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Il salvadanaio, la vespa e la matricola

Creato il 26 gennaio 2011 da Paperoga

Il salvadanaio, la vespa e la matricola

L’anno nuovo per me comincia a settembre. I bioritmi scolastici mi sono rimasti dentro a circolare nel sangue, che volete farci, così tanto che il vero capodanno per me coincide sfasato con il grande rientro di settembre. Lo scoccare dell’anno solare arriva solo in seguito, in sordina, sopravvalutato, in ritardo di 4 mesi. Della simbologia del capodanno, ivi compresi botti oroscopi e mutande rosse, me n’è sempre importato cazzi. Tant’è che il mio San Silvestro perfetto è una cena casalinga a sfondarmi di film fino alle 4 di mattina, mentre fuori la gente dà di matto senza motivo rimettendoci arti e dignità.

Ecco dunque che i buoni propositi per l’anno nuovo io li formulo a fine agosto / inizio settembre. Non solo, ho anche delle tradizioni consumate che celebrano la nuova annata. Altro che botti o zampone e lenticchie: da circa 6 anni, ad inizio settembre, inauguro un nuovo salvadanaio. Di quelli vecchi, di coccio, che si rompono solo a martellate. Durante il resto dell’anno, ogni volta che mi ritrovo monete da 1 o 2 euro in tasca (vietato il conio dai 50 centesimi in giù)  ce le metto dentro. Ad agosto il salvadanaio viene rotto, nel fragore di una martellata secca e ben assestata i cocci si fanno da parte e mostrano il piccolo tesoro, e date le monete che ci inserisco non ci sono mai meno di 300 euro. In sei anni co quei dindini ho comprato ora una macchina fotografica, ora una Xbox, ora ho foraggiato un viaggio in Provenza. La mia personale tredicesima arriva dunque ad agosto, sì da concedermi qualche piccolo sfizio in moneta sonante, con la felicità sul volto del macellaio o del droghiere che mi cambia volentieri centinaia di cucuzze in cambio di tutto il mio oro.

Quest’anno, per tagliarla corta, i buoni propositi si condensavano in 3 obiettivi precisi da realizzare entro agosto 2011:

1) Tornare a giocare a tennis.

Non mi prolungo troppo nel mio amore sofferto per il tennis, ci potrei fare 6 post diversi. Diciamo che non gioco da 10 anni, a) perchè nessuno stronzo tra i miei conoscenti sembra essere interessato a fare due palleggi con me, b) perchè i corsi di tennis costano cari e per pagarmeli dovrei rinunciare a comprarmi il cibo; c) ma soprattutto perchè sono un pigro del cazzo.

2) Portare la Vespa in Emilia.

Ho un vespone 125 degli anni ’80 chiuso nel garage paterno giù in Terronia. Non la usa nessuno, e marciva tristemente . E sì che nel suo passato glorioso mi ha scarrozzato in lungo e in largo lungo le cime tempestose dell’adolescenza, di notte di giorno d’estate d’inverno, in uno due o anche in tre. Portarla con me in Emilia è molto complicato, implica una serie di impedimenti logistici che mi hanno sempre ostacolato al grande trasbordo, tipo che  avrei bisogno di un garage perchè lasciarla fuori significa farsela inculare nel giro di tre notti, o tipo che d’inverno non la uso perchè di guidare congelato come uno Stecco Ducale a meno due gradi non ne ho alcuna intenzione. Però il sogno rimane, e quest’anno di cambi di casa preventivati mi offre l’opportunità di trovare un posticino per la mia fiammante vespa blu ,rimessa a nuovo con lo sputo, nel frattempo, dal buon padre di Paperoga.

Inutile dire che siamo a gennaio e di questi propositi non se n’è realizzato manco mezzo. Il tennis continua a costare caro e le teste di cazzo da cui sono circondato non sembrano solleticate dall’idea di farsi una schifosa ora di tennis a settimana con me. Non ho ancora cambiato casa, cosa che però avverrà presto, e dunque la Vespa aspetta esitante a nel garage terronico.

3) Un proposito però l’ho realizzato, ed era sicuramente quello più coraggioso, folle, avventuroso, autolesionista, romantico e ambizioso: dopo una laurea, un dottorato, il precariato, il lavoro gratis, il lavoro intermittente e poi finalmente un lavoro sicuro, mi sono nuovamente iscritto all’università.

Ps anticipato:  risparmiatevi i commenti del tipo A (ma sei un coglione, ma chi te l’ha fatta fare, ma cazzo goditi la vita, ma ti mancava così tanto quel mondo di pazzi, ma spenditi i soldi delle tasse a puttane) e del tipo B (ma che bello, com’è romantico, ma come sei bravo, cavoli che invidia, potessi farlo anche io lo farei).

Riprendiamo: la scelta della facoltà è caduta fatalmente sul corso di studi scartato 16 anni or sono a favore della maledetta (e ahimè ben più pratica) giurisprudenza. Sono dunque una matricola iscritta al corso di laurea in storia, con tanto di libretto, piano di studi, sconti al cinema, libri da studiare, esami da sostenere. Ad agosto ho rotto il mio salvadanaio e ci trovato 400 euro, con cui ho pagato quasi tutta la prima rata dell’immatricolazione. Da settembre studio in treno, in attesa dal medico, o in coda alle poste, in vista dell’esame di storia greca di fine febbraio. Ad inizio febbraio comincerò a frequentare il corso di storia romana. Se il blog piange e conta meno post del solito, da qualche tempo, prendetevela con Atene e Sparta, con Alessandro Magno e con Alcibiade.

Riguardo alle sensazioni, non è proprio come essere in “Peggy Sue si è sposata“, ma il sapore di ritorno al passato compiuto con la saggezza e l’esperienza di adesso  è avvertibile e non del tutto spiacevole. Posso prendermi delle rivincite con alcune scelte fatte, tornare indietro sui miei passi, togliermi piccole soddisfazioni, e sopratutto fare quello per cui ho scelto di iscrivermi: tacchinare le sprovvedute ventenni spacciando i miei anni e la mia barba da ultratrentenne per esperienza di vita.

Lo so, non sarei molto originale, c’è già chi di questa tattica ne ha sublimato e perfezionato i meccanismi, ed io in confronto al bunga bunga posso opporre ben poco. Ma date tempo al tempo. Fatemi arrivare in facoltà seduto su una vespa anni ’80, e fatemi sfoggiare le vecchie promettenti doti tennistiche dei sedici anni che furono, e poi anche io potrò permettermi un harem.

Mi troverete lì, in qualche festa universitaria in stile confraternita, fuori controllo, sdraiato su un patrizio triclivio, con l’uva un mano, l’alloro in testa e un gineceo di studentesse a sollazzare le mie regali gozzoviglie.



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