Magazine Basket

Josh Smith, Houston Rockets, Detroit Pistons: chi ha fatto la scelta giusta?

Creato il 23 gennaio 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

La brusca separazione di Josh Smith (quadriennale da 56M$ firmato due anni fa) dai Detroit Pistons ed il suo successivo approdo in Texas (sponda Rockets del suo amico di infanzia Dwight Howard) è arrivata come un fulmine a ciel sereno e ha sorpreso un po’ tutti. In un colpo solo due notizie importanti: la prima è che Stan Van Gundy (presidente/allenatore dei Pistons) ha gettato dalla finestra oltre 40 milioni di dollari che continueranno ad essere corrisposti a Smith, la seconda è che Houston si porta a casa un giocatore in grado di determinare il destino dei Rockets, nel bene o nel male.

Osservando i primi passi di J-Smoove in maglia Rockets e l’eclatante exploit di Detroit è immediato porsi una domanda semplice: chi ci ha guadagnato di più da questa operazione di mercato?

LE RAGIONI DI HOUSTON

L’acqusizione di Smith si rivela fondamentale sopratutto se si considera la deficitaria percentuale realizzativa nel pitturato (42.2 punti a partita, 17esimi in NBA) dei Rockets e la volontà del GM Daryl Morey e del coach Kevin McHale di mettere giocatori che possano esaltare ancora di più le capacità di James Harden, quest’anno in odore di MVP se non ci fosse Stephen Curry…
Tutto bello sulla carta, una buona attitudine difensiva di squadra che con l’acquisizione di Smith non sarà messa a repentaglio, occorre però considerare come l’aggiunta di un giocatore come Smith non sia la mossa più azzeccata per incrementare il numero dei tiratori scelti dall’arco: il che significa che la convivenza tra Smith e Howard in pitturato non deve finire per penalizzare entrambi, statisticamente parlando. Se è indubbio che lo status e le abilità di all-around player di Smith siano un valore aggiunto per qualsiasi gruppo, il vero dubbio è sulle sue caratteristiche tecniche, che lo portano spesso a fermare la palla per degli 1vs1 o per tiri dalla media distanza, che per filosofia i Rockets fino ad ora hanno sempre rifiutato.

In aggiunta a ciò consultando le statistiche tanto care al GM Morey si può osservare come il contributo in termini numerici di Smith a Houston sia decisamente inferiore a quanto fatto registrare nei due anni a Detroit e nella sua complessiva esperienza di 9 stagioni ad Atlanta:

Le stat di Smith in maglia Rockets, Pistons e Hawks

Volendo mettere le mani avanti si potrebbe dire che fare un confronto con le prestazioni di Smith in maglia Pistons sia prematuro in virtù delle sole 10 partite disputate e del diverso numero di palloni toccati. Il graduale inserimento di Smith negli schemi dei Rockets unita alla concreta possibilità di lavorare per puntare al titolo potrebbero però portare il gioco di J-Smoove ad un livello superiore, sperando che il suo inserimento non pregiudichi il lavoro di coesione di squadra portato avanti da due anni a questa parte.

LE RAGIONI DI DETROIT

Per giustificare la scelta di tagliare un giocatore che nei piani dirigenziali era visto come una sorta di pietra angolare della squadra, Stan Van Gundy in questi giorni si starà portando dietro questa tabella da mostrare a chi è ancora scettico:

Le stat di Detroit prima e dopo Josh Smith

A questo ovviamente vanno aggiunte le 8 vittorie in 9 incontri disputati, contro squadre importanti come Dallas, San Antonio e Cleveland e portandosi a ridosso dell’ottava posizione ad Est con ancora metà stagione da disputare.
Cercando di andare un po’ oltre le statistiche si potrebbe dire che la cessione di Smith (collocato in quintetto nel ruolo di ala piccola, poco funzionale alle sue caratteristiche fisiche e tecniche) ha senza dubbio permesso a Detroit di cambiare la propria disposizione in campo e conseguentemente rivedere la gestione di possessi e responsabilità. Brandon Jennings esercita a tempo pieno la professione di playmaker chiamando gli schemi e passando la palla, Greg Monroe ed Andre Drummond lavorano in tandem sotto canestro mentre lo spot di ala piccola è conteso dai vari Caron Butler, Jonas Jerebko ma ancor più Kyle Singler che tira con il 40% da tre punti, ben altra cosa rispetto al 24% scarso di Smith.

La domanda però è la seguente: il taglio di Smith era davvero la decisione migliore da prendere per innescare la risalita di questi Detroit Pistons? Ma sopratutto era davvero necessario operarne il congedo dalla squadra quando per tutta l’estate Detroit non ha preso in considerazione l’idea di scambiare Smith?
Anche perché tralasciando la questione economica dell’ingaggio da pagare, Detroit non ottiene assolutamente nulla in cambio di un giocatore voluto fortemente nella free agency di due anni fa (anche se con un assetto dirigenziale differente).

Messe a confronto le ragioni di Houston e Detroit entrambi hanno validi argomentazioni spendibili ma chi ha fatto davvero la mossa giusta? E J-Smoove è davvero approdato nella squadra giusta per vincere il titolo?
Alcuni segnali ci sono, ma forse è ancora troppo presto per pronunciarsi, forse.

 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :