Era caduta la prima neve a Roma. Per tutti doveva essere una giornata magica accarezzata dal cadere lento dei fiocchi e allietata dalle risa dei bambini che si rincorrevano tirandosi palle di neve morbida e fresca. Ma non è stato così per tutti, e a dirla tutta, nemmeno per Roma stessa.
A rompere quell’incantesimo era stato il padre di un bambino di appena 16 mesi che, dopo una lite con la compagna, ha preso il piccolo e sporcando con i suoi passi il manto candido della Capitale, in un momento di raptus, ha gettato il piccolo Claudio nelle gelide acque del Tevere.
Le ricerche di quel bambino non si sono mai fermate da quella dannata mattina del 4 febbraio scorso e lui, Patrizio Franceschinelli, il papà/carnefice aveva successivamente detto al giudice di non riuscire a trovare pace. Quelle ricerche non avevano mai prodotto alcun risultato, o forse, solo quello di tenere vivo un filo di speranza. Pazzo poter pensare ad un miracolo.
Ma i miracoli si sa, devono contenere un’alta dose di impossibilità.
Oggi che è arrivata la primavera, è stato il fiume a restituire un corpicino, a soffiare su quella speranza o forse a dar pace a quella piccola anima. Il corpo di un bimbo è riaffiorato nelle acque del Tevere a Fiumicino. Potrebbe trattarsi del corpo del bimbo. Ma la certezza (anche se vicina) arriverà dopo i vari accertamenti.
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