Io con Antonio Manzini
Rocco Schiavone, nasce dalla penna di Antonio Manzini, penna mo…considerato che oggi si fa tutto al pc, diciamo che nasce da un foglio word del suddetto scrittore. Nato e cresciuto a Trastevere, il nostro vicequestore, proveniente dal commissariato Cristoforo Colombo di Roma, odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo ma per motivi “disciplinari” viene trasferito ad
Rocco è protagonista dei racconti presenti nelle antologie poliziesche Capodanno in giallo, Ferragosto in giallo e Regalo di Natale, pubblicate da Sellerio e, di ben tre romanzi di Antonio, “Pista Nera” e la “Costola di Adamo”, l’ultimo in ordine di uscita è “Non è stagione“, pubblicato a gennaio di quest’anno. Aosta
Non è stagione
Rocco è un tipo tremendo, e sicuramente ha gia’ rubato il cuore alle numerose fan e di Alfredo Ricciardi, e di Guido Guerrieri, è un tipo che, o lo odi o lo ami, ma comunque, si fa voler bene e, soprattutto leggere, nelle sue straordinarie avventure, che incuriosiscono il lettore e lo fanno spesso anche sorridere.
In questo terzo romanzo, il nostro è alle prese con una serie di avvenimenti che si ricollegano al rapimento di una diciottenne. La mia passione, in ogni romanzo che leggo, è quello di ritrovare un legame, nesso, appiglio con la gastronomia, e divorando il romanzo di Manzini in sole tre notti, l’ho trovato.
C’è infatti, una grande disquisizione sul tramezzino fatta da Rocco, al suo ispettore Italo Pierron, che vi voglio riportare:
“Ecco, se c’è una cosa che mi manca sono i tramezzini. Questa è la giornata perfetta per un tramezzino. Ma dovremmo essere a Roma per avere un tramezzino». Oddio no, pensò Italo. A cadenza bisettimanale doveva sorbirsi la solita cantata” “di Rocco Schiavone per nostalgia e voce. «I tramezzini sono una cosa seria, Italo. Non si scherza col tramezzino. Pane bianco, rigorosamente bianco. Sono ammessi tonno, carciofini, pomodori, insalata di pollo, spinaci e mozzarella. Personalmente non amo gamberetti e formaggi e men che meno il prosciutto. Secondo me il tramezzino al prosciutto passa di diritto fra i toast. E la maionese deve” “essere fatta in casa, leggera e giallo chiaro. Ma soprattutto il tramezzino, e questo ficcatelo bene in testa una volta per tutte Italo, il tramezzino deve essere tenuto in fresco sotto i tovaglioli umidi. Se entri in un bar e li trovi avvolti nel cellophane scappa via! Non sono tramezzini. Sono cadaveri, roba in putrefazione! Il tramezzino deve riposare sotto il cotone umido. Articolo 3 della Costituzione».” “Articolo terzo della Costituzione? Ma che dici?». «Costituzione romana. Vuoi che ti reciti i primi due? Il primo dice: non andare in giro a rompere i coglioni. Il secondo: mai fare in macchina il Lungotevere di sabato sera. E il terzo: il tramezzino riposa sotto il tovagliolo umido». «L’hai scritta tu?».” Estratto di: Manzini, Antonio. “Non è stagione.” Sellerio, 2015-01-11T23:00:00+00:00. iBooks.
L’uso del pane imbottito risale all’antica Roma.
Infatti a Roma, nel quartiere che corrisponde a quello dell’antica Suburra, esisteva la Via ’panisperna’ nome che indicava in latino pane e prosciutto, adatti per una rapida colazione di mezzogiorno.
Gabriele d’Annunzio
Il tramezzino sostanzialmente, spesso viene utilizzato da chi lavora e ha poco tempo per la pausa pranzo, deriva da tramezzo, che è posto tra due cose, che divide.
Il termine tramezzino fu coniato da Gabriele D’Annunzio durante il ventennio fascista per sostituire il termine inglese sandwich.
Nacque nel 1925 nello storico Caffè Mulassano di Torino, che creò la versione italiana dell’inglese sandwich.
I proprietari provenienti dagli Stati Uniti la importarono a Torino, il pane che si utilizzava era quello per la preparazione dei toast.
L’idea piacque, ed ebbe un notevole successo ed i soffici panini, senza essere tostati, imbottiti con insalata, salmone, uova sode o salumi, venivano serviti, e furono chiamati tramezzini per eliminare quell’anglicismo malvisto in epoca fascista.
Tramezzino burro e acciughe
Il tramezzino è di forma triangolare ed è composto da uno o piu’ strati di morbido pancarrè sovrapposti e talvolta imburrati o spalmati di maionese, la farcitura poi è dovuta al gusto personale. Vittorio Emanuele II di Savoia ne amava già una versione precedente, imbottita con il burro e le acciughe.
Fu l’aristocratico inglese John Montagu, IV conte di Sandwich, che non riuscendo a staccarsi neanche per desinare, dalle sue partite a carte e gare di golf, si era abituato a mangiare al tavolo da gioco o sui campi e, qui, gli venivano serviti panini ripieni di roast beef appositamente preparati per l’occasione.
John Montagu IV conte di Sandwich
Ma la realtà è ben diversa, John Montagu era si’ molto impegnato, ma era anche un politico e un diplomatico prima di essere un giocatore ed erano probabilmente le importanti questioni di stato a non permettergli di lasciare la sua scrivania.
In ogni caso, il sandwich prese il suo nome divenendo famoso in tutto il mondo. Anche le Isole Sandwich prendono il suo nome fu infatti l’esploratore James Cook a chiamarle cosi’ in suo onore quando lui era ancora in vita (1778). L’aggettivo “australi” o “meridionali” fu aggiunto in seguito per distinguerle dalle Isole Sandwich (le attuali Isole Hawaii).
Tramezzino
Comunque, qualunque sia la sua storia, il tramezzino è sempre molto apprezzato per uno spuntino o un pranzo veloce e non passa mai di moda.
Pan carrè o pane in cassetta
Il pane per tramezzini è un pane che si trova facilmente al supermercato o dal salumiere imbustato, sotto forma di fette rettangolari prive di cornicioni, da non confondere con il pancarré.
Se volete potrete cimentarvi con questa ricetta recuperata dall’interessantissimo sito di Misya
Ingredienti:
- sale,
- 250 centilitri di latte,
- 250 centilitri d’acqua,
- 80 grammi di burro,
- 750 grammi di farina,
- un cubetto di lievito di birra
- 4 cucchiaini di zucchero
Pane in cassetta
Esecuzione: Una volta raccolti gli ingredienti sciogliete il lievito nel latte e nell’acqua adeguatamente scaldati e mescolati insieme agli altri elementi sovra indicati.
Al composto aggiungete la farina per ottenere un impasto più liscio e meno umido. Ora bisogna aspettare che il pane lieviti raggiungendo il doppio del volume rispetto a quello iniziale.
Va impastato nuovamente e diviso in due stampi lasciando lievitare fino ai bordi, poi mettete in forno a 200 gradi per una quarantina di minuti circa.