di Piero Tieni
Eh sì, proprio di delusione bisogna parlare. Perché ci si era davvero illusi che si trattasse dell’ennesimo esempio di legaiolo da combattimento. Chessò, un Borghezio fai in fretta a sistemarlo, tali e tanti sono i luoghi comuni razzisti e viscerali sui quali campa oramai da anni; un sindaco di Adro è talmente esagerato che alla fine batte tristemente in ritirata rincorso solo dalle sue stesse idee malsane; un Castelli è così macchiettistico che può sempre venir buono per un film dei Vanzina; il penoso re Umberto lo lasci lì tra i gestacci, pernacchie e parolacce perché così ti ricorda che al mondo c’è sempre e comunque bisogno di pietà e compassione. Ma come si fa a infierire sul Trota delle Invasioni barbariche? Non particolarmente cattivo, non particolarmente intelligente, non particolarmente definito. Un Trota per caso potremmo dire, un ragazzino confuso e felice. Nemmeno un guizzo, una battuta sagace, un pensiero salace. Il vuoto, una noia mortale. Dice che gli piace Obama, saltando a pie’ pari la distinzione che passa tra un progressista ed un reazionario; esibisce la sua amicizia col bingo bongo Balotelli, ignaro che molti dei suoi lo apetteranno fuori col bastone; dichiara che non ha nulla contro gli omosessuali, anzi (?), facendo strame in un secondo di anni ed anni di celodurismo paterno; si emoziona e dice papà anziché un più distaccato mio padre, memore del fatto che a lui deve tutto; afferma con noncuranza di guadagnare circa 10.000 al mese, senza il pudore di nascondere che li deve solo al nome che porta; quando gli si chiede quali siano i suoi valori (i tanto declamati valori!), ci pensa e dopo una lunga riflessione dice l’onestà, poi sollecitato nel tentativo di tirarne fuori ancora uno, viene colto dal panico per dover pensare ancora qualcosa ed afferma… hem… l’onestà; alla domanda sul perché qualche anno fa i suoi riccioli fecero capolino dal balcone al quale era affacciato il papà e gridò viva la padania, non è che risponde dicendo perché la padania e blàblàblà… no, dice perché era la prima uscita di papà dopo la malattia (??); alla questione poi sul perché non gli piaccia l’inno nazionale dice che quel “schiavi di Roma” proprio non lo sopporta, ignorando il fatto che sia La Vittoria ad essere schiava di Roma guerriera e vittoriosa e non i popoli, tanto meno quello padano che è un’invenzione di recente conio. Insomma, contro il malgoverno della Lega romana puoi opporre programmi alternativi, contro i politicanti del partito della patacca padana puoi squadernare tutte le contraddizioni che si portano addosso, agli uomini in cravatta e pochette verde puoi dire di prendersela con se stessi perché governano almeno da 10 anni, ma come fai a prendertela col Trota per caso? E’ solo il caso più eclatante dell’ennesimo figlio di padania che vive agiatamente a spese del contribuente.