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E’ di ieri la notizia che la Chiesa Cattolica ha avviato il processo di beatificazione di Don Giuseppe Puglisi.A quasi vent’anni dal suo omicidio, credo che sia opportuno spendere due parole su questo grande uomo.La prima vera esperienza di Padre “Tre P” (così lo chiamavano affettuosamente i suoi allievi) fu, tra il 1970 e il 1978, a Godrano. Questo paesello sperduto a 500 metri d’ altezza e con soli 1200 abitanti è uno dei posti simbolo per la storia della Mafia. Dal 1901 al 1960 furono registrati ben 45 omicidi, oltre a furti, incendi e distruzione di mandrie di animali. La carneficina era effetto di una faida, ossia, per usare una definizione di Vincenzo Ceruso (grande studioso del fenomeno mafioso), “una catena di morti in cui ogni anello pretende il suo corrispondente”.Padre Giuseppe, ricorrendo al dialogo e facendo leva sugli anelli più deboli della catena (donne e bambini), riuscì a riportare la pace tra i due gruppi familiari in guerra (i Barbaccia e i Lorello).Il 29 settembre del 1990 Don Pino venne nominato parroco di Brancaccio, la zona di Palermo della quale era originario.La grandezza di quest’ uomo non si può capire a fondo se non si conosce il contesto in cui decise di portare avanti la propria missione.Brancaccio è sempre stato considerato il “laboratorio di sviluppo” della Mafia (basti pensare che i ladri sono costretti a pagare il pizzo per poter “lavorare”) ed è la zona in cui boss del calibro di Matteo Messina Denaro e dei Fratelli Graviano mossero i primi passi.Ebbene, nonostante uno scenario del genere, Padre Giuseppe decise di dare un’alternativa ai tanti ragazzi che, per l’assenza dello Stato (Brancaccio era l’unico quartiere di Palermo senza una scuola media), crescevano in mezzo alla strada e quindi a stretto contatto con la criminalità organizzata.Riuscì ad ottenere i primi importanti risultati e fu per questo che Cosa Nostra decise di porre fine alla sua opera.Incaricato dell’omicidio fu Salvatore Grigoli (personaggio che a trent’anni aveva già ucciso 40 persone) che, il 15 settembre del 1993, mise una pietra tombale sulle speranze di cambiamento di molti ragazzi palermitani.Interessante è il passaggio di un’intervista rilasciata anni dopo dallo stesso Grigoli:“Don Puglisi era nervoso, guardingo?”“No. Era tranquillo. Spatuzza gli tolse il borsellino e gli disse: <>. Lui rispose: <>. Lo disse con un sorriso. Un sorriso che mi è rimasto impresso”.“Il sorriso di un Santo?”“Non ho esperienza di Santi. Quello che posso dire è che c’era una specie di luce in quel sorriso. Un sorriso che mi aveva dato un impulso immediato. Non me lo so spiegare: io già ne avevo uccisi parecchi, però non avevo mai provato nulla del genere”.Ora, io non so dire se Padre Peppino Puglisi sia un Santo. Posso però sicuramente dire che è stato un uomo di grande coraggio che ha saputo scegliere di stare dalla parte giusta. E per questo motivo il suo ricordo deve sempre essere tenuto vivo da tutti noi.
Carlo Battistessa
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