i poteri forti, la fiat e il regime (quale non si sa), ma stavolta sono stati anche tanti a saper valutare con oggettività il lavoro di Formigli, che se ha in passato dato prove di essere pure un buon giornalista nell'occasione ha sicuramente fatto un madornale errore.
Un dato confortante, che dimostra che in fondo in Italia c'è ancora tanta gente disposta a non portare il cervello all'ammasso e che sa distinguere caso da caso e prendere posizioni diverse a seconda delle circostanze.
Il dibattito sarebbe  dovuto rimanere nell'ambito tecnico, tra i calcoli dei cm cubici dei motori e dei cavalli vapore da loro sprigionati, ma un nuovo fronte sul diritto di critica e sulla libertà di stampa è stato immediatamente aperto dalla richiesta dei proprietari delle televisioni che fanno parte della syndacation che trasmette la trasmissione di Michel Santoro "Servizio Pubblico", di conoscere in anticipo le dichiarazioni che Adriano Celentano ha rilasciato alla trasmissione, per mettersi al riparo da eventuali richieste di danni da chi potrebbe sentirsi chiamato in causa dall'ex molleggiato.
In realtà la reazione dello stesso Santoro è molto pacata e si limita a mettere la richiesta degli editori televisivi in relazione al loro legittimo timore di essere coinvolti in un procedimento giudiziario simile a quello che la Rai ha dovuto sostenere per il servizio di Formigli trasmesso in AnnoZero, trasmissione dello stesso Santoro, rinunciando così a rivendicare il diritto di assoluta libertà sui contenuti della sua trasmissione rivendicato come causa della rinuncia a firmare il contratto con l'emittente La7, di proprietà di Telecom Italia.
Una cautela, magari favorita dal fatto che uno dei principali editori televisivi coinvolti è il proprietario di Telelombardia Sandro Parenzo, che incidentalmente è anche uno dei soci proprietari del Fatto Quotidiano, che non è però stata raccolta dai fedelissimi del giornalista salernitano, che nei commenti si sono di nuovo scatenati nella caccia alle streghe che minacciano la libertà di stampa in italia e nel mondo.
Non sono in realtà moltissimi, però, a commentare l'articolo, Un altro buon segnale che in fondo non sono tantissimi quelli disposti a sposare acriticamente battaglie che hanno lo scopo reale non di difendere diritti civili inalienabili, quanto piuttosto il privilegio dell'impunità per gli appartenenti ad una corporazione professionale.
Libertà di stampa e libertà di critica non sono scrivere e dire la prima cosa che ci passa per la testa. Nessuno deve sentirsi esentato dal rispondere delle proprie azioni, per nessun motivo e per nessuna causa.

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