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Incertezza della pena: il caso Jucker

Creato il 13 febbraio 2013 da Oblioilblog @oblioilblog

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Il 20 luglio 2002 Ruggero Jucker massacra con 22 coltellate la sua fidanza Alenya Bortolotto. Dopo solo dieci anni, è di nuovo a piede libero. Merito dell’indulto e di una giustizia troppo permissiva. Un episodio che deve far riflettere.

Era una sera d’estate come le altre. Ruggero Jucker, imprenditore nel catering proveniente da un’influente famiglia milanese, si corica in compagnia della sua giovane fidanzata, un studentessa in scienze politiche, nell’elegante casa di via Corridoni, in pieno centro.

Jucker, che soffre di disturbo bipolare dell’umore, si alza improvvisamente e impugna un coltello. Alenya tenta di trovare un riparo, ma Jucker la insegue e la raggiunge in bagno. La crivella con 22 coltellate e asporta alcune parti del corpo (un pezzo di fegato è stato ritrovato in giardino). A questo punto si dà una lavata, mette a lavare i vestiti sporchi di sangue e scende nudo in strada urlando: “Sono Bin Laden”. La Polizia lo arresta immediatamente.

Jucker opta per il rito abbreviato, evitando così l’ergastolo. Il gup Guido Salvini, il 24 ottobre 2003, lo condanna a 30 anni per omicidio con l’aggravante della crudeltà, ritenuta prevalente sulle attenuanti del vizio di mente e del risarcimento alla famiglia della vittima (1.300.000 euro). 

In secondo grado, grazie al patteggiamento in Appello, la condanna scende a 16 anni anche perché il reato viene derubricato: omicidio non aggravato, le attenuanti vengono considerate equivalenti all’aggravante. Il 5 marzo 2005 la condanna diventa definita e Jucker va a San Vittore.

Come tutti i condannati per reati commessi prima del 2 maggio 2006, Ruggero Jucker ha diritto all’indulto che prevede lo sconto di tre anni. Si passa dunque a 13 anni. Grazie alla buona condotta che permette di detrarre 3 mesi di pena ogni anno trascorso in carcere, la reclusione scende a 10 anni e 6 mesi.

L’ultimo periodo Jucker l’ha speso nel carcere modello di Bollate. Il primo permesso di 10 ore è arrivato nell’aprile del 2001, nove anni dopo l’omicidio. In cella è stato sottoposto a cure per il suo disturbo mentale e questo gli eviterà il ricovero in una casa di cura e custodia per tre anni.


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