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Il ruolo super-partes degli Utah Jazz

Creato il 19 febbraio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Con un’analogia piuttosto calzante si può paragonare il campionato NBA alla classica maratona: all’inizio della competizione tutti partono appaiati, ci si guarda con sospetto e si fa il proprio gioco, cercando di non scoprire in anticipo le proprie carte.
C’è poi un momento (che nell’NBA corrisponde al weekend dell’ All-Star Game) dove nella stessa competizione iniziano due gare parallele, quella che vede coinvolti i battistrada in lotta per il titolo ed una seconda gara, quella fatta dagli inseguitori che animano la competizione spesso molto più del gruppo al comando della corsa.
Per Golden State Warriors, Houston Rockets, Portland Trail Blazers, Los Angeles Lakers e Utah Jazz l’obiettivo più che vincere la corsa è quello di strappare l’ultimo posto sul rapido che porterà la Western Conference nel paese dei Playoff.

E fino a questo momento gli Utah Jazz si sono ritagliati il ruolo perfetto del direttore di gara, arbitri della contesa che vedrà contrapposti i Warriors di Step Curry (al sesto posto) ed i Rockets di barba-Harden (ottavi) e quindi virtualmente qualificati, ai baby-Blazers di LaMarcus Aldridge (attualmente noni) ed ai sempre enigmatici Lakers del Black Mamba.
Un ruolo, quello della squadra mormone, già ricoperto l’anno scorso, quando riuscirono ad artigliare un ottavo posto che affossò le speranze di post season di Rockets e Suns, posizionamento non certo gratificante considerando i fasti dell’era Jerry Sloan –  Deron WilliamsCarlos Boozer (senza scomodare la coppia play – pivot più importante della storia Jazz), e che è da considerarsi come un periodo di transizione, definizione formale quando si vuole intendere che i soldi da investire non sono sufficienti ad allestire una squadra con ambizioni importanti.

Ma anche se il viaggio verso i playoff non è in business class, i giovani Utah Jazz non si rassegnano certo ad un ruolo di anonimato nei bassifondi della classifica, sopratutto perchè il gruppo gestito da coach Tyrone Corbin non è poi così povero di talento come si attenderebbe da una squadra in attesa di tempi migliori.
Attorno ai due signori del pitturato Paul Millsap ed Al Jefferson indatti, si notano giovani di prospettiva come Gordan Hayward ed Alec Burks, senza dimenticarsi dei due diamanti grezzi Derrick Favors ed Enes Kanter.
Va comunque considerata come la situazione contrattuale di Millsap e Jefferson (entrambi con il contratto in scadenza) renda ancor più incerto, e quindi da ammirare, il cammino dei Jazz in questa regular season.

Sul primo prende corpo l’idea di uno scambio alla pari o quasi con i Clippers, che manderebbero nello Utah il discepolo di CP3 Eric Bledsoe, pronto a mettere in pratica gli insegnamenti del maestro.
Mentre sul secondo al momento siamo fermi ai dialoghi informali con i Phoenix Suns, disponibili a coinvolgere Jared Dudley, Marcin Gortat e Markieff Morris in uno scambio che porti in Arizona Jefferson e Hayward.

Tenendo conto quindi dei rumors di mercato Utah corre il serio rischio di complicarsi ancor più la vita considerando che, nella migliore delle ipotesi, uno tra Millsap e Jefferson preparerà le valigie. E dover fare questo genere di riflessioni nel momento più delicato della stagione è tutt’altro che un toccasana, benchè si possa interpretare questi fatti come un evento con la quale si può verificare la bontà del progetto tecnico portato avanti nelle ultime stagioni, quando ci si allenava consci del fatto che la vera maratona inizia a Febbraio.


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