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Prosegue anche oggi la fase di sospensione dell'informazione italiana sul progresso delle manovre anticrisi che il governo italiano e i suoi omologhi europeo stanno mettendo in campo, o dovrebbero mettere in campo per riuscire a risollevare le economie del vecchi continente.
Non che manchino notizie su come progrediscono, o non progrediscono, le cose, ma ci si limita a dare dei semplici comunicati, senza che nessuno organo d'informazione trovi il modo, il coraggio e la capacità di analizzare il merito delle cosiddette riforme che stanno per essere varate e sopratutto valutare se sono in grado almeno di alleviare il peso della crisi che pesa sul paese.
Inutile dire che i titoli di prima pagina dei quotidiani e dei telegiornali sono ancora tutti occupati dal disastro della Costa Concordia, con oggi l'entrata in scena della misteriosa donna bionda, che per qualche ora non solo l'ha fatta da padrona nelle cronache nazionali, ma sembrava quasi essere la causa scatenante l'affondamento della nave da crociera.
La donna del giorno
Scoperto ora che la signora Domnica Cemortan era solo un'impiegata della compagnia ed era imbarcata regolarmente si può sperare che i media nazionali possano non dico dimenticare la sciagura, che è e rimane gravissima, ma almeno metterla in secondo piano di fronte ad una crisi economica e finanziaria che potrebbe degenerare in conflitti sociali molto seri.
Potrebbero dedicare più spazio a commentare, per esempio le dichiarazioni del governatore della Bce Mario Draghi, che ha invitato la Comunità Europea a dotarsi di una propria agenzia di rating, a quelle del premier Mario Monti, che finalmente dichiara in pubblico quello che tanti pensano, e cioè che la politica messa in piedi da Angela Merkel porterà l'Europa al naufragio, alle stime del Fmi sulla recessione globale che ci aspetta e che prevede un pil italiano in diminuzione del 2,2%, al discorso "preoccupato" del neo presidente del parlamento europeo Martin Schultz.
Tutto dimostra che le manovre del governo Monti, dalle "liberalizzazione" delle licenze dei taxi, alla deregulation delle farmacie, su cui tanto si litiga oggi, non saranno in grado di invertire la rotta dell'economia e che con la contrazione del pil i conti dello Stato rischiano di tornare ad aggravarsi nuovamente.
Ma se da noi il dibattito sulla crisi langue, aspettando un evento che la risolva per miracolo e ci si arrovella per conoscere l'identità della "misteriosa bionda" in compagnia del comandante Schettino, dall'estero ci arrivano idee e provocazioni degne di nota, come quella del professor Anatole Kaletsky riportata da il Foglio di Giuliano Ferrara, che non solo riporta la discussione sull'epicentro della crisi, che nonostante le dichiarazioni di Monti è la Comunità Europea e la sua moneta unica, ma dimostra pure come fuori dall'Italia il dibattito è ben vivo e sopratutto non si hanno remore nel criticare i potenti e che gli inglesi non accettano i diktat teutonici.
L'unica cosa certa è che, nonostante anche oggi i mercati finanziari appaiano in ripresa e lo spread de tutoli pubblici sia leggermente in calo, la situazione continui a deteriorarsi e non sono mancati i quotidiani ammonimenti delle solite agenzie di rating, che saranno pure sporche e cattive, su questo non c'è dubbio, ma se in passato hanno emesso giudizi criticabili su quelli riguardanti l'attuale panorama economico europeo, compreso quello tedesco oggi colpito dal declassamento di Commerzbank e Eurohypo, c'è poco da discutere.
La Germania non è dunque al riparo dalla crisi e la sua prosperità non può durare a lungo se gli altri paesi europei, che sono il maggior mercato delle industrie tedesche, vanno a fondo. Questa è una considerazione addirittura elementare e proprio per questo non si riesce a comprendere perché la signora Merkel è così contraria ad un impegno concreto del proprio paese nel risolvere la crisi.
Come ho già scritto altre volte il mio timore è che i tedeschi l'uscita dalla crisi (e dall'euro) lo abbiano già preparato da tempo, perché appare impossibile e non abbiano calcolato l'impatto che la crisi del resto d'Europa può avere sulla loro economia. Temo pure però che siano i governanti italiani a non aver preparato un piano b e con loro i loro colleghi degli altri paesi, tutti in attesa di un risolutivo intervento tedesco che non arriverà mai.
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