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Investimenti nelle banche, niente più dividendi se la riserva scende sotto il 7%

Da Mrinvest

Nell'attesa di comprendere quale sia l'effettiva portata del fenomeno, è bene prendere confidenza con il fatto che la Banca d'Italia ha appena ufficializzato la decisione di esercitare l'opzione già prevista nella direttiva Crd4, introducendo la riserva di conservazione del capitale, un cuscinetto del 2,5% che si aggiunge all'ordinario 4,5%. In altri termini, le banche dovranno avere un minimo del 7% di capitale per poter distribuire dividendi e bonus. Ma quali sono le ragioni di una simile scelta? E quali potrebbero essere le conseguenze per gli investimenti degli italiani nei capitali delle banche?

Iniziamo con il ricordare che la novità punta ad arrivare al 7% di capitale di "miglior qualità" (il Common equity tier 1), misurato in proporzione alle attività di una banca ponderata per il rischio, e come la decisione dell'istituto banchiere italiano sia giunta dopo che molti altri Paesi europei hanno recepito la Crd4, la direttiva introducente Basilea 3 nel vecchio Continente.

Detto ciò, stando a quanto indicato nella normativa, le banche che non dovessero rispettare il requisito fissato, non potranno distribuire dividendi, remunerazioni variabili e altri elementi utili a formare il patrimonio regolamentare oltre limiti prestabiliti, e dovranno altresì definire le misure necessarie per poter ripristinare il livello di capitale richiesto.

Non solo. Sempre stando a quanto deciso da Via Nazionale, Bankitalia ha esercitato un'ulteriore opzione prevista dalla Crd4, esentando le piccole e medie società di investimento dall'applicazione della riserva di conservazione di capitale, motivando tale scelta evidenziando che il "contributo di queste società al rischio sistemico è trascurabile, e l'esenzione dal detenere una riserva di conservazione del capitale non pone rischi per la stabilità del sistema finanziario italiano".

Per quanto concerne però le conseguenze sugli investitori, ci sentiamo di rassicurare tutti gli azionisti. Di fatti, la novità non dovrebbe avere al cuna conseguenza sulle banche italiane, visto e considerato che alla fine del 2014 il Common equity tier 1 degli istituti italiani era pari all'11,8% delle attività ponderate per il rischio, e che il Cet1 ratio dei cinque maggiori gruppi ammontava all'11,4%. Ancora, era stato calcolato che il Cet1 ratio medio delle banche italiane a fine 2014 sarebbe comunque stato pari all'11,3% anche applicando le regole più severe che entreranno in vigore nel 2018, quando si concluderà il periodo transitorio previsto dalla normativa europea.


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