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In vacanza dai nonni

Da Mercuriomalamute @mercuriomalamut

 

Pubblicato su 22 luglio 2013 da 

 

Mercurio e Ayak, due Alaskan Malamute amanti dell'acqua

Mercurio e Ayak, due Alaskan Malamute amanti dell’acqua

Ci sono poche cose che riescono a farmi sentire felice. Vedere Mercurio pieno di vita, sentirlo amato dalle persone della mia famiglia, saperlo entusiasta delle esperienze che sta facendo è una di queste.

La prima estate che passeremo insieme si sta delineando come “l’estate dei nonni”. I miei cuccioli stanno monopolizzando le vite dei nostri genitori, a fasi alterne. In ambo i casi, Mercurio si manifesta con tutto il suo “potere mercuriale”, di collegamento, ponte fra mondi, esperienza catartica di cambiamento . Mai e poi mai, infatti, i miei suoceri si sarebbero immaginati di ospitare in casa un bisonte peloso, pieno d’amore, tanto ingombrante nelle dimensioni quanto colmante nell’affetto che riesce a donare. Non rientrava nelle loro idee avere due cani all’interno della nostra camera; meno che mai, si immaginavano di accompagnarci nelle passeggiate notturne, prima della nanna, a far sfogare i cuccioli con corse a perdifiato per rubarsi un bastone o una pigna. Mia suocera non avrebbe mai creduto se qualcuno, qualche mese fa, le avesse detto che sarebbe uscita la sera, si sarebbe seduta sotto un salice e avrebbe coccolato una piccola Golden Retriever sporca di terra, erba, fango, gioia, sudore, saliva e malva. Mai e poi mai, i miei genitori si sarebbero immaginati di far coesistere nella stessa casa due gatte, un Alaskan Malamute, una piccola Golden Retriever, la loro figlia e il futuro genero. Soprattutto, nessuno di loro si immaginava di sentire, poi, una nostalgia così acuta e vivida nel momento della partenza, dopo giorni spesi ad osservare questi birboni giocare e correre spensierati, in piena campagna, lontani da ogni genere di “vagamente cittadino”.

In queste prime vacanze campagnole, abbiamo scoperto dei parchi quasi sconfinati nella periferia Sud di Roma: parchi idillio perché non ancora raggiunti dai divieti comunali rispetto al lasciare sciolto il cane. Mercurio e Sunrise hanno potuto vivere qualcosa di veramente importante e che, nella maggior parte della vita vissuta sino ad ora, non hanno mai potuto sperimentare: scendere senza collare e guinzaglio, svoltare l’angolo e trovarsi nel verde. Correre, annusare, fare i propri bisogni senza il ciclista che sbraita alle cinque di mattina, senza il runner che li schiva schifato, senza la guardia parco che ti fa la multa perché non sono al guinzaglio. Su e giù per le colline, fra i boschi di pini, nei prati selvaggi: luoghi abitati da una moltitudine di cani e di proprietari con una cultura cinofila e un approccio al cane di tutt’altro genere. Gente che sa davvero tenere un cane, che previene i potenziali pericoli, che si fa ascoltare e rispettare dei propri animali. Cani che sanno come comportarsi. Più di una votla ho visto Mercurio incontrare maschi dominanti e in tutti i casi entrambi sono stati saggi: si sono annusati, si sono detti educatamente che erano forti e, come raccontava Lorenz in un suo libro, hanno scelto la ritirata con onore, senza doversi massacrare di morsi o di ringhi per cercare una supremazia di qualche genere.

Mercurio beneficia dei risultati della cura e ci ha regalato delle soddisfazioni nell’ubbidienza e nel gioco che rimarranno per sempre nella nostra memoria. Una sera, per esempio, stavamo risalendo il bosco per tornare a casa dei nonni e abbiamo incontrato un Bracco di Weimer femmina dall’energia stratosferica. Non ho mai visto Mercurio correre così tanto, giocare “così bene”. Correva e correva e correva… e chi mai l’ha visto, prima delle cure, con così tanta energia? Giravano in tondo, si rincorrevano, poi cambiavano direzione e, se Sunrise si intrometteva in questa loro danza, entrambi la allontanavano per continuare a giocare a perdifiato. Poi, stanchi, si sdraiavano vicini senza fiato; allora la femmina di Bracco incitava Sunrise e la danza ricominciava, con Mercurio che guardava e Sunrise che correva come una pazza, con le orecchie sventolanti, la lingua penzoloni e un sorriso canino stampato sul muso. Mercurio si rialzava e tornava di nuovo a giocare con loro, proponendo legni o entrando nelle dinamiche del possesso del torsolo di pigna. Hanno corso due ore senza rendersene conto: erano sfatti dalla stanchezza eppure felici, gioiosi, scodinzolanti.

Sono felice di queste esperienze perché Mercurio e Sunrise stanno socializzando con cani equilibrati, in un luogo sereno, in cui non sono costretti a spalleggiarsi sempre oppure a fare le cose di fretta perché il commerciante si arrabbia, il tizio deve uscire dal parcheggio con l’auto attaccata all’albero-toeletta di entrambi e via dicendo. Mercurio e Sunrise ci sono stati vicino anche sulla strada, camminando senza guinzaglio e… hanno conosciuto una colonia felina con i piccoli gattini nati da poche settimane. Mercurio ha sentito l’odore del cibo e ha spiccato un balzo nel bel mezzo del cespuglio di rovi in cui questi erano nascosti e ha cominciato a scodinzolare e a guardarli giocherellone, mentre la mamma gatta gli soffiava a dismisura e i piccoli si sparpagliavano sugli alberi oppure sotto alle auto in sosta. Non ho saputo fare altro che ridere di gusto vedendo l’espressione del mio Malamute, così sinceramente desideroso di voler giocare con questi cosetti piccoli, che si mangiavano cose buone… Il bello è che non capiva perché la mamma gatta lo stava rintronando di miagolii minacciosi. Per lui era un gioco. La guardava, senza avvicinarsi, con quel musetto birbante che lo contraddistingue quando è consapevolmente felice di aver combinato qualcosa. Alla fine lo abbiamo portato via e, durante il successivo “giro della cacca”, abbiamo appurato che la povera gatta traumatizzata dal Malamute aveva spostato tutti i suoi cuccioli in un luogo non meglio definito. Mercurio è rimasto piuttosto male da questo: secondo me si stava già pregustando nuovi balzi a sorpresa. Lui ha un senso dell’umorismo speciale, soprattutto quando si tratta di fare degli scherzi oppure di invitare al gioco qualcuno! E’ riuscito a contagiare persino i nonni!

Una sera, infatti, eravamo sotto al salice e lui ha iniziato a risalire la collina. Lo abbiamo chiamato con il solito “Vieni!” e lui è venuto, ma con un modo di fare diverso…. quando si avvicinava, lo riempivamo di coccole, “Bravo!” e applausi, tanto per canzonarlo un pochino. Lui si è accorto che stavamo giocando e ha ricominciato a risalire la collina, girandosi a guardarci per vedere se “stavamo al gioco”… arrivato all’apice, noi dicevamo “Vieni!” e lui subito arrivava come un trattore che trotterella felice, correndo come una mandria di bufali impazziti per venire a prendersi i nostri baci e le nostre coccole e grattini. Poi ricominciava e così fino a notte fonda, con la coda che era tutto un movimento e gli occhi pieni di stelle. E’ bello vederlo giocare. Il peggio è passato. In tutti i sensi.


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