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In tunisia dopo la rivoluzione

Creato il 06 giugno 2011 da Madyur

In Tunisia davanti al Ministero degli Interni , c’è un carro armato e intorno un sacco di gente che discute. Di politica. Aymen, un laureato in legge disoccupato con la faccia da campagnolo , comunica il suo scontento “Sono i giovani che hanno fatto la rivoluzione , che sono morti , ma per i giovani è tutto come prima : non c’è lavoro, né rappresentanza , c’è solo un complotto per farci fuori. Ancora una volta le decisioni le prendono i vecchi. Non è cambiato niente”

Una signore di cinquanta gli fa “Ti sbagli, una cosa è cambiata, adesso queste critiche le puoi esprimere a voci alta, quattro mesi fa ti avrebbero sbattuto in galera: la libertà non è niente”. La via del Ministero , Avenue Bourghiba, è diventata lo speakers’corner di Tunisi , lo afferma compiaciuto un vecchio signore.

A poche decine di metri di distanza protestano quelli dell’entroterra povero e i poliziotti in sciopero con un nastro rosso al braccio. Potrebbe scoppiare una rissa in qualsiasi momento dato che la Polizia ha un indice di popolarità rasoterra ; per la zelante e feroce contiguità con l’ultraventennale regime di Ben Alì , per la persistente corruzione e perché , nonostante un aumento di salario di circa 50 euro , al momento non si spreca per garantire stabilità e sicurezza.

Si sospetta una strategia della tensione nei confronti degli sporadici vandalismi , sabotaggi e disordini che turbano la quiete di un Paese per tradizione ordinato. Però , sull’avenue Bourghiba, non scoppia nulla. Una signora mostra una foto scaricata dal computer di suo fratello , un agente colpito durante gli scontri. Le immagini sono raccapriccianti e lei urla così forte che non si riesce a capire se il poveretto è vivo o morto , ma quando mostra un primo piano del congiunto con gli occhi pesti per le botte si diffonde un sospiro di sollievo : ne ha prese tante , ma è in vita.

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L’Epocale Rivoluzione Tunisina , ora , deve fare i conti con la normalità. E sono conti amari. Una rivoluzione divampata in tempo reale sui social network e sulle piazze si misura con i tempi lunghi della politica. Siamo già al terzo governo provvisorio : i primi due si sono dovuti dimettere perché ai tunisini non andavano giù i ministri dell’RDC , il partito di Ben Alì. Il nuovo governo epurato da Beji Caid si trova a fronteggiare la crisi economica , la disoccupazione, gli scioperi , il 7% del Pil rappresentato dal turismo , che rischia di andare in fumo, la frontiera calda sulla Libia che ha riversato 200 mila profughi e bloccato l’import-export e quel milione di ricchi libici che venivano nei centri benessere o nelle cliniche tunisine.

L’Alta Istanza per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione presieduta dal giurista Achour è al lavoro per portare il Paese alle elzioni del 24 luglio che eleggeranno l’Assemblea costituente : nel giro di un anno , ci dovranno essere nuove elezioni , non si sa se presidenziali e parlamentari , dipende dal tipo di repubblica che la Costituente si darà.

L’Alta Istanza è accusata di lavorare troppo in segretezza e il suo bando integrale ai membri dell’RDC suscita obiezioni di antidemocracità , anche perché ci si chiede per chi voteranno i suoi iscritti. Intanto partiti nascono come funghi. Per ora siamo a sessantina , ma i calcoli vanno aggiornati di giorno in giorno. Nelle liste , il 50% saranno donne , per consolidare una onorevole tradizione tunisina che ha abolito la poligamia e concesso il diritto di aborto. E che, anche con Ben Alì , garantiva un quarto dei seggi alle donne.

La formazione che ha più possibilità di vincere è il Parti democrate progressiste del presidente Chebbi. L’unico problema è che i giovani della Primavera araba non riescono ad entrare nell’élite politica. La minaccia è il radicamento fra i ceti più disagiati di Ennahda, il partito islamico, che non dovrebbe superare il 10-15% dei consensi.


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