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NON CONOSCETE IL RWANDA se non avete provato il massaggio rwandese.
PER COMINCIARE, le massaggiatrici sono simpaticissime. Dolci, allegre, non sempre all’altezza come professionalità ma con un entusiasmo che compensa. La mia preferita si chiama Jeannette (o Jeaneti, come si presenta in kinyarwanda). Non è la più bella ma è sicuramente la più brava. Piccolina, robusta, con un paio di eleganti occhiali dalla sottile montatura dorata, assomiglia a Victoire Ingabire in più grazioso. In effetti credo che sia Hutu.
HA UNA PARTICOLARITA’: siccome sono un habitué, mi massaggia completamente nudo. Le prime volte mi lasciava parzialmente coperto dal lenzuolo che sostituisce l’asciugamano con il quale si esce dalla doccia, poi ha cominciato a strapparlo via. In effetti una brava massaggiatrice non vuole stoffa. Fa dei movimenti lunghi, ampi, le sue dita m’impastano come una pizza. Ma non mettetevi delle strane idee. La massaggiatrice rwandese è molto diversa dalle sue colleghe europee, cinesi, thailandesi che dopo 30 secondi ti stanno già massaggiando in mezzo alle gambe. La massaggiatrice rwandese tocca tutto il corpo meno la parte che da stimata professionista la trasformerebbe in volgare prostituta. E a me va benissimo, perché quella parte appartiene soltanto a mia moglie.
C’E’ ANCHE un’altra ragione per la quale non toccherebbe mai quella parte. In Rwanda la prostituzione è un reato e il cliente è perseguibile come la prostituta. Se insistete per avere un rapporto sessuale, correte il rischio di trovarvi a fare compagnia a Victoire Ingabire (quella vera) nella nostra gloriosa «1930» con una tunica rosa e la testa rapata a zero. Magari Victoire sarebbe felice di massaggiarvi ma non ve la consiglio, quella è capace di tagliarvi la gola.
E’ BELLISSIMO il rapporto unicamente professionale fra un cliente e la sua massaggiatrice. Jeannette mi accorda tutta la sua fiducia e io la ricambio. Quando le ho chiesto se ha mai avuto dei problemi, ha risposto: « Solo con i bianchi.» « Ma io sono bianco», ho osservato. «No, tu sei rwandese.» E con quelle parole mi ha conquistato.
UN BUON MASSAGGIO è come una danza, va eseguito in simbiosi. Non è vero che il cliente deve restare passivo. Un buon cliente accompagna i movimenti della massaggiatrice con il rilassamento o la contrazione dei muscoli, con impercettibili movimenti, cenni di assenso, fremiti di palpebre, mugolii di approvazione. Le fanno capire che sta andando bene e la stimolano a dare il meglio. E’ un’interazione come la danza o la musica. Alla lunga la massaggiatrice impara a conoscerti e capisce le tue esigenze più segrete.
JEANNETTE comincia dal piede destro, che per lei sta a sinistra. Lo cosparge di olio profumato, tira, picchierella, torce metodicamente le dita. Poi passa al polpaccio e là fa valere tutta la sua forza. Ha dita tozze da contadina che stringono come il pugno di Robocop. Sotto quelle dita mi sento come un panettone nell’impastatrice. Poi passa alla coscia, interno ed esterno. Poi risale lungo il fianco fino al petto, alla spalla e al collo. Poi torna in fondo al tavolo e ricomincia dal piede sinistro, che per lei sta a destra, replicando l’operazione per tutta la parte sinistra del corpo. Finalmente (è passata quasi un’ora) mi tocca sulla spalla. Apro gli occhi e lei fa un circolo con l’indice.
SIGNIFICA che devo girarmi. Mi metto a pancia in giù e lei rifà tutto il percorso sulla mia parte posteriore, destra e sinistra. Mi massaggia anche le natiche. Le prime volte non lo faceva, lo fa perché si fida.
SOTTO quelle mani magiche, finisco sempre per addormentarmi. Alla fine lei mi tocca sulla spalla. «Eh?» «Ho finito». «Ma stavo dormendo, non ho sentito niente. Non puoi ricominciare?» «Si’, ma devi pagare di nuovo… »
Dragor