Vivo in una provincia maltrattata, ma piena di eccellenze che purtroppo fanno fatica ad essere valorizzate, vivo in una terra che ha sempre fatto dei suoi prodotti un vanto, ma che se li è sempre tenuti stretti, come fossero dei segreti da non rivelare. Sono nata in una piccola città piena di storia, che ha sempre commerciato molto, che ha portato i frutti della sua terra sui mercati romani e che poi, per errore, deve esserseli dimenticati lì. E allora vorrei partire proprio da qui, da dove affondano anche le mie di radici per raccontarvi quali prodotti mi piacerebbe fossero raccontati, con la passione che ci contraddistingue, tra i banchi del Salone del Gusto.
- La Tiella di Gaeta: prodotto da forno simbolo della mia città, la ricetta originale non è facile da trovare, sta diventando un prodotto da rosticceria, da supermercato, cosa che la allontana enormemente sia dai sapori originari, sia dalla sua storia, portandola più verso una focaccia ripiena di semplicissima fattura. Ne ho già parlato qui nel mio blog, proponendo anche una delle ricette casalinghe che più si avvicinano alla vera tiella di Gaeta. Se proprio una scelta deve essere fatta tra i ripieni tradizionali, devo dire di preferir senza alcun dubbio quella di polpo, che lascia incontrare il mare con i pomodori, le olive, il peperoncino e l'olio quello buono, certo se non l'avete mai mangiata, e parlo di quelle buone, io vi consiglio di assaggiarle tutte ;)
- Le Olive Bianche di Gaeta: è un'oliva dalla forma ovale, molto carnosa che viene raccolta prima della maturazione finale e conservata in una particolare salamoia. Si chiama bianca perchè essendo, appunto, dello stesso cultivar dell'oliva nera di Gaeta, viene raccolta prima che viri sul nero assumendo un caratteristico colore rosato. E' caratterizzata come vi dicevo da una polpa molto soda e dal distacco netto dal nocciolo, è molto salina, con uno spiccato sentore vinoso, dalle mie parti si consuma sia intera che "spezzata", cioè incisa e condita con peperoncino, aglio e prezzemolo. Le prime notizie scritte delle olive nel territorio di Gaeta risalgono addirittura a Virgilio, che nell'Eneide racconta che i marinai di Ulisse approdando sulle coste gaetane, scorsero nel mare delle piccole frutti che galleggiavano, insomma la storia ci racconta delle olive conservate in salamoia :)
- I pomodori Spagnoletta: nascono da una pianta piccola, che cresce soltanto nei comuni di Gaeta e Formia, molto più bassa delle altre piante di pomodoro. Produce un pomodoro costoluto e saporitissimo che si consuma principalmente crudo, è un pomodoro sodo e salino, sarà perchè cresce sulla sabbia proprio di fronte al mare. Con il passare del tempo, non essendo un pomodoro adatto alla grande distribuzione, ha trovato sempre meno spazio sui banchi del mercato, tanto che se ne erano addirittura persi i semi, che per fortuna vengono ancora oggi selezionati da un esperto locale che ha preso a cuore questo pomodoro
- La Salsiccia di Monte San Biagio: è di una bontà impressionante, non macinata ma battuta a coltello a grana grossa, non è molto grassa, contiene solitamente il 20% di grasso, è profumata con cumino, peperoncino e vino moscato di Terracina, insaccata in budello naturale e lasciata asciugare per circa un mese. Si consuma sia così, dopo la cottura naturalmente, che affumicata con il legno di lentisco e conservata sott'olio. Anche questo prodotto è fortemente radicato nella storia del suo territorio e ci parla di allevamenti, pastorizia, transumanza e delle dominazioni che hanno portato le spezie.
- Il broccolo Sezzese ( broccolo Sino ): è un broccoletto che viene coltivato soltanto nel comune di Sezze, dove cresce da tempo immemore, è diverso dagli altri tipi di broccoletti che si coltivano in tutte le zone limitrofe, ha una foglia allungata, molto meno frastagliata e molte infiorescenze, da cui deriva, in dialetto, il loro nome "simi" perchè appunto producono molti semi. I semi sono quasi introvabili perchè la coltivazione è soltanto casalinga, quindi ogni contadino si conserva il seme per l'anno successivo. Sono molto amari ed hanno pochissimo scarto, solitamente si consumano insieme alle salsicce accompagnati dalla polenta
- Le Coppiette di Bassiano: le coppiette sono appunto delle "coppie" di carne condita ed essiccata che ha avuto un notevole successo in tutte le fraschetterie romane e dei castelli, gli osti ne mettevano a tavola molte e vendevano vino a fiumi. La particolarità delle coppiette che producono, invece, in questo piccolo paese in provincia di Latina è l'artigianalità, sono ancora rigorosamente tagliate a mano e prodotte da maiali allevati allo stato brado, lasciate a macerare con coriandolo, semi di finocchio, peperoncino macinato, sale e vino, massaggiate a mano e lasciate asciugare naturalmente senza l'ausilio di camere di essiccazione.
- Il Sedano Bianco di Sperlonga: è una qualità di sedano coltivata nei comuni di Sperlonga e Fondi, introdotta nella zona dei pantani subito dopo la bonifica, alla fine degli anni '60, è stato uno dei prodotti che ha contribuito a riqualificare le aree bonificate. Il terreno calcareo gli conferisce delle proprietà particolarissime, è dolce, molto tenero, quasi privo della caratteristica fibrosità del sedano comune
- La Lenticchia di Ventotene: una delle isole pontine, di una bellezza che toglie il fiato, ancora selvaggia e avvolta dalla macchia mediterranea, ebbene su questa piccola isola, esistono delle piccole coltivazioni di lenticchie che risalgono a quanto pare addirittura ai romani, le lenticchie isolane hanno delle caratteristiche speciali e quelle di Ventotene non sono da meno. Semina e raccolta vengono fatte ancora a mano.
- Il Caso Peruto, (letteralmente formaggio perduto, avvizzito), è un formaggio a latte ovino e caprino, ottenuto con caglio vegetale di cardo, come la maggior parte di formaggi di origine romana, viene fatto riposare in fuscelle di giunco, lavato spesso con una soluzione di aceto e olio, quindi viene fatto stagionare in foglie di pimpinella, chiuso dentro orci di terracotta con tappi di sughero. La stagionatura dura dai sei mesi ad un anno.
- Le fragoline di Nemi: paesino affacciato sull'omonimo lago di origine vulcanica e circondato da bellissimi boschi, nei quali si trovano queste piccole fragoline, che i contadini locali trapiantano su terreni limitrofi e le portano a maturazione. Pare fossero conosciute già ai tempi dei romani, le piantine sono molto piccole e delicate, quindi la cura ne era affidata alle donne, le "fragolare". Il microclima dato dal vicino lago permette a questi piccoli e dolcissimi frutti rossi di crescere tutto l'anno :)
Questa è la mia speciale top ten, quello che mi piacerebbe fosse rappresentato e invece non lo è, domani la mia ricetta con uno dei prodotti dell'Arca del Gusto Slow Food, il peperone di Senise