
Riceviamo e volentier pubblichiamo i quattro sì in ottava rima da Giovanni, poeta estemporaneo in quel di Prato.
Co’ i’ primo SI si fermi la rincorsa
a svender ai privati ogni servizio.
Privatizzare l’idrica risorsa
vòl dir buttassi giù da un precipizio.
Se allentano i cordoni della borsa
la mi’ esperienza dice ch’è l’indizio
che icché gli spendan ora pe’ l’acquisto
di raddoppiallo in poco gli han previsto.
Ma co’ i’ secondo SI, lo dico e insisto,
s’afferma che avé l’acqua gli è un diritto.
“Dai bere agli assetati” disse Cristo,
figurati se io posso sta’ zitto.
Che l’acqua un prezzo giusto abbia all’acquisto
e nun ci sia chi ci faccia profitto.
Se i’ conto gli è salato. si fa presto:
dalla fiscalità si piglia i’ resto.
I’ terzo SI, vi dico, gli è un bel gesto
che apprezzerà la gente d’i’ domani
perché se i’ mondo colle scorie impesto
mi scordo l’aria, l’acqua e i cibi sani.
E poi, anche se pare ‘un faccia testo,
d’i’ nuclear gli scellerati piani
‘un son nemmen pe’ i’ lucro convenienti
neanche se ‘un succedano incidenti.
Co’ i’ quarto SI si facciano contenti
color che ancora credan la giustizia
eguale per i poveri e i potenti
ed applicata bene e con dovizia.
Lo dico ai garantisti più prudenti:
‘Un si pol tollerar questa sporcizia.
Gli è pien di gente che va ‘n tribunale,
gli è ora che ci vada anch’i’ maiale.

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