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"Il rosso e il nero" di Stendhal

Creato il 02 gennaio 2011 da Bens
Qualcuno ha scritto che "il Rosso e il Nero" è il romanzo perfetto. Nulla potrebbe rendermi più placidamente concorde. Stendhal, e questo libro in particolare, hanno il merito di avermi trascinata per i capelli fuori da quel vorticoso trip in cui Simenon con Maigret, mi aveva psicofisicamente risucchiata.  Quando tra i 15 e i 16 anni lessi l'ultimo romanzo su Maigret che mancava alla mia collezione, mi sentii persa. Pensate se Pablo Escobar avesse scelto la strada di Gesù? Cosa ne sarebbe stato dei milioni di tossici americani che finanziavano le sue opinabili operazioni? Io a 16 anni ero il cocainomane che tirava la tonaca nera di frate Pablo, sebbene in modo più dignitoso supplicavo Dio Google di rintracciare un ultimo scritto di Simenon, e non avrebbe fatto nulla se fosse stata una cagata atomica. Poi mi regalarono "il Rosso e il Nero", e tornai a vivere, scoprendo che i cugini francesi potevano vantare altri nomi oltre a Simenon, e anche altre storie. Poi dopo Stendhal cominciai ad abusare dei due Dumas e di Flaubert, ma a quel punto mi ci volle qualcosa di veramente forte per smettere: fu lì che scoprii come la tequila avesse delle qualità terapeutiche.
Insomma questo libro mi ha salvato dal diventare un'ameba, impedendomi di ridurmi ad un surrogato del nerd lobotomizzato dalle repliche di "Maigret" con Gino Cervi.
Io ho un odio devoto per Julien Sorel, lo detesto come detesto quell'aborto clandestino del mio vicino di casa. La sua trasposizione letteraria è così fedele all'esecrabile moralità di tanti esseri (sfortunatamente) viventi che finisci per odiarlo sul serio. Dispotico scalatore sociale, ambizioso e assetato di gloria. Senza scrupolo seduce quella povera anima della Mthilde de Renal, che guarda caso scopre di amare veramente solo dopo aver tentato di mandarla al creatore. Ovviamente questo accade dopo averla abbandonata a sguazzare nello scandalo dell'adulterio ai danni di quell'inutilità umana di Monsieur de Renal.
Ma la fame di successo di Julien è troppo avida per potersi saziare con una sordida relazione clandestina. Vuole di più. E trova una giovane donna dal baule pieno di danaro, Mathilde de la Mole, che da brava scema non può non cedere al David Lee Roth di Francia. Ma il grillo parlante era una prerogativa di Collodi?
Comunque, Julien non fa una fine allegra, la sua testolina rotola giù da una ghigliottina, amorevolmente raccolta dalla de la Mole, mentre la Renal si spenge tre giorni dopo, per la disperazione.
Meraviglioso. Sono 555 pagine di conturbante fascino, sottili, psicologicamente inappuntabili, vivaci, bellissime. Sorel e le due Mathildi vengono fatti vivere con la stessa minuzia nel dettaglio di un miniaturista medioevale. Sono imbalsamati in tutta la loro profonda, comprensibile e fallibile umanità. Sono una feticista dei romanzi d'appendice (ma ho il terrore delle lumache che è certamente più strano no?!) e "il Rosso e il Nero" è il romanzo perfetto per davvero.
Dovreste leggerlo tutti, potrebbe salvare le vostre peccaminose anime dalla lettura dell'ennesima maledetta autobiografia di qualche inetto personaggio televisivo. Buona lettura. B.

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