Investire sull’oro, nuovo calo sul dollaro forte
INVESTIRE IN ORO
Continua a scendere il prezzo dell’oro, oramai giunto ai minimi da oltre quattro mesi a questa parte, e con un futuro a breve termine che non sembra promettere particolari certezze. Il dollaro sempre più forte sta infatti contribuendo a esercitare significative pressioni al ribasso nelle quotazioni del metallo prezioso, causando un’ondata di sell-off i cui effetti sembrano essere ben sintetizzati dall’andamento dell’asset degli ultimi giorni. Ma cosa accadrà in futuro? Quale sarà l’andamento presumibile dell’oro in seguito a tale consolidato scenario di valuta verde forte?
Come sta andando l’oro
Cerchiamo di partire con ordine, ricordando che attualmente le quotazioni dell’oro viaggiano su livelli ai minimi da quattro mesi. Presumibilmente, gli ultimi scossoni al ribasso sono stati favoriti dall’andamento del dollaro statunitense, che ha generato un’ondata di sell-off sui principali mercati mondiali, andando a deprimere ulteriormente le quotazioni dei futures sull’oro nelle più importanti piazze finanziarie (oramai i futures con consegna a un mese sono scesi sotto soglia di 1.600 dollari l’oncia al NYME.
Purtroppo per gli amanti degli investimenti di breve termine sull’oro, non si tratta di una novità. Il calo degli ultimi giorni arriva infatti a bissare quello già vissuto la scorsa settimana, quando in una sola seduta il metallo prezioso era riuscito a bruciare tutti i guadagni conseguiti nel corso del 2015. All’epoca lo scossone fu dato dall’impatto positivo derivante dalla pubblicazione di ottimi dati macroeconomici (quelli relativi all’occupazione statunitense), aprendo dunque la strada ad una serie di sedute dall’esito prevedibile.
Dollaro e oro, quali relazioni?
Come è già risultato evidente nel corso delle ultime settimane, un rafforzamento del dollaro incide pesantemente sulle materie prime che sono denominate in dollari (come, appunto, l’oro), rendendole più costose agli occhi degli investitori che sono titolari di altre valute. Ne consegue che un rafforzamento del dollaro scoraggia gli impieghi nel lingotto che, a sua volta, subisce gli effetti negativi di tale scenario deprezzandosi.
A sua volta, risulta essere utile verificare come il dollaro continui a salire, trascinato al rialzo da due fattori che sembrano essere strettamente collegati: da una parte l’ondata di dati macroeconomici in pubblicazione (positivi); dall’altra parte, le attese di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve , nell’ulteriore attesa della prossima riunione del FOMC per il mese di giugno.
Ora, considerando che la Fed baserà le proprie strategie proprio sui prossimi dati macro, e che i dati macro più forti del previsto, pubblicati negli ultimi giorni, sono i principali responsabili della flessione dell’oro, non è da escludere che l’aumento dei tassi di interesse di riferimento possa avvenire prima di quanto previsto (peraltro, scenario che sembra essere favorito da alcune dichiarazioni interne alla Fed, dove si paventa il rischio recessivo in caso di eccessivi indugi sul rialzo dei tassi).
Ben diversa la situazione in Europa, dove gli investitori vivono in una condizione di maggiore aleatorietà, contraddistinta dalla precaria relazione tra la Grecia e i suoi creditori della zona euro. Le negoziazioni per la risoluzione di un difficile scenario evolutivo proseguono faticosamente, lasciando dunque aperti margini di preoccupazione tutt’altro che risibili.