L’ipotiroidismo è una delle condizioni che frenano maggiormente il dimagrimento; come dietista, mi ci trovo ad avere spesso a che fare: ho pazienti che faticano a rispondere alla dieta, o pazienti che vanno ciclicamente incontro a stasi nella perdita ponderale, generalmente condizioni dovute ad un’esasperata ritenzione di liquidi. Sottolineo: ritenzione di liquidi patologica, non certo dovuta al semplice preciclo o a qualche bagordo alimentare.
L’ipotiroidismo è una patologia insidiosa, che può per anni rimanere in forma latente o subclinica: nel lasso di tempo in cui la patologia non è conclamata si possono avvertire sintomi vaghi, che vengono spesso trascurati o ricondotti ad altre problematiche. Alcuni di essi sono astenia, debolezza, ritenzione di liquidi, difficoltà a concentrarsi, marcata sonnolenza, freddo alle estremità, nella donna problemi del ciclo, malinconia immotivata. In questa immagine trovate tutte le conseguenze che una tiroide poco funzionante può determinare.
Chiaramente, non è detto che chi avverte questi problemi sia ipotiroideo: spesso possono semplicemente essere ricondotti ad un periodo stressante o impegnativo, o -nel caso della malinconia- ad un’inclinazione caratteriale.
Quando però è proprio la tiroide a non funzionare bene, i sintomi possono farsi invalidanti con il trascorrere del tempo, ed ecco che si decide di indagare con esami di laboratorio. Generalmente si testano gli ormoni tiroidei (TSH, T3, T4) per verificare se si abbiano valori fuori norma; se vi è sospetto di patologia autoimmune (tiroidite di Hashimoto) si valuta anche l’anti-TPO (anti-tireoperossidasi).
Purtroppo in Italia non viene eseguito un altro esame molto importante nella valutazione della tiroide, l’rT3. Per spiegarvi cosa sia vi devo fare una velocissima panoramica anche sugli altri ormoni tiroidei.
Il T4 è la forma inattiva dell’ormone tiroideo: un corpo in equilibrio produce T3 (attivo) da T4 a seconda delle necessità organiche. Tuttavia, quando il corpo presenta un disequilibrio endocrino, il T4 viene trasformato in rT3 (reverse T3), una forma inattiva dell’ormone T3 che tuttavia ne occupa gli stessi recettori, impedendo un corretto funzionamento dell’organo. Un eccesso di rT3 si può verificare anche in condizioni di stress psico-fisico, a prescindere dall’ipotiroidismo.
Livelli ottimali di T3 permettono un buon funzionamento della tiroide, che è l’organo che presiede il metabolismo: abbiamo energia, vitalità, rispondiamo bene alla dieta.
Quando invece il quadro ormonale si sbilancia, avvertiamo i sintomi di cui sopra. A volte può capitare i valori classici (TSH, T3 e T4) siano nella norma, ma che rT3 sia troppo elevato, e proprio questo blocchi il metabolismo tiroideo. Capite bene che, dal momento che in Italia questo esame non viene effettuato, diventa difficile raccappezzarsi!
La cura classica dell’ipotiroidismo (autoimmune e non) è l’Eutirox, che contiene come principio farcologico la forma sintetica dell’ormone T4.
La maggior parte delle persone tollera bene l’Eutirox: nel giro di pochi giorni dall’assunzione si comincia a sentire un radicale cambiamento nelle energie, nell’appetito, nella ritenzione dei liquidi. Ma non per tutti è così: alcune persone non rispondono al trattamento con Eutirox, continuando a sentirsi gonfi, stanchi, confusi. Dal punto di vista strettamente dietetico, una persona che non reagisce ad Eutirox è una persona che fa una fatica immane a dimagrire, nonostante tutte le precauzioni alimentari e sportive del caso. I medici e i professionisti sanitari spesso tendono a banalizzare il disagio: “basta che ti metta a dieta”, dicono. Eppure, un paziente ipotiroideo scompensato non dimagrisce nemmeno con diete letteralmente da fame, e tende a gonfiarsi al minimo sgarro. A fronte di un introito calorico molto inferiore al suo fabbisogno non perde peso, e a seguito di un minimo extra aumenta in modo assolutamente non proporzionale.
Mi sono imbattuta per caso nel gruppo Facebook del dott. Andrea Luchi, un medico di Grosseto che tratta le patologie tiroidee (e non) con un approccio evolutivo: di base una dieta adeguata, e come aiuto farmacologico una terapia alternativa, che in Italia è stata abbandonata negli anni Sessanta-Settanta. Il suo gruppo lo trovate a questo link: Tiroide approccio evolutivo.
Leggendo le testimonianze di persone che sono passate dalla terapia con Eutirox ad altre cure, non ho potuto fare a meno di pensare a tutti i miei pazienti che, nonostante il farmaco, continuano ad avete tutti gli spiacevoli sintomi dell’ipotiroidismo. Per questo ho deciso di contattare Franca Leccadito, amministratrice del gruppo, con la quale ho concordato un’intervista telefonica.
Da dietista, so bene quanto possa essere frustrante questa condizione: ecco perché ho deciso di scrivere quest’articolo. Penso che sia importante che le persone sappiano che esistono alternative all’Eutirox valide ed efficaci: questo significa essere un paziente informato, che non subisce la cura, rassegnandosi ad una condizione che sembra inesorabile.
Ricordate che le mie competenze sono strettamente dietetiche: nel prossimo articolo parlerò dell’alimentazione per ipotiroidismo e per patologie autoimmuni in generale, argomento complesso che necessita di alcune premesse per non essere frainteso. Nel presente articolo, invece, mi affido completamente a Franca e alla sua testimonianza.
Franca è un’infermiera di Grosseto, che convive ormai da più di vent’anni con la forma autoimmune dell’ipotiroidismo: l’Hashimoto. All’epoca dell’esordio della sua malattia in pochi prescrivevano analisi tiroidee: esasperata dai suoi sintomi, e grazie alle conoscenze permesse dalla sua professione, Franca ha fatto gli esami da privato.
E’ una donna forte, tenace, che ha saputo far fronte a tutte le insidie che la sua patologia comporta. Ha cercato informazioni utili a lei e ad altre persone in un’epoca nella quale in Italia il problema era quasi sconosciuto, ed internet non esisteva. Ha letteralmente combattuto contro un sistema che si fonda sulla disinformazione imposta da lobby farmaceutiche, che vogliono propinare Eutirox come unica cura, e contro professionisti della medicina che sminuiscono i sintomi del paziente tiroideo, spesso giudicandolo psicologicamente depresso, fisicamente pigro, dietisticamente ingordo. Ripeto: Franca è un’infermiera, è dentro il mondo di chi si occupa di salute. Con il tempo, ha imparato a conoscere bene tanto i sintomi quanto le conseguenze della sua malattia: rallentamento metabolico, difficoltà digestive e intestinale, probabile infertilità, acufeni, infiammazione cronica.
Mi dice:
Io, e altri come me, abbiamo lavorato sodo per reperire informazioni e per capire senza l’appoggio di nessuno cosa ci facesse bene e cosa male. Siamo passati per visionari, fissati, folli, ipocondriaci. Abbiamo cercato di reperire studi americani in Italia sconosciuto ora, figurati vent’anni fa; abbiamo fatto esami all’estero per venire a capo dei nostri problemi. Abbiamo studiato con la mente annebbiata dall’ipotiroidismo, sacrificando il nostro tempo libero. Soprattutto, siamo stati noi pazienti a dare l’input a tanti medici che ora curano con ormoni bio identici: loro hanno imparato da noi come fronteggiare sintomi e complicazioni in un’epoca nella quale non esisteva nemmeno l’ombra della medicina funzionale. Stando nel ramo che ti compete -prosegue- ancora oggi 9 medici su 10 negano una correlazione dell’ipotiroidismo a glutine e caseine ‘in assenza di esami ematici che attestino il problema’; eppure noi stiamo male, e ci gonfiamo a dismisura, quando assumiamo frumento o latticini. Questo è negare l’evidenza solo perché la scienza non ha ancora trovato il modo di valutare nel modo corretto dati empirici. Ed ecco che torniamo al punto di partenza: la svalutazione della nostra patologia.
Questo è essere un paziente attivo. Molto più che attivo: protagonista e motore della ricerca.
Franca ha dedicato il suo tempo non solo a me, ma anche a medici che le hanno chiesto aiuto per le loro prescrizioni, oltre che a un cospicuo numero di persone che non operano nel settore sanitario e che hanno il suo stesso problema.
Vi sembra poco? Questa è una rivoluzione. Una rivoluzione che parte da un concetto olistico dell’individuo, senza che tale dimensione venga relegata a fumosi concetti new-age, ma ancorata ad evidenze scientifiche. Spesso ignorate, spesso trascurate, ma scientifiche.
Qui io parlerò solo di pochi aspetti riguardanti all’ipotiroidismo: a me compete solo la parte dietetica (che, come vedremo nel prossimo articolo, non è affatto semplice da far accettare al paziente stesso). Sul gruppo di Franca e del dottor Luchi troverete molti spunti in più.
Per molto tempo Franca si è rifiutata di prendere farmaci di qualsiasi tipo, “e anche adesso” dice “preferirei non prendere nulla finché non strettamente necessario”. Il suo primo approccio alla cura della tiroide non è stato medico, ma erboristico: utilizzava un integratore del dr. Giorgini, all’epoca acquistabile senza prescrizione in erboristeria. Si trattava di un prodotto a base di tiroide secca, ottenuta con preparazione spagyrica (un metodo molto complesso basato su estrazioni galeniche).
“Il prodotto era molto efficace, anche più efficace della tiroide secca reperibile ora” mi racconta; “purtroppo il Sistema Sanitario Nazione ne ha impedito in breve tempo la vendita”.
“Perché?” le chiedo.
“In Italia la tiroide secca è ritenuta essere non sufficientemente standardizzata nella titolazione degli ormoni, e dunque è stata vietata e messa fuori commercio, nonostante molti pazienti traessero vantaggio da questo farmaco più che da altri”, mi risponde Franca.
Di fatto, cosa è la tiroide secca?
Si tratta di tiroide essiccata di maiale, che contiene tutti gli ormoni tiroidei (T4, T3, T2, T1) e calcitonina. L’Eutirox, invece, contiene solo L-tiroxina (T4), che dovrebbe stimolare la produzione dell’ormone attivo T3.
Sul sito del dottor Vergini, medico operante a Forlì, potete trovare ulteriori informazioni: qui nello specifico per approfondire le differenze tra Eutirox e tiroide secca. Il dottore ha pubblicato un libro (“Ipotiroidismo, un’emergenza ignorata”) di facile comprensione anche ai non professionisti del settore.
La tiroide secca deve essere prescritta da un medico, non è medicinale di automedicazione. Sul gruppo del dottor Luchi (eccolo qui, se ve lo foste persi prima) trovate un elenco dei (purtroppo pochi) medici in Italia che usano tiroide secca. E’ acquistabile solo all’estero o nelle farmacie internazionali, come quella di San Marino o Chiasso.
Va detto che all’estero la commercializzazione e produzione di tiroide secca non è stata fermata, ed è giudicata sicura. Ne esistono di diverse tipologie, con diversi eccipienti: Franca mi ha riferito che è stata una vera fatica, per lei, riuscire a reperire l’elenco completo degli ingredienti, cosa che invece è fondamentale per chi soffre di ipotiroidismo e deve stare attento anche a minime dosi di sostanze che interferiscono con il lavoro dell’organo. Ad esempio, la presenza di lattosio e amido può rivelarsi problematica per alcune persone particolarmente sensibili: è il caso della Nature-Throid (una forma di tiroide secca), o dello stesso Eutirox. Meglio tollerata sembra essere la canadese Armour (tiroide secca), prodotta con solo inulina.
Chiedo a Franca: “L’Eutirox, alla lunga, può rivelarsi inefficace per tutte le persone ipotiroidee?”.
Mi risponde che non è così, anzi: molti tollerano bene la formulazione sintetica dell’Eutirox. Chi continua ad avvertire sintomi avversi nonostante il farmaco sono le persone il cui organismo non riesce a convertire efficacemente l’ormone T4 (inattivo, contenuto in forma sintetica nell’Eutirox) in T3 (forma attiva): l’Hashimoto è una condizione nella quale questo passaggio risulta difficoltoso, ma non è l’unico caso. La conversione si rivela problematica anche in persone con carenza di HCl gastrico (acido cloridrico), in persone il cui fegato non esegue correttamente la conversione, persone che non assorbono bene il principio attivo dell’Eutirox o persone che hanno elevati livelli di rT3 (…e non lo possono sapere, dal momento che in Italia il test non viene eseguito).
Anche Franca, in passato, ha usato per breve tempo l’Eutirox, con pessimi risultati: “ero aumentata di 5-6 kg nel giro di un mese, continuavo ad avere molto sonno, l’intestino pigro, ritenzione idrica marcata”. Nel giro di poco ha sospeso la cura, e dopo numerose ricerche è approdata alla tiroide secca Armour: “Funzionava molto bene, non pari all’integratore del dr. Giorgini, ma comunque bene; eppure, ho dovuto sospendere anche quella cura. Attualmente uso una forma sintetica di ormone tiroideo, la tiroide IBSA, che contiene sia T3 che T4”.
Attenzione: IBSA è anche il nome della casa farmaceutica che commercializza il prodotto “tiroide IBSA”; tuttavia, IBSA produce anche Tirosint, che invece è a base di sola Levotiroxina (T4).
La tiroide IBSA è prescritta e usata anche in Italia, anche se il farmaco d’elezione rimane sempre l’Eutirox. Chiedo a Franca perché sia tornata ad una forma sintetica, quale fosse il problema con la tiroide naturale secca. La sua risposta mi sorprende, perché denota un senso di profonda conoscenza di sé, e dei segnali del proprio corpo: “I meccanismi del sistema endocrino non sono ancora completamente conosciuti, le variabili sono tante, e non è possibile standardizzare; bisogna sempre ascoltarsi, e valutare le proprie reazioni sia a farmaci che ad alimenti. Pur risolvendo il 90% dei miei problemi, l’Armour continuava a darmi problemi di ritenzione di liquidi”.
Chiaramente, così come molte persone rispondono bene ad Eutirox, moltissime altre rispondono bene ad Armour o altre formulazioni di tiroide secca: la tolleranza è soggettiva, “perché il sistema endocrino è come il nostro corpo… complicato!” mi dice Franca con una dolce risata; “il suo corretto funzionamento dipende da molteplici fattori, ci vuole prudenza, e auto-ascolto”.
Il 5° chakra, caratterizzato dal colore blu, è quello collegato alla tiroide secondo la medicina orientale.
Se state assumendo Eutirox ma i vostri sintomi di ipotiroidismo non sembrano essere scomparsi, sappiate che ci sono alternative: sul gruppo che vi ho linkato troverete altre persone che stanno passando (o hanno passato) attraverso i vostri stessi problemi.
E’ fondamentale che vi facciate aiutare da un medico competente: con gli ormoni non si scherza, un dosaggio sbagliato può causarvi un peggioramento della patologia e la comparsa di nuovi sintomi. Andrebbero testati anche alcuni minerali (iodio, magnesio, selenio…) e alcune vitamine (importantissima la vitamina D, ad esempio).
Dal punto di vista alimentare, dovete essere pronti a un grosso cambiamento: sicuramente il tipo di terapia farmacologica fa la differenza, ma anche la dieta è imprescindibile.
Ve ne parlerò nel prossimo articolo.
Ultima informazione prima di concludere. Nella donna l’ipotiroidismo si correla anche a problemi del ciclo mestruale: la presenza simultanea di tiroidite di Hashimoto ed ipofertilità o ovaio policistico è molto elevata. Della PCOS ho più volte parlato in questo sito (qui, qui e qui): nei casi in cui la dieta ‘semplice’ per ovaio policistico non funzionasse (per mancato dimagrimento o mancata ri-regolazione mestruale) è il caso di indagare più a fondo la tiroide.
Il legame ormoni tiroidei-ormoni ovarici è talmente forte che a volte un ipotiroidismo subclinico viene slatentizzato dall’assunzione della pillola anticoncezionale, quando invece avrebbe potuto rimanere silente in assenza del farmaco.
L’Hashimoto è una patologia che frequentemente si correla a infertilità, quando non viene compensata adeguatamente dai farmaci, e questo è sicuramente motivo di depressione e confusione per una donna che cerca un bambino. Franca però mi dice: “Nel tuo articolo, scrivi che io ho avuto tre figlie; perché non bisogna fare del binomio Hashimoto-infertilità un assoluto a cui soccombere”.
Nota finale. Come vi avevo scritto, anche io ho tiroidite di Hashimoto. Attualmente è ben compensata senza uso di farmaci: ho gli anti-TPO alti, ma i valori di TSH, T3 e T4 -pur essendo ai limiti- non mi stanno creando particolari disturbi, se non sintomi che conosco da quando ero piccola (freddo, dolore alle articolazioni, ciclo mestruale molto lungo ma ovulatorio, un po’ di secchezza oculare). Su suggerimento del mio medico e di Franca (che è una donna adorabile) ho iniziato a prendere il selenio, che aiuta ad abbassare gli immunocomplessi (ossia gli anticorpi autoimmuni): se anche voi avete Hashimoto informatevi in merito.
Non escludo che in futuro anche io dovrò fare uso di ormoni: solo quando non riuscirò più a gestire i sintomi deciderò il da farsi, ma -a meno che non cambi idea- mi orienterò verso la scelta più naturale, meno invasiva e con meno effetti collaterali possibile.
Grazie mille, di cuore e con riconoscenza, a Franca e alla sua battaglia. Sei preziosa, per i pazienti e per i professionisti.