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Ior: il rapporto Moneyval zittisce Marco Politi e Marco Lillo

Creato il 20 luglio 2012 da Uccronline

Ior: il rapporto Moneyval zittisce Marco Politi e Marco LilloLa mitica coppia di vaticanisti de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Lillo & Marco Politi  dovrebbe cominciare a preoccuparsi. Finalmente pare che la magistratura abbia cominciato a buttare gli occhi sulle ripetute invenzioni diffamatorie compiute dai giornalisti del quotidiano di Antonio Padellaro. Quest’ultimo, assieme ad altri tre giornalisti, è stato infatti ufficialmente indagato dalla procura di Milano (Padellaro è contemporaneamente indagato anche dal tribunale di Roma, assieme al vicedirettore Marco Travaglio, per diffamazione).

Mentre Marco Ansaldo su “Repubblica” adora inventarsi di sana pianta finti colloqui tra il card. Bertone e papa Ratzinger, e finti rapimenti/uccisioni da parte del Vaticano di esperti informatici, Lillo & Politi amano stravolgere le notizie che arrivano per foraggiare la propaganda anticlericale.  Da mesi imbrogliano i loro 70 mila lettori (“Tuttosport” ne ha 90 mila, per intenderci) comunicando che lo IOR, la Banca Vaticana, non vuole adeguarsi alle norme anti-riciclaggio, tanto che Marco Lillo ha ritenuto di essere in grado di anticipare l’esito del rapporto Moneyval, l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di anti-riciclaggio, parlando di “bocciatura” (mentre già allora si ipotizzava un esito positivo).

Marco Politi, il 27 giugno scorso, dopo il suo quotidiano sfogo contro Benedetto XVI, ha citato l’anticipazione (fasulla) del suo amico di scorribande laiciste, Marco Lillo, parlando di «incapacità dello Ior di rispondere ai requisiti di trasparenza richiesti dal sistema finanziario internazionale». Secondo il suo occhio esperto, «lo Ior, come tutto lascia prevedere, non sarà accolto nella “white list” delle banche mondiali», e tutto questo, per la gioia personale ed esistenziale di Politi, porterà un «danno per la credibilità della Santa Sede».

Già, peccato che due giorni fa sia arrivato il primo responso del rapporto di Moneyval, il quale -al contrario delle faziose previsioni di Lillo&Politi- ha ”promosso” la Santa Sede, seppur di misura, chiedendo rafforzamenti della normativa in molti punti. “Il Sole 24 Ore”, nell’articolo intitolato «Un primo passo verso la “white list” Ocse», ha spiegato che «la valutazione complessiva, sui 16 punti chiave chiesti dal Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) è superata», restano zone d’ombra che monsignor Ettore Balestrero, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ha assicurato verranno prese in considerazione. Resta il fatto che -ha continua il quotidiano economico- «il dato comunque significativo è che in meno di 20 mesi il Vaticano ha messo in piedi una struttura normativa che prima d’ora era inesistente, e quindi quello di oggi può comunque essere considerato un passo molto importante, anche se non definitivo». Maggiori dettagli nell’articolo di “Raigiornaleradio” intitolato: «Antiriciclaggio, Vaticano ‘promosso’» e sull’ottimo sito Korazym.org

Concordiamo pienamente con mons. Balestrero, quando spiega che «molte diffidenze in questo senso devono essere superate, visto che di scandali ce ne sono stati tanti, e anche in tempi non troppo lontani, che hanno accreditato l’immagine di un “Paradiso fiscale” con sede oltre le mura leonine». Purtroppo però, per alcune persone -come i vaticanisti dei due quotidiani di regime laicista citati poco sopra-, non si tratta di mera diffidenza, ma di vero e proprio odio anti-cattolico.


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