Tra il marsupio, le felpe colorate e il walkman, nel nostro viaggio attraverso i mitici Ottanta, con l’obiettivo di riportare a galla vagoni di emozioni, modaiole o meno, mi sa che abbiamo – anzi ho dimenticato- qualcosa. Me ne sono accorta l’altro giorno, quando mia sorella in procinto di recarsi a scuola per l’ultima interrogazione (beata lei, adesso ha tre mesi di vacanza), mi ha chiesto di prestarle lo zaino.
Me l’aveva rifiutato per anni, ma facendo di necessità virtù (il peso dei tomi dei libri di filosofia), ha deciso di piegarsi alla dura legge, che ci vuole andare a scuola (almeno da queste parti), come delle esuli in procinto di trasferirsi altrove. Per farvela breve: zaino in spalla e bus stracolmi di turisti. Il ripescarlo poi -era finito sotto una montagna di altra roba- mi ha fatto ricordare di quanto era comodo andare in giro con tutto dietro la schiena, senza l’impiccio di tracolle pesanti e manici troppo corti. E se il must dei must per tutti all’epoca era quello dell’Invicta a strisce bianche e blu (o rosa), che si ripiegava a mo’ di marsupio, il mio sogno proibito consisteva nel classico di Prada nero, con il triangolino logo della maison bene in vista sulla parte posteriore che si richiudeva, tipo cinghia.
L’ho sognato spesso, ma all’epoca ho ripiegato su uno di Naj-oleari carino sì, ma di certo per nulla paragonabile al sempiterno di Miuccia.
source:Naplestreetstyle