Il raffreddore di Amos Perbacco
E non parlerò di socializzazione- parola fredda in accademichese che non dà certo ragione degli occhi che si illuminano a Bibi quando dice i nomi dei suoi amici.
Il libro parla degli amici. Quelli che ci sono sempre e comunque. Quelli di cui senti la mancanza come un dolore. E parla di affetto e di rispetto. Socializzazione in realtà è anche questo, ma suona freddo e senza cuore, mentre gli amici sono caldi e fanno vivere il cuore.
Amos è un uomo solo e un po’ grigio. Grigio, come quando piove o quando siamo tristi. Solo, come quando qualcosa non torna nei tuoi pensieri ma non sai a chi dirli.
E Amos infatti non si confida e non parla, ma fa cose. Cose buone. Il rinoceronte ha il raffreddore? Amos ha pronto un fazzoletto. La tartaruga vuole fare una gara di velocità? E Amos è pronto a gareggiare anche se… poverino…. perde sempre! Il gufo ha paura del buoi? Forse se leggiamo una storia…
E poi arriva il giorno in cui è il povero Amos che ha preso il raffreddore. E come farà, lui tanto grigio, e sempre tanto solo?
I finali dei racconti no, ma i finali delle poesie si possono svelare.
A casa di Amos Perbacco
Amos avrà indietro moltiplicata per mille l’attenzione e la delicatezza che ogni giorno, in silenzio, lui dà al mondo.
E se il suo letto è piccolo per tutti, beh, qualcuno si stringerà un pochino!! Il più grande prenderà in collo il più piccolo e la stanza di Amos con tutti in collo a tutti avrà ancora un angolino se qualcuno di noi ogni tanto ci sentirà un po’ solo!
IL RAFFREDDORE DI AMOS PERBACCO
Premio “Caldecott Medal 2011″
Testo e illustrazioni di Erin E. Stead, Philip C. Stead
Traduzione di Cristina Brambilla
Babalibri
Questo post partecipa al Venerdì del libro, i precedenti li potete trovare qui. Questo appuntamento nasce da un’idea di Paola di Homemademma.
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