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Intervista Gastronomica ad Alberto Tristano

Da Anginapectoris @anginapectoris
Intervista Gastronomica ad Alberto Tristano

Alberto Tristano

Alberto Tristano nacque dopo le Olimpiadi di Roma ma prima che l’uomo mettesse piede sulla luna. Dopo due decenni di serietà e duro impegno per realizzarsi come uomo e come professionista, può ora cavalcare in piacevole tranquillità l’onda dell’ ironia. Essendo troppo rotondetto per fare il Cubista, decide di scrivere e usa la penna per corto racconti che definire corbellerie è un ardito eufemismo. Tuttavia consegue soddisfacenti reiterati piazzamenti in concorsi letterati seri.
(Quelli nei quali non riceve menzione, a suo avviso, sono concorsi letterari poco seri). Usa uno stile colto e raffinato impreziosito da un lessico evoluto: tale scelta per differenziarsi dagli idraulici dei quali, tuttavia, invidia il proverbiale sex appeal.
Siccome avevo i capelli rossi i compagni di scuola mi avevano ribattezzato lo ChefRoscio giocando sulla offensiva assonanza fonetica. In realtà invidiosa dei miei successi con il gentil sesso.
Alberto, cura il suo blog: http://arditoeufemismo.splinder.com/

Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Alberto: – Per prima cosa bisogna discernere il “buono” da il “sano”. Se per buono si intende sano direi che paradossalmente la buona cucina è antitetica al mio lavoro di aspirante manager. Se i vertici ti vedono in forma fisica pensano che tu sia un narciso e non un nerd sempre intento a pensare a strategie aziendali senza badare ai maniglioni dell’amore e al collo taurino che ti costringe dentro una Oxford collofit 18. I padroni si sa, hanno tempo per lo yackt e le nuotate, le aragoste e la bottarga. Noi funzionari al massimo possiamo ambire al panino con tonno e pomodoro.

Angie: – Hai mai pensato, quando scrivi, di ispirarti alla cucina ed alla gastronomia?
Alberto: – I disturbi alimentari, affrontati in maniera ironica, sono il mio cavallo di battaglia. Ne “La goffaggine delle radici quadrate” parodia de “La solitudine dei numeri primi”, i miei due disadattati sono obesi colitici. E lei muore per overdose di soppressata.

Angie: – Cosa significa per te  mangiar bene
Alberto: – Mangiare piatti, anche molto semplici, dagli ingredienti però selezionati e genuini.

Angie: – Le tue esperienze lavorative?
Alberto: – Sono un “quadro” direttivo di una società di factoring. Nel mio periodo grasso mi sono evoluto da quadro in  “trompe l’œil”

Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare?
Alberto: – Si, a Roma in via Margutta, da Babette. Bello il locale, ottima la cucina

Angie: – Sei mai stato a dieta?
Alberto: – Io sono la dieta. Scarsdale ha copiato da me. La dottoressa Tirone (una cicciona che spacciava pasticche) l’ho inventata io. Ho detenuto per anni il pacchetto di maggioranza della Weight Watchers. Ho provato quella a punti, la dissociata, la conta calorie, la smuovi metabolismo, il palloncino, il bendaggio gastrico, la digiuno terapia con le flebo, il sondino. Al momento però quella che adoro di più è una dieta to

Intervista Gastronomica ad Alberto Tristano

Bistecche alla griglia

talmente proteica con massicce assunzioni di fendimetrazina tartrata che si possono ottenere solo con un indice di massa corporea che supera i 30 e accompagnato dal medico in farmacia.

Angie: – Meglio carne o pesce?
Alberto: – Ahimè carne. Almeno una volta a settimana, pena crisi di astinenza, devo andare da Steack House o da Wild West o da Crazy Bull per spararmi dei tagli da 800 grammi su pietra ollare.

Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?
Alberto: – Questa è la tua domanda più difficile.  Io sono un potenziale diabetico e amo i dolci al di sopra di qualsiasi altra cosa. Se mi chiedessero preferiresti una bomba alla crema o un orgasmo, tentennerei un attimo ma poi sceglierei la prima. Se fossi un dolce sarei un “tiramisù”

Angie: – Vino?
Alberto: – Originariamente mi piacevano i bianchi freschi e frizzantini. Chardonnay, roba così. Poi il sommelier mi spiegò che quelli non si possono neppure definire vini. Quindi per fare il figo provai i rossi e devo dire che ora amo molto il Nero d’Avola o i corposi toscani.

Angie: – Il tuo punto debole
Alberto: – Come ti ho detto i dolci. La prima volta che i miei genitori mi lasciarono da solo a Roma, scesi in pasticceria e pranzai con  uno “zuccotto” per otto persone.

Angie: – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Alberto: – Latte e capperi sotto aceto

Angie: – Qual è il piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Alberto: – Uno ne so fare. Me lo insegnò un collega bastardo che voleva farmi le scarpe quando ancora eravamo amici. Trattasi della “Pasta Gialla”. Pennette rigate in un condimento fatto di soffrittino di cipolla, tonno, panna, peperoncino e zafferano.

Angie: – E quello che ti piace mangiare?

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"mparrettati" calabresi

Alberto: – Gli ‘mparettati di mia suocera calabrese. Pasta lavorata a mano con fili di saggina, con sugo di pomodoro e poco peperoncino fresco.

Angie: – Come ti definiresti a tavola?
Alberto: – Dipende quale delle mie personalità dissociate incarno. Posso essere il bulimico che si ingozza di wurstel crudi, il vegetariano che si ciba di insalata e un frutto. Il buongustaio che ama la buona cucina tradizionale.

Angie: – Di cosa sei più goloso? e cosa proprio non ti piace?
Alberto – Zuccheri e Grassi. Detesto oltre ogni ragionevole dubbio la cicoria. Secondo me puzza di pipì.

Angie: – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito?
Alberto: – L’olfatto, la vista e il gusto sono sensi che trovano gratificazione nel cibo. Mi piace quando Vissani, con fare feticista, porta i prodotti alimentari al naso per inalarne l’essenza. Io in genere lo faccio col prosciutto crudo.

Angie: – Non puoi vivere senza…
Alberto: – Il pranzo e la cena, sempre e comunque.

Angie: – Che cosa secondo te conta nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare:
Alberto: – Dipende dalla donna. Certo saper cucinare è un valore aggiunto che ti fa guadagnare un miliardo di punti da non bruciare facendoti poi sorprendere con i calzini corti bianchi.

Angie: – Una tua ricetta per i miei lettori:
Alberto: – Versare del latte fresco in un bicchiere della coca cola omaggio di mac  donald’s. Porlo nel microonde a 800 w per un 50 secondi. Aggiungere Nescafè miscela classica, dietor qb, e frullare il tutto con il frollino per cappuccini di Ikea (Stieg 2,50 euro)

Angie: – L’ultimo libro che hai letto?
Alberto: – Leggo di preferenza autori italiani. L’ultimo degno di nota è Profezia di Sandro Veronesi.
In tema culinario mi è piaciuto questo passo del libro di Fabio Volo, Il tempo che vorrei.
Parla dei genitori “La spesa la fanno al discount dove tutto costa poco, il formaggio sembra di plastica e le mozzarelle palline di gomma…qualche volta porto ai miei qualcosa di speciale ma dopo aver spiegato loro la particolarità di quel formaggio, loro subito dicono “non starlo ad aprire per noi. Portalo a casa e mangialo tu. Tu sai che non le capiamo nemmeno queste cose.” E’ vero non sentono la differenza. O magari la sentono ma preferiscono ciò che mangiano di solito perché  amano l’abitudine anche nei sapori. Un gusto nuovo li agita. Non riescono a capire se gli piace o no” Molto vera questa non cultura e curiosità del cibo.

Angie: – Il pezzo musicale che ti mette in moto i succhi gastrici…
Alberto – E’ degli Articolo 31 si chiama Ohi Maria. E’ una gustosa metafora a favore delle droghe leggere. Sia ben chiaro. Io sono contrarissimo all’uso della marijuana. Non ho mai fumato una sigaretta figuriamoci una canna, ma quando sento questo pezzo mi viene sempre un certo appetito: “Maria Maria. Dalla mattina fino a sera, siamo stati insieme e stavo troppo bene, sebbene…m’era venuta una fame immane, da pescecane, mi sono fatto otto panini col salame, ed un tegame di pasta al pesto…del resto…dopo mangiato Maria si bacia con più gusto”

Angie: – Hobby?
Alberto: – Scrivere. A volte vivere.

Angie: – Qual è il tuo sogno più grande?
Alberto: – Un mondo dove la qualità della vita sia a misura d’uomo. Il ritorno della lira. Una sanità pubblica, una scuola pubblica, l’economia al servizio dell’essere umano e non viceversa. “Un mondo dove non si muoia di fame solo perché qualcuno si è servito doppio.” (cit. da una canzone della Pina)

Angie: – Cosa ti dicono più spesso?
Alberto: – Non si capisce mai quando scherzi e quando dici la verità.

Angie: – Ti fidanzeresti con una cuoca?
Alberto: – Si, solo se obesa però, adoro le BBW. In alternativa una figlia unica di farmacisti. Per una mera questione economica.

Angie: – Un piatto della tua infanzia
Alberto: – Patate. Mangiavo solo quello. Mia madre, da brava romana, mi dava della “bocca di fresca (eufemismo per non scadere nel volgare)” Mi dev’essere rimasto il dubbio perché come colluttorio anziché il tantum verde uso quello rosa. Ma non sono l’unico, ho notato nella pubblicità della lavanda vaginale compare la scritta NON BERE!

Angie: – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Alberto: – Io e la mia dolce “un quarto” diciamo sempre: “Ovunque vai, in Italia, se magna da Dio!”

Angie: – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?
Alberto: – Pizza alla Norma, con salame di Felino, radicchio trevigiano, du carciofoli romaneschi.  Il tutto accompagnato con un’insalata di rinforzo.

Angie: – Dopo la cucina Italia, c’e’ ne qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Alberto: – Ultimamente ho provato l’Eritrea. Mi schifavo ma era buonissima.

Angie: – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Alberto: – Piccante come il peperoncino, dolce come la panna, profumato come la cannella, rude e fragile  come il carasau.

E dopo quest’ultima dichiarazione di Alberto, c’e’ il mio Wuao, è un uomo da sposare, peccato che in Italia la bigamia sia un reato

:-)
Ma come non si può apprezzare un uomo cosi’ ironico e che, per di più ama le bbw?
:-)


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