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Kobe Bryant vs Smush Parker

Creato il 13 ottobre 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

Nei giorni scorsi ha tenuto banco in NBA uno scontro dialettico abbastanza particolare e che risale a fatti di parecchi anni fa (esattamente alla stagione 2005-06). Kobe Bryant, parlando con l’Orange County Register ha speso parole pesanti per i suoi compagni dell’epoca ai Los Angeles Lakers, ricordando che in quella stagione (più di 35 punti di media per lui), la maggior parte di loro era inadatta a giocare nella NBA.

Ho quasi vinto il titolo di Mvp giocando con Smush Parker e Kwame Brown. Tiravo 45 volte a partita, ma cosa avrei dovuto fare? Passarla a Kwame Brown o Chris Mihm?

Ma i bersagli preferiti di Bryant sono Brown e Smush Parker:

Giocavo con gente, Dio li benedica, come Kwame Brown e Smush Parker. Quello che vi dico ora l’ho già detto a loro in faccia, io non parlo dietro le spalle della gente. La partita prima dello scambio che ci portò Pau Gasol giocavamo a Detroit e verso la fine della gara io avevo una quarantina di punti. I Pistons si misero a box and one su di me. Kwame era sotto canestro da solo, letteralmente da solo. Gli passai la palla e se la fece scivolare fuori dal campo.
Durante il timeout ero incazzatissimo. Lui mi fa: ‘Ero libero’. E io: ‘Lo so e sarai libero ancora perché Rasheed ti ignora completamente’. La sua risposta: ‘Se sono libero, non passarmi la palla’. Io: ‘Come? Perché no?’. Lui: ‘Mi innervosisco, se ricevo e mi fanno fallo poi non segnerò i liberi’. Andai da Phil Jackson e gli chiesi di toglierlo, ma non lo fece. Perdemmo la partita. In spogliatoio ero furioso, poi ricevetti una chiamata e mi dissero dello scambio con Pau. Alla prima partita giochiamo un pick and roll, gli passo la palla, lui riceve e segna. Al timeout sono corso verso la panchina urlando e saltandogli sulle spalle. Finalmente c’è qualcuno che sa giocare
.”

E su Parker rincara la dose:

Lui era il peggiore. Non poteva giocare nella NBA, ma non avevamo soldi per un play e abbiamo fatto giocare lui.”

La risposta di Smush non si è fatta ovviamente attendere:

Sono senza parole, è un giocatore di grandissimo talento che lascerà senza dubbio un segno indelebile all’interno della Lega. Un grande atleta e lavoratore, ma quello che davvero non mi piace di lui è come tratta le persone. Il basket è uno sport di squadra, non è uno sport individuale, non è tennis o golf. Quando si è la stella della squadra, devi cercare di mettere i tuoi compagni a loro agio, di farli sentire i benvenuti per poter lavorare bene, e lui questo non lo ha mai fatto. Provai anche ad avere un colloquio con lui durante quella stagione, ma la sua risposta fu che per parlare con lui avrei dovuto vincere qualcosa prima. Mi sono rifiutato di restare ai Lakers perché ero stanco di inchinarmi a Kobe e di baciare i suoi piedi e verso la fine di quella stagione ho smesso di passargli il pallone, cercavo altri a cui passala pur di tenerlo fuori dal gioco.”

Ma Kobe non ha lasciato perdere e ha voluto rispondere ancora al suo ex compagno:

Gli ho regalato 30 minuti di fama. Gli auguro buona fortuna. Gioca in Cina giusto? Gli auguro buona fortuna e forse un giorno riuscirà a tornare in NBA, così vedremo come sarà stare ancora insieme.”

Una polemica che lascia un po’ il tempo che trova ma che essendo in pre-season ha avuto grande risalto, ma anche che spiega bene i difficili equilibri che esistono nelle diverse franchigie NBA, soprattutto quando a coabitare ci sono giocatori dall’etica (e dall’ego smisurato) di Bryant e altri svogliati come Parker.


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