Penultima partita stagionale, Los Angeles Lakers-San Antonio Spurs: a 6 minuti e mezzo dalla fine del terzo quarto con i suoi sopra di 5 punti, Kobe Bryant torna in difesa lamentandosi abbastanza vistosamente con l’arbitro (Bennie Adams); il fischietto prende in parola Stern e la sua “tolleranza zero” sulle proteste di questa stagione e non guarda, giustamente, il curriculum del 24 gialloviola appioppandogli l’ennesimo fallo tecnico della stagione.
Il giocatore piuttosto “incazzato” si avvia verso la panchina dove al posto di dare il “cinque” al compagno Joe Smith (compagno più di allenamento che in campo) che gli porgeva la mano, tira un pugno al seggiolino, si siede e lancia con stizza un asciugamano verso il fondo campo. Fin qua, tutto abbastanza normale.
Poi però il “fattaccio”. Kobe è molto innervosito e non riesce a trattenersi, si rivolge all’arbitro con un insulto razzista, omofobo, e il labbiale viene ripreso perfettamente dalla televisione americana e in un lampo fa il giro del mondo.
Il giocatore il giorno dopo si scusa:
“Ciò che ho detto non va preso alla lettera. E’ stato solo un momento di frustrazione durante una fase di gioco di una partita intensa. Le parole che ho detto in quella circostanza non riflettono i miei sentimenti verso gay e lesbiche: non volevo offendere nessuno.”
La Lega, e quindi David Stern, però non ci stanno e sotto la pressione anche delle comunità omosessuali, dà 100.000 dollari di multa al giocatore precisando:
“Il basket è uno sport ricco di emozioni e adrenalina, ma certe parole non possono essere tollerate. Kobe e tutte le altre persone che fanno parte del mondo della Nba sanno bene che commenti di un certo tipo non saranno mai accettati.”
Il gesto di Bryant non va ne capito, ne giustificato, ne ridotto come importanza. E la presa di posizione della Lega è stata proprio questa visto che Stern e compagni hanno lavorato duramente per quasi 30 anni per cercare di limitare il più possibile il razzismo (di qualunque tipo) dal basket americano. Il giocatore non è stato squalificato, e questa è un altro fatto in favore del Commissioner che sa benissimo che per aumentare la popolarità della NBA non ha senso privare lo spettatore dei suoi migliori giocatori, favorendo oltretutto le squadre che giocano contro la franchigia di cui l’atleta fa parte; la multa e tutto il caos nato attorno al giocatore e a questo fatto basteranno a Kobe per rendersi conto di avere fatto una sciocchezza e di evitare di ripeterla.
Questa la sequenza di quanto successo: