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Io canto ogni mattina... da quando ti conosco

Creato il 14 ottobre 2011 da Presidenziali @Presidenziali
Io canto ogni mattina... da quando ti conoscoL'eclettismo di Gus Van Sant si conferma anche in questa occasione con L'amore che resta, tra le sue opere migliori, sicuramente la più delicata e misurata. Enoch e Annabel sono due adolescenti che si incontrano per caso frequentando funerali di persone che non conoscono. Enoch ha perso entrambi i genitori, mentre Annabel ha un cancro al cervello in fase terminale. Tra loro nasce un legame profondo che li porterà a conoscersi, scontrarsi e amarsi, fino all'inevitabile morte di lei. La vicenda è un originale e intensa passeggiata sul viale del tramonto, narrata con la lucidità e la comunicabilità del poeta più ispirato. L'ironia sofisticata e deturpante (mai sopra le righe), con cui i due giovani esperti in disgrazie e morte ne interpretano i segni in maniera irriverente, è il leitmotiv del film. Nulla viene sottratto alla gravità della situazione, ma la leggerezza che sfonda le barriere del trapasso tocca anche lo spettatore più acerbo. Enoch (un corrucciato Henry Hopper) ha addirittura un fantasma protettore con cui colloquia, il favoloso Hiroshi, kamikaze della seconda guerra mondiale morto adolescente che giocando a battaglia navale con lui ne scova sistematicamente le navi per istinto, vestito ancora come all'ora, da aviatore. I personaggi che traspaiono sono tutti positivi, è negativo invece il conflitto che Enoch sfoggia a più riprese che non gli permette di superare la morte dei suoi e in generale di avere rispetto e comprendere il senso della morte stessa. Nel primo tempo i due ragazzi si conoscono e si scoprono a poco a poco, in scenette che sono confetti di zucchero pronti a sciogliersi nel cuore dello spettatore per la grazia a e la cura con cui vengono ricercate. Van Sant si supera in più di un'occasione tirando fuori una sensibilità che arriva dove il Mendes di American Life o il Jonze di Nel paese delle creature selvagge si sono fermati. La regia è pulita, elegantemente sobria, intima, ispirata dallo scritto di Jason Lew, impeccabile, tra i migliori dell'anno. La figura di Annabel (l'intensa e giocosa Mia Wasikowska), un piccolo e graziosissimo uccello acquatico spennuto è la cosa più tenera vista in sala in questo 2011; nella sua interpretazione sboccia il seme di un talento eccezionale. Enoch, più ruvido e introverso vive tutto di contrasti caldo/freddi che la sua coscienza Hiroshi cerca di sbrigliare consigliandolo come meglio può. Il secondo tempo inizia con una scena geniale che distrugge tutti i melensomovie da qui all'eternità dando subito il segnale che il finale non sarà come tutti ce lo aspettiamo. Di fatto in questa parte del film il lato drammatico acquista spessore e la tragedia ne esce più palpabile. Nonostante ciò rimaniamo piacevolmente spiazzati da come i due riescono a superare le più consone bizzarrie morali e di costume costretti dalla forza dell'amore ad amarsi. Il finale è incantevole. Se Non lasciarmi è la storia d'amore più straziante dell'anno, L'amore che resta è sicuramente la più dolce. Van Sant si contorna di Elfman per la colonna sonora e pesca pezzi di Surfjan Steven o all'occorrenza di Nico per trasportare lo spettatore verso la luce sfuocata della fine.
Sinceramente non ho trovato difetti in questa pellicola.
Un film che spodesta le convenzioni sociali sulla morte per mano di adolescenti non è cosa da poco; spiazza, e fa riflettere come la semplicità dei loro atteggiamenti riescano a ridare all'amore quel tocco di motore trainante cosmico che nella morte trova ancor più forza e ragion d'esistere.
Al film sfugge l'appellativo di capolavoro solo per la mancata capacità di perdurare nei giorni a seguire nonostante la sua forza sta proprio nell'uscir leggeri quando al momento della visione mai lacrime sono state tanto benevolmente donate. Impagabile.
voto: 8
voto redazione
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Ang: 6
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WaX: 7

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