Quasi ogni anno l’archeologia biblica ci regala scoperte più o meno importanti per il cristianesimo. Quest’estate, nell‘estate 2011, è stata diffusa la notizia del ritrovamento della tomba dell’apostolo Filippo a Hierapolis, in Turchia, risalente ovviamente al primo secolo dopo Cristo. Dopo le ovvie cautele, doverose in casi come questi, Alfredo Valvo, docente di Storia romana ed Epigrafia latina all’Università Cattolica di Milano aveva delineato la portata della scoperta: «Innanzitutto conferma della tradizione. Archeologia ed epigrafia si dimostrano una volta di più indispensabili per confermare le notizie delle fonti letterarie, prime fra tutte i Vangeli e gli Atti degli Apostoli (per quanto riguarda Filippo)».
Oggi, 3 maggio, la Chiesa ricorda proprio San Filippo (e San Giacomo minore), due apostoli che fecero parte dei dodici scelti da Gesù, e Zenit.it ha intervistato uno dei ricercatori autori della sensazionale scoperta, ovvero il prof. Francesco D’Andria, archeologo dell’Università di Lecce e attuale direttore della Missione Archeologica Italiana: «Il valore di questo ritrovamento è indubbiamente di altissimo livello, non solo per quanto riguarda la tomba dell’apostolo ma soprattutto perché intorno a quella tomba abbiamo individuato e in parte scoperto un nuovo grande complesso archeologico che si estende per l’intera collina orientale di Hierapolis. Un complesso costituito da due chiese, una grande strada processionale, gradinate in travertino, cortiletti, cappellette, fontane, una serie di vasche termali per la purificazione, alloggi per i pellegrini, un complesso che dimostra come San Filippo, a Hierapolis, nei primi secoli della storia cristiana, godeva di una grandissima popolarità e il culto a lui attribuito era massimo».
Dai Vangeli si ricava che San Filippo era un pescatore originario di Betsaida, sul Lago di Genezaret, citato solo da Giovanni (in diverse occasioni). Giovanni -spiega il prof. D’Andria- racconta come Filippo sia entrato nel gruppo degli apostoli fin dall’inizio (fu il quarto dopo Giacomo, Giovanni, Andrea e Pietro) della vita pubblica di Gesù, chiamato direttamente dal Maestro. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che Filippo era presente con gli altri al momento dell’Ascensione di Gesù al cielo e il giorno di Pentecoste quando si verificò la discesa dello Spirito Santo, il resto delle informazioni proviene dalla tradizione: «dopo la morte di Gesù, gli apostoli si dispersero in giro per il mondo per diffondere il Messaggio evangelico. E secondo la tradizione e antichi documenti scritti dei Santi Padri, sappiamo che Filippo svolse la sua missione in Scizia, nella Lidia, e, negli ultimi anni della sua vita, a Hierapolis, in Frigia. Policrate, che verso la fine del secondo secolo era vescovo di Efeso, in una lettera scritta a Papa Vittore I, ricorda i personaggi importanti della propria Chiesa, tra cui gli apostoli Filippo e Giovanni. Di Filippo dice: ‘Fu uno dei dodici apostoli e morì a Hierapolis, come due delle sue figlie che invecchiarono nella virginità…. Altra sua figlia… fu sepolta in Efeso». La scoperta dunque, conferma ovviamente le informazioni di Policrate -già ritenute attendibili dagli storici- ma anche quel che viene tramandato dalla tradizione cristiana.
Filippo morì nell’anno 80 dopo Cristo, quando aveva circa 85 anni, martire per la sua fede, crocifisso a testa in giù come San Pietro, venne quindi sepolto a Hierapolis. Nell’antica necropoli di quella città fu trovata una iscrizione che accenna a una chiesa dedicata a San Filippo, mentre in una data non precisata, il corpo di Filippo venne portato a Costantinopoli per sottrarlo al pericolo di profanazione da parte dei barbari. E nel sesto secolo, sotto Papa Pelagio I, trasferito a Roma e sepolto, insieme all’apostolo Giacomo, in una chiesa appositamente edificata per loro (oggi si chiama chiesa ‘Dei santi apostoli’).
Nella bella intervista, l’archeologo racconta gli emozionanti passi compiuti per arrivare all’incredibile scoperta, spiegando quali siano le prove “matematiche” che hanno portato a certificare l’appartenenza della tomba trovata a San Filippo. Conclude: «il 24 novembre scorso, io ho avuto l’onore di presentare la scoperta presso la Pontificia accademia archeologica di Roma davanti a studiosi e rappresentanti del Vaticano. Anche il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, primate della Chiesa ortodossa, ha voluto ricevermi per avere i dettagli della scoperta, e il 14 novembre, festa di san Filippo per la Chiesa Ortodossa, ha voluto celebrare la Messa proprio sulla tomba ritrovata a Hierapolis. Ed io ero presente, emozionato come non mi era mai capitato, anche perché i canti della liturgia greca risuonavano dopo più di mille anni tra le rovine della chiesa. Nei prossimi mesi riprenderemo i lavori e sono certo che ci attendono altre importanti sorprese».