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Intervista Gastronomica ad Ivo Ginevra

Da Anginapectoris @anginapectoris

Ivo Tiberio Ginevra è un siciliano dal cuore grande, nasce a Caltanissetta 53 anni fa e vive a Palermo da 36 anni, per 13 anni esercita la professione di avvocato, che poi successivamente abbandona, perchè non gli piace, affrontato un periodo di disoccupazione, trova lavoro in una compagnia assicurativa oggi in Liquidazione Coatta Amministrativa, pertanto con scarse prospettive di lavoro.
Appassionato ornitologo si diletta nel riprodurre uccelli anche rari, pluricampione italiano e internazionale in mostre di ornitologia. Giudice “esperto” in gare ornitologiche. Giornalista

appassionato ornitologo, Ivo, ha vinto molte gare.

appassionato ornitologo, Ivo, ha vinto molte gare.

ornitologo, collaboratore fisso in riviste specializzate del settore, come Alcedo, Italia Ornitologica. Segue molto il calcio e lo sport in genere e soprattutto legge molto, legge molto ed ogni tanto si diletta con la scrittura producendo qualche romanzo.
Sicily crime è un noir uscito per Robin Edizioni. Si tratta della seconda indagine del commissario Falzone, dopo “Gli assassini di Cristo”.
Approfittando di un’offerta su e-bay Ivo acquista da un privato tutte le serie complete di  C.S.I. Las Vegas, Miami e New York, dopo il primo entusiasmo iniziale crolla capitolando letteralmente tra le braccia di Morfeo, col risultato che una volta sveglio, non ricordava più quali erano gli episodi che aveva visto, gli sembravano tutti uguali, avventure supertecnologiche, attori superfighi, trame superintrigate, insomma talmente super, da risultare quasi irreali, con inchieste che si risolvevano sempre con la solita ricerca positiva all’AFIS… insomma una noia mortale, ed è da qui che gli balena l’idea di creare un gruppo di sbirri diametralmente opposto ai vari poliziotti americani. Così prendono vita il collerico Bartolazzi, un sofferente e terreno Falzone ed un medico legale donnaiuolo per sostituire quelli compassati dei vari CSI. Una bella parlata in siciliano e soprattutto si deve ridere, anche se amaro, un’ambientazione tutta sicula, ovviamente viste le sue origini, ed il gioco è fatto.

Ma per maggiori informazioni sulle sue attività vi rimando al suo personalissimo blog http://ivoginevra.blogspot.it/ “dove scrivo quello che vedo, leggo, sento”

La caponatina di Adelina e una bella arancina bomba. Con l’occasione rivendico il sesso dell’arancina che è rigorosamente femminile, quindi finitela tutti una buona volta di parlare di arancino o arancini al maschile. È intollerabile. L’arancina è femmina. Non se ne discute affatto. Ivo Tiberio Ginevra

arancina bomba

La commistione degli odori. Qui tutto ha un odore e non potete proprio immaginarlo. Visitate la Sicilia perché è una terra incantevole, ma armatevi di pazienza! Qui è tutto un casino.

Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Ivo: – Per me mangiare male è fonte d’ispirazione, infatti, se non fosse stato per i miei famosi mal di stomaco, grazie alle abbuffate colossali ed ettolitri di grappa, non avrei mai potuto scrivere bene della colite/gastrite che affligge il Commissario Falzone, protagonista dei miei romanzi.

Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?
Ivo: – Ah! Sì certo: ai cibi dietetici.

Angie: – Cosa significa per te mangiar bene?
Ivo: - “Mangiare bene?” e questa parola grossa è! Già mi ritengo abbastanza soddisfatto se riesco a mangiare sano.

Con tutto quello che si sente in giro sui prodotti alimentari, è già un miracolo che non mi sono trasformato in un Mutante della Marvel, tipo L’incredibile Hulk o uno dei fantastici 4.

Con tutto quello che si sente in giro sui prodotti alimentari, è già un miracolo che non mi sono trasformato in un Mutante della Marvel, tipo L’incredibile Hulk o uno dei fantastici 4.

Con tutto quello che si sente in giro sui prodotti alimentari, è già un miracolo che non mi sono trasformato in un Mutante della Marvel, tipo L’incredibile Hulk o uno dei fantastici 4.

Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Ivo: – Certo che l’ho. Anzi, ne ho più di uno, però sono i piccioli che mi mancano per andarci, quindi cuccia a casa.

Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Ivo: – Diciamo pure che conosco bene il lato tragico della vita.

Angie: – Meglio carne o pesce?
Ivo: – Verdura (fregata eh! eh! eh!).

Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?
Ivo: – Mi piacerebbe essere una cassata siciliana, di quelle bella, con i canditi e il mandarino al centro, ma poi mi maledireste tutti per via dei chili che vi farei prendere a

cassata

Mi piacerebbe essere una cassata siciliana, di quelle bella, con i canditi e il mandarino al centro, ma poi mi maledireste tutti per via dei chili che vi farei prendere

solo guardarmi. Diciamo, allora, un Babà, dolce, digestivo e non per tutti.

Angie: – Se fossi un ingrediente?

zafferano

zafferano

Ivo: – Se dico Zafferano, sembra forse scontato?

Angie: – Vino, ed in quale ti identifichi caratterialmente?
Ivo: – Un vigliacchetto Falanghina.

Angie: – Il tuo punto debole?
Ivo: – ‘A caponatina col pane fresco.

Angie: – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Ivo: – Nel frigo non manca mai il gelato, nella dispensa l’olio, e nell’armadietto dei medicinali, antispastici, antidiarroici, antidolorifici, anti… anti… anti.

Angie: – L’aspetto che più ti attira del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Ivo: – Che domanda! Sono un esperto cuoco di cucina giapponese, o cinese, non ricordo? Ah! Sì, mi piace la cucina Siciliana, quindi mi diverto a cucinare i piatti tipici della mia terra.

Angie: – E quello che ti piace mangiare?

Caponatina siciliana

Caponatina siciliana

Ivo: – Oltre agli involtini di gionny (piatto segreto a base di pollo), la caponata della zia Pierina, e i peperoni ripieni della mamma di Enzo.

Angie: – Come ti definiresti a tavola?
Ivo: – Morigerato! (mi piace sparare minchiate).

Angie: – La colazione ideale e quella che invece normalmente fai
Ivo: – quella ideale: Due fette biscottate con marmellata e poi un bicchiere di latte scremato o uno di succo d’arancia…, Ecco questa, mai fatta. Quella abituale è pane e panelle, calzone fritto, e la classica arancina. Badate bene Arancina femmina e non arancino, perché l’arancina è femmina e questa è una delle poche certezze della vita!

Angie: – Di cosa sei più goloso? e cosa proprio non ti piace?
Ivo: – Prima di leggere la risposta consiglio alle donne in gravidanza di passare alla prossima domanda per evitare “le voglie” e consumare i poveri mariti.
Ecco quello che mi piace:

...Ecco quello che mi piace

…Ecco quello che mi piace

Pasta ‘cu i Vroccoli arriminati, Pasta alla Norma spruvulazzata ‘ca a ricotta salata, Pasta ‘a nivuro ‘ri siccia, Caponata, Sasizza, Baccalà allu furnu ‘cu i patati, Ficurinia, Cassata siciliana, sfincia ‘ri San Giuseppi, e arancine a tignitè e mi fermo qua.
E ora l’antidoto: sgombro bollito! In mancanza, può essere sostituito col merluzzo.

Angie: – Che ne pensi dei prodotti surgelati, che dimezzano il tempo in cucina?
Ivo: – Se a uno ci abbùtta ri stari in cucina a cucinari o niscìri a fari ‘a spisa, allora sono utili.

Angie: – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito?
Ivo: – Sì: ‘u sciavuru ‘ra pasta au furnu (l’odore della pasta al forno) e mi viene in mente anche quello che odio: ‘u feto ri babbaluci ‘cu li patati (la puzza delle lumache con le patate).

Angie: – Limone o aceto?

limone - zagara

…limune, solo solo per ‘u profumo ‘ra zagara

Ivo: – ‘U limune, solo solo per ‘u profumo ‘ra zagara.

Angie: – Non puoi vivere senza…
Ivo: – Senza i piccioli e senza ‘a famigghìa, e leggere.

Angie: – un tuo menù ideale?
Ivo: – Ancora? Già ingrassai con tutto quello che scrissi prima.

Angie: – Dici parolacce?
Ivo: – Minchia se le dico e poi macari, macari ‘i scrivu.

Angie: – La parola che dici piu’ spesso?
Ivo: – Minchia arrìeri ‘sti domande mi fai?

Angie: – Una “fantasia erotico gastronomica”?
Ivo: – Al nord: fare l’amore sui panettoni – Al centro: fare l’amore in una cantina sulle botti di un bianco vigliacchetto dei colli – Al sud e nelle isole: ‘in capo a tavola ‘ra cucina aspittànnu ca sforna a pasta au furnu.

Angie: – Hai mai conquistato qualcuno cucinando?
Ivo: – Ma certamente!

Ivo con Di Cara e Pino Imperatore

Ivo con Di Cara e Pino Imperatore

Angie: – Hai mai utilizzato l’ambiente cucina per (scrivere) e lavorare?
Ivo: – Sì per scrivere e per correggere, soprattutto in inverno. Col forno acceso e i piedi infilati dentro, così sono belli caldi… problemi della vecchiaia.

Angie: – La verve letteraria, lo stimolo per incominciare a raccontare, avviene a pancia piena o a digiuno?
Ivo: – E quella è come il Natale, quando “arriva arriva”

Angie: – Preferisci di più il dolce o il salato quando sei preso dal tuo lavoro?
Ivo: – È indifferente, a volte il dolce, e a volte il salato ma quello cui non posso rinunziare è il bicchiere di grappa, o di cognac (ora avete capito perché scrivo cazzate).

Angie: – Vai spesso a pranzo/cena fuori, se si’ che tipo di locale prediligi?
Ivo: – Rustico a carattere familiare. Televisione accesa, servizio alla buona, cucina tipica.

Angie: – Che fai dopo cena?
Ivo: – Leggo o scrivo. Non ci sono alternative!
Angie: – L’ultimo libro che hai letto?
Ivo: – De Catilinae coniuratione… e non chiedetemi il perché, vi sentirete rispondere: “Sono l’uomo dalle meraviglie”.


Angie: – Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici…
Una bella sinfonia di Beethoven. Precisamente la terza “L’eroica”. Sì. Lì dentro c’è tutto a partire dai 4 movimenti. “Allegro con brio”, che ben si adatta alla preparazione, all’attesa del pranzo e alla stessa mangiata; “Marcia funebre” perfetta sintesi dei sensi di colpa che ti assale al solo pensiero dei chili da perdere dall’indomani; “Scherzo” perché il vino non deve mai mancare e per finire “Allegro molto”, perché è giusto così.

Angie: – Hobby?
Ivo: – Leggere, scrivere, ornitologia, ornicultura, calcio, sport tutti, musica tutta, teatro… forse è meglio fermarsi qui.

Angie: – Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?

Michelangelo - Busto di Bacco -1850

Michelangelo – Busto di Bacco -1850

Ivo: – Di certo l’unico che ha sempre attuato la filosofia del “mangia, vivi e futtitinni”. Bacco ovviamente.
Gli altri hanno sempre troppi problemi, sempre arrabbiati, capricciosi e poi non si fanno mai i cazzi loro. Rifletteteci un po’, per una cacchio di mela a Troia hanno fatto un casino pazzesco.

Angie: – Qual è il sogno più grande?
Ivo: – La pace nel mondo e digerire i peperoni sera.

Angie: – Cosa ti dicono più spesso?
Ivo: – “Ma quanto sei intelligente”. Il problema è che ancora non ho ben capito il senso della frase.

Angie: – Ti fidanzeresti con una cuoco/a?
Ivo: – Io vivo con una cuoca!

Angie: – Un piatto della tua infanzia
Ivo: – Il pane con lo zucchero di mia zia Veva e le patatine fritte, che 45 anni fa erano una festa. Ci accontentavamo di poco. Ah! Dimenticavo il merluzzo bollito di mia madre “per farmi crescere il cervello”.

Angie: – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Ivo: – No, o almeno in casa mia. Io sono per l’unità d’Italia, quindi passo tranquillamente dalla bresaola alla ‘nduja, così come dalla meringa al cannolo siciliano.

Angie: – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?

Pizza Margherita

Pizza Margherita

Ivo: – ‘A pizza Margherita, dentro oltre al tricolore, c’è anche la storia, quella però ve la cercate su interdette.

Angie: – Dopo la cucina italiana, c’e’ ne qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Ivo: - ‘A mìa ‘ca mi mancio ‘a pasta cu li sardi, mi fai sta domanda? Ma manco t’arrispundo.

Angie: – A quali altri progetti ti stai dedicando in questo periodo?
Ivo: – Sbattei ‘a testa un lunnedia di Aprili e mi arrisbigliai ‘ca volessi fare l’editore e da allura travàgghio su cosi editoriali. Cose camurrùse e complicati. Cose innominabili sono, ‘ca lu sunnu mi levarono e chì a vui vi daranno piaciri.

Angie: – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Ivo: – Bello, bellissimo. L’ideale (però non smascheratemi chiedendo in giro di me)

Angie: – A che piatto paragoneresti Letta, Berlusconi, Renzi, Vendola, Beppe Grillo?
Ivo: - ‘U piaciri ‘ri mancìari mi fàcisti passare!

Angie: – La cucina ti ha mai tradito?
Ivo: – Ogni tanto sì e sono traumi! Esempio: uscire appositamente da casa con lo spinno di manciarvi ‘u calzone friuto o l’arancina alla sasizza del sig. T. e sentire un sapore orribile. Ripetere l’operazione dopo una settimana di angoscia, e risentire quell’orribile sapore. E allora capire che crollano le uniche certezze inossidabili della vita! E che questa non ha più senso alcuno. Il sentimento che si prova davanti a queste delusioni è lo stesso della distruzione di un mito dell’infanzia. Un crollo delle aspettative di vita. Certe cose, certi sapori non devono mai cambiare.

Angie: – Se tu dovessi abbinare una pietanza a ogni personaggio del tuo romanzo, quali sceglieresti?
Ivo: – Bertolazzi = Cuniglio ‘a cacciatura
Falzone = Fettina di pollo alla piastra con un filo d’olio e grissini torinesi.
Di Pasquale = Pasticcio di lasagne
Mendola assolutamente due = Sarde ‘a beccaficu e Cannolo siciliano.

Angie: – Quale personaggio del tuo libro potrebbe essere “la mela proibita”?
Ivo: – Sono tutte delle mele proibite, ovviamente ad eccezione del dott. Di Pasquale, “quello è di tutte”.

Angie: – Prova a descrivere il tuo romanzo – o parti di esso – con metafore culinarie, tipo “nutrimento dell’anima”.

Ivo: – Nei miei romanzi cerco solo far passare al lettore qualche ora senza pensare alle mostruosità della vita quotidiana, e magari strappargli qualche sorriso. Solo così mi sento soddisfatto. Su queste basi la mia metafora è tutta basata sulla lettura a scopo digestivo del marcio di ogni giorno.
Ti trascrivo un breve dialogo fra il medico legale Di Pasquale e il commissario Falzone all’ingresso della scena del crimine:

- ti avviso che è una cosa orribile da vedere anche per me che di morti ammazzati ne ho visti un casino. E poi stai attento a dove metti i piedi.
- Perché?
- Ce ne sono di tutti i tipi.
- Di cosa?
- Di vomitate, guarda – e indicò – questa ad esempio è a getto irrefrenabile, invece quella è a merda di vacca tutta concentrata in un’enorme chiazza, questa poi è a spruzzo, tipo esplosione deflagrante, mentre questa dietro a noi…
- Enzuccio, basta
- E’ a stella, quelle dietro le macchine sono…
- Mi stai facendo vomitare
- Comunque ritengo che la migliore sia quella “a raggiera” del P.M. Da un’attenta analisi sembra che abbia mangiato rosticceria con wurstel… – Sicily Crime

Angie: – Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?

sicily crime

sicily crime

Ivo: – Ovviamente nel reparto dei brodi. Ho già ‘na zuppiera in copertina!

Angie: – Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell’ispirazione: dove ti percepisci? (es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)
Ivo: – Nella mia stanza, con la scrivania attaccata al muro e la faccia rigorosamente proiettata sul bianco della parete. Scusate, è poco poetico, ma io mi concentro solo così e poi, già non so scrivere, se mi devo catafottere in un agrumeto, in un campo di pomodori, o altro, sono certo che non farei niente.
Angie: – Quale attore sceglieresti per ricoprire il ruolo del protagonista del tuo libro? E di qualcuno dei “secondari”?
Ivo: – È da anni che cerco di immaginarli, ma non risolvo “il busillibis”. Vorrei solo attori che delineano bene i personaggi, quindi, uno incazzoso con la faccia incazzosa e i baffi di freccia. Uno con la faccia fascinosa del sempre malato, ma sveglio e intelligente. Uno donnaiolo e galante e pure amicone. Uno con la faccia di :”so tutto io perché sono bravo e cercherò di farvelo pesare il meno possibile”. E uno con la faccia di quello stappato con forza all’agricoltura, ma simpatico e affidabile.

Angie: – Qui nel nostro paese c’e’ un bel gran “fermento letterario” a Napoli forse piu’ che nelle altre città secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?
Ivo: – E allora per i generi che leggo io ho 4 nomi secchi: Pino Imperatore, Gianni Solla, Sara Bilotti e Francesca Battistella. Credo che rappresentino tutta la cucina napoletana. Pino, quella tradizionale della domenica, Gianni quella pratico tradizionale di tutti i giorni, Sara, invece, la cucina napoletana innovativa, e Francesca per le cose “sfiziose”.

Angie: – Le donne sono piu’ brave degli uomini ad affrontare il tuo stesso genere letterario?
Ivo: – Ma qui si tratta solo di sedersi a scrivere, ogni giorno e con disciplina. Volli, sempre volli, fortissimamente volli. Il sesso non c’entra niente, anche se c’entra sempre (bella questa frase per i posteri).

Angie: – Se dovessi riassumere la tua filosofia di vita?
Ivo: – Pagare e morire c’è sempre tempo!

Angie: – In conclusione, una tua ricetta per i miei lettori.
Ivo: – Ok. Lascio la ricetta di un piatto che non digerisco manco morto.

Peperoni ripieni alla siciliana:
Resa: 6 persone servite – Preparazione: 40 minuti – Cottura: 30 minuti – Pronta in: 1 ora 10 minuti.
Ingredienti: 4 Peperoni grossi 200 g – Pangrattato 150 g – Tuma – 6 Pomodori grandi e maturi – 4 Filetti Acciughe – 2 Cucchiai Capperi di Lipari 40 g – Caciocavallo grattugiato 40 g – Pecorino grattugiato – Olio extravergine di oliva – Sale marino di Trapani – Pepe nero macinato al momento

Peperoni ripieni alla siciliana

Peperoni ripieni alla siciliana

Istruzioni: Per preparare i peperoni ripieni, tagliare a metà i gustosi ortaggi dopo aver eliminato il picciolo e i semi. Mettere sul fuoco in una padella il pangrattato e farlo tostare (evitando di farlo diventare scuro). Farlo raffreddare e, in una terrina, mescolarlo con il sale, il pepe macinato al momento e abbondante basilico. Aggiungere quindi il caciocavallo e il pecorino grattugiati, le acciughe tagliate a pezzettini, i pomodori tagliati a pezzetti e i capperi. Lavorare bene il composto, aggiungendo eventualmente l’olio extravergine di oliva, e riempire i peperoni rendendo omogenea la superficie con un cucchiaio. Disporre i peperoni ripieni in una teglia oleata, porvi di sopra una fettina di tuma e coprirli con un foglio di alluminio, facendo cuocere nel forno preriscaldato a 180° per 20 minuti. Togliere quindi il foglio di alluminio e proseguire la cottura nel forno per ulteriori 10 minuti. Quando saranno cotti, disporli su un piatto da portata e servirli in tavola. I peperoni ripieni si possono gustare sia caldi sia freddi. In quest’ultimo caso possono essere serviti anche come antipasti in un piatto da portata dopo averli tagliati a pezzetti.

Angie: – classica domanda alla Marzullo: Fatti una domanda e datti una risposta.
Ivo: – Più che altro un desiderio del tipo: mangiare quello che voglio, e quanto voglio, senza essere inseguito dalla bilancia e dal Maloox.

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