Magazine Cultura
Al liceo tenevo i romanzi sotto al banco per timore di essere scoperta mentre ignoravo la lezione e con passo indisponente mi accingevo alle interrogazioni che, maleducate, interrompevano il flusso continuo delle avventure consumate tra un aoristo greco e una equazione algebrica. Con il tempo mi sono fatta più spavalda, lasciavo a casa i libri di testo e riempivo lo zaino con Jack London e Dickens che tiravo fuori quasi incurante e del tutto incosciente.
A scuola non ho mai imparato nulla, tutto ciò che mi interessava lo apprendevo di nascosto, come una colpa, macchiandomi del più disgustoso crimine accademico: l'indifferenza.
Ero indifferente alle lezioni perché, tra gli appunti distratti, Julien Sorel si univa a Mathilde, ed era tutto quello che del sesso dell'amore avevo il coraggio di approfondire.
Sarei potuta essere una studentessa brillante, ma decisi di barattare ogni riconoscimento con la clandestina passione per la lettura.
Il sesso l'ho scoperto con Henry Miller, e per molto tempo ho pensato che dovesse essere proprio così, brutale, impersonale, estremo. Quando invece capii che poteva essere anche molto diverso, quasi buono e gentile, ci mancò poco che mi arrabbiai. Quel bugiardo sessuomane di Miller mi aveva ingannata.
I libri hanno corrotto qualsiasi realistica aspettativa di vita. Mi hanno resa annoiata e insaziabile, facendomi sentire quasi in colpa per questo amore non ricambiato, quindi totale. Ho ventitré anni e continuo a nascondere i libri sotto i testi universitari, per impedire a mia madre di notare che, in fondo, non è cambiato poi molto: vado avanti con l'ignorare la sociale necessità di un apprendimento accademico per quelle quattro storie vecchie come il mondo. I libri li odio e gli scrittori li spedirei al confino. Guardate cosa mi avete fatto. Cos'è 'sta voglia di infinito che tampono acquistando più libri di quanto mi sia possibile leggere? Cos'è 'sta mania di affiancare un libro ad ogni ricordo?
I libri mi hanno affumicata, indebolita e confusa e ci sono giorni, quelli più lucidi, in cui ammiro l'ordine razionale di chi non si è mai fatto un piantarello in una libreria. Vorrei non aver mai conosciuto un solo libro, vorrei non aver mai amato Twain come si ama un uomo o odiato Hemingway come si odia un assassino. Vorrei averli tenuti a distanza per controllare che ogni fortuito incontro altro non sarebbe stato che un tacito e reciproco accordo di ignorante non belligeranza.
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